Contro tutto e contro tutti, il partito di Javier Milei ha riportato un successo elettorale clamoroso lo scorso 26 ottobre
di Stefano Nitoglia
Contro tutti i sondaggi, che lo davano perdente, il presidente della Repubblica Javier Milei, con il suo partito “La Libertad Avanza” (LLA), ha ottenuto una importante vittoria alle elezioni legislative di domenica 26 ottobre in Argentina, un evento “cruciale” secondo il leader argentino, che ha ricevuto il sostegno del suo omologo statunitense Donald Trump per la sua «schiacciante vittoria» (Diario Las Americas, 27 ottobre 2025). Il partito di Milei ha vinto con un margine di nove punti, con il 40,7% dei voti, davanti ai partiti peronisti (centro-sinistra), che nelle sue varie formazioni hanno totalizzato il 31,7%.
Questo conferma che la maggioranza degli argentini è stanca di molti decenni di governi peronisti, che hanno portato, con le loro riforme demagogiche populiste, a un’enorme aumento della spesa pubblica, con una altrettanto enorme svalutazione del peso argentino, senza avere alcun risultato positivo sulla classe popolare, come si riprometteva il generale Juan Domingo Perón (1895–1974), ideatore e fondatore del peronismo – una sorta di socialismo nazionale o nazionalsocialismo o fascismo sudamericano – e i suoi epigoni. Negli anni Trenta del secolo scorso l’Argentina era uno dei paesi più ricchi del mondo, cosa che spinse, allora, milioni di italiani a lasciare la patria per trasferirsi laggiù. Ottanta anni di dominio peronista pressoché ininterrotti, con forti connotazioni autoritarie e di sinistra, hanno ridotto l’Argentina ad essere uno dei paesi più poveri del mondo.
Il partito al governo otterrà un terzo dei voti alla Camera bassa (Congresso) a partire dal 10 dicembre; ciò gli consentirà di porre i veti presidenziali sui suoi progetti, osteggiati dal Congresso, dove fino ad ora non aveva la maggioranza, anche se al Senato dovrà stringere alleanze per portare avanti riforme strutturali che richiedono maggioranze.
«Siamo passati da 37 deputati a 101, e al Senato siamo passati da sei senatori a 20» (Diario Las Americas, cit.), ha detto Milei dal suo bunker, in un discorso più conciliante del solito, in cui ha chiesto il dialogo con i governatori e le altre forze politiche.
Con la sua politica di rottura (detta della motosega) e di tagli notevoli alla spesa pubblica (circa il 30%), Milei è riuscito a ridurre l’inflazione dal 211% nel 2023 al 31,8% su base annua nel settembre 2025. Un esperimento liberista in salsa sudamericana, che affonda le sue radici nella politica di Ronald Reagan, Margaret Thatcher e Milton Friedman, e che ha abbattuto la povertà a livelli inferiori a quelli del governo peronista precedente.
Nelle settimane precedenti le elezioni, il Tesoro degli Stati Uniti ha acquistato pesos per raffreddare la corsa alla valuta americana e Trump ha promesso a Milei fino a 40 miliardi di dollari. Infatti l’Argentina sta attraversando una fase di acuta illiquidità. Le riserve in dollari sono praticamente esaurite e, quindi, gli Stati Uniti hanno deciso di intervenire direttamente per la prima volta nel mercato valutario argentino, acquistando pesos e promettendo aiuti per rafforzare la valuta argentina. L’acquisto di pesos da parte americana è stato fatto per contenere la svalutazione del peso rispetto al dollaro, evitando che il tasso di cambio raggiunga livelli insostenibili, che richiederebbero un intervento di emergenza da parte del governo argentino. La manovra ha avuto un impatto positivo sui mercati: dal 9 ottobre ad oggi gli USA hanno effettuato tre diversi acquisti di pesos, per un totale di 400 milioni di dollari, e il peso argentino si è rafforzato dello 0,6%, toccando il massimo di una settimana, mentre i bond in dollari hanno registrato un rialzo, con il rendimento decennale sceso all’11,47%.
Secondo l’analista dell’opinione pubblica Shila Vilker, il sostegno a Trump è stato «fortemente criticato da una parte della popolazione argentina, ma è stato anche molto apprezzato da un altro importante segmento dell’elettorato».
Martedì, 4 novembre 2025
