La malattia del nostro tempo non è solo la pandemia, ma l’indifferenza verso la verità e il bene. L’uomo post-moderno può guarire, se sceglie di lasciarsi convertire da Dio e a Dio. Buon 2022 a tutti gli amici di Alleanza Cattolica.
di Marco Invernizzi
All’inizio di un nuovo anno si è soliti elencare le speranze che si affidano alla Provvidenza, per chi crede, e a qualcosa di indefinibile per chi invece non ha il dono della fede. Ed è ovvio nell’attuale situazione chiedere il superamento della pandemia, che da due anni affligge il mondo.
Tuttavia, questa speranza non può bastare, anche qualora si avverasse e improvvisamente un miracolo liberasse il mondo dall’incubo del Covid-19 e delle sue varianti. Perché il mondo, in particolare il nostro mondo occidentale, era malato anche prima e tale rimarrebbe anche senza questo maledetto virus che continua a circolare.
Chi conosce la dottrina contro-rivoluzionaria sa da dove viene questa malattia plurisecolare e percepisce come il “problema dell’ora presente” non sia tanto una specifica ideologia ma l’indifferenza o la stanchezza che si è impadronita dell’uomo occidentale e cristiano in seguito all’avvento della società post-moderna, segnata da una “dittatura del relativismo” come disse Joseph Ratzinger.
Ecco perché non basterebbe uscire dall’incubo della pandemia, così come non basta metterla al centro dell’attenzione come se fosse l’unico male del tempo presente, o peggio addirittura ritenerla un complotto ordito da non si sa chi per impadronirsi dei destini dell’umanità.
La pandemia c’è e fa paura, così come ce ne sono state molte altre nella storia. Va combattuta con la medicina e con la preghiera, ma senza mai dimenticare che siamo vittime di una malattia molto più profonda e pericolosa. Credo che questo sia il pericolo che dovremmo maggiormente evitare, mettere al centro la pandemia e dimenticare tutto il resto. Perché c’è in Italia un inverno demografico e perché se ne parla così poco? Perché l’indifferenza verso la verità e il bene si è così impadronita dell’uomo post-moderno al punto da corrompere tutte le sue relazioni, soprattutto quelle familiari, tanto da fare parlare di società post-familiare?
Dalla situazione in cui ci troviamo si esce solo convertendosi, cioè cambiando l’orientamento della nostra esistenza e indirizzandola verso l’unico Signore della vita e della storia. Dobbiamo prestare attenzione alla parola conversione: essa ha senso se comincia da sé stessi per poi essere proposta ad altri e alla società intera. E’ sbagliato cercare prima le soluzioni politiche e sperare che da queste derivi un cambiamento dei cuori. E’ sbagliato illudersi che un salvatore umano possa farci uscire dal dramma storico in cui ci troviamo o individuare un nemico terreno sconfiggendo il quale tutto il resto si risolverebbe.
Tutto quanto possiamo fare umanamente va fatto, ma senza mai dimenticare il punto fondamentale: la riforma di se stessi, condizione per riformare la società. Le soluzioni politiche verranno, si manifesteranno perché la Provvidenza non abbandona mai il suo popolo, se quest’ultimo gli rimane fedele. Non si tratta di ripetere una “scelta religiosa” come quella proposta negli Anni Sessanta del secolo scorso all’Azione Cattolica, che ha portato il mondo cattolico a smettere di opporsi al socialcomunismo proprio quando quest’ultimo stava per entrare nella crisi che ha portato al 1989.
Si tratta invece di tenere presente il “quadro” come diceva spesso Giovanni Cantoni e il contesto che è mutato profondamente negli ultimi decenni. Oggi non siamo tanto sedotti da ideologie false quanto da un’apatia che è penetrata in fondo al cuore di tanti. Se ne può uscire cambiando il cuore e orientando diversamente la propria vita. La conversione è opera di Dio, ma noi possiamo costruire delle relazioni e preparare degli ambienti dove il cambiamento risulti più facile. Ambienti fisici, ma anche culturali. Credo sia questo il contributo che possiamo dare alla nuova evangelizzazione. Il resto verrà.
Ed è bello vedere come l’inizio del 2022 sia segnato da un nuovo corso di esercizi spirituali ignaziani, per “aiutare i partecipanti a vincere se stessi e mettere ordine nella propria vita”, come scriveva sant’Ignazio.
Sabato, primo gennaio 2022