Giovanni Paolo II, Cristianità n. 146-147 (1987)
Omelia nella piazza antistante il duomo di Spira, del 4-5-1987, in L’Osservatore Romano, 6-5-1987, inserto tabloid, pp. XXI-XXIII. Traduzione dal tedesco e titolo redazionali.
La costruzione di un’Europa cristiana
«Grazie a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo» (Phil 1,2). Con questo augurio dell’apostolo Paolo saluto di cuore voi tutti, da qualunque posto siate convenuti davanti a questo imponente duomo europeo qui a Spira: fedeli laici e religiosi, sacerdoti e diaconi, vescovi e cardinali. Il mio saluto fraterno va in modo particolare al Pastore di questa diocesi che ci ospita, il vescovo Anton Schlembach; saluto cordialmente anche gli ospiti provenienti dalle diocesi vicine al di qua e al di là delle frontiere, i rappresentanti dello Stato e della società nonché della Città di Spira. Saluto infine con particolare stimai carissimi rappresentanti delle Chiese cristiane sorelle. Siamo riuniti qui per rendere gloria a Dio, per manifestare la nostra comunione con la Chiesa universale di Gesù Cristo e per confermarci e rinnovarci vicendevolmente nella fede, nella speranza e nella carità.
Cari fratelli e sorelle!
1. «Passa in Macedonia e aiutaci!» (At 16,9). Queste parole della prima lettura di oggi udì l’apostolo Paolo in una visione durante un viaggio missionario sulla costa dell’Asia Minore, di fronte alla provincia greca di Macedonia. Al di là dello stretto stava l’Europa, nella quale l’Apostolo delle Genti fino ad allora non aveva ancora mai messo piede. E ora questa chiamata: Paolo, vieni in Europa e aiutaci; annunciaci la verità su Dio e sull’uomo!
Paolo e i suoi compagni riconobbero in questi fatti la guida dello Spirito Santo; egli stesso ce lo dice: «Dopo aver avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore» (At 16,10). Fu così che l’Apostolo mise piede per la prima volta interra europea, in questo nostro continente. In quel luogo della Grecia settentrionale ha avuto inizio l’evangelizzazione dell’Europa.
2. Di che cosa avrà mai parlato l’Apostolo delle Genti ai nostri lontani antenati quasi duemila anni fa? Certamente avrà parlato anche dell’aurea legge del Discorso della Montagna, delle otto beatitudini, quelle che ci sono state annunciate proprio nel Vangelo: «Beati quelli che sono poveri davanti a Dio – Beati i misericordiosi – i puri di cuore – gli operatori di pace – Beati i perseguitati per causa della giustizia» (cfr. Mt 5,1- 12).
Ma Paolo ha mostrato soprattutto Colui che ha annunciato queste beatitudini e le ha testimoniate con la sua stessa vita e si è lasciato crocifiggere per il loro adempimento: nostro Signore Gesù Cristo, «la pietra viva»…, scelta e preziosa davanti a Dio, come è detto oggi nella seconda lettura. Egli è la «pietra angolare», che non permette che si perda chi crede in lui (cfr. 1 Pt 2,4-8).
3. Così la Buona Novella del Discorso della Montagna, suggellata da Dio con la morte e la risurrezione di Cristo, ha superato i confini dell’Europa. Paolo cominciò proprio allora ad aggiungere a questa «pietra angolare» altre «pietre vive» sul nuovo continente attraverso nuovi credenti per costruire un «edificio spirituale», la Chiesa di Gesù Cristo.
Questi ha offerto al Padre la sua vita sulla croce e, sacramentalmente, già nel Cenacolo come espiazione del peccato del mondo; così è diventato Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza. Al suo sacrificio d’espiazione ora possono unirsi tutti coloro che la misericordia di Dio ha chiamato dall’oscurità alla luce della sua grazia e verità. Per questo la prima lettera di Pietro non esita a chiamare tutti i discepoli di Cristo «un sacerdozio santo», i quali — inseriti nell’unica vittima Gesù Cristo — sono ora anch’essi capaci di «offrire sacrifici spirituali graditi a Dio» (cfr. 1 Pt 2,5).
La «pietra angolare» Gesù Cristo, i suoi discepoli come le «pietre vive» dell’edificio spirituale della Chiesa, lo Spirito Santo con la sua costante guida invisibile sono le forze basilari che fanno maturare il Regno di Dio nella vita degli uomini e dei popoli nel corso della storia.
4. Le verità fondamentali sulla diffusione della Buona Novella, che la liturgia della festività odierna presa dalla Sacra Scrittura ci pone davanti agli occhi, ci richiamano alla mente quella lunga via storica che questo messaggio ha percorso dal tempo degli apostoli Pietro e Paolo fra i popoli d’Europa fino a noi oggi.
L’evangelizzazione dell’Europa nel primo millennio dopo la nascita di Cristo ebbe inizio da due venerati centri, da Roma e da Costantinopoli. Da Roma la Buona Novella di Cristo giunse per opera di missionari delegati e anche di laici di spirito missionario — soldati, mercanti, uomini politici — dopo i disordini delle grandi migrazioni di popoli germanici, anzitutto ai franchi in Occidente e agli anglosassoni nel Nord, e particolarmente presto anche in questa valle del Reno. Come sapete, la prima notizia certa di una sede vescovile qui a Spira risale al 614. Pochi decenni più tardi si ha testimonianza documentale di un primo duomo.
Nei secoli successivisi assiste soprattutto alla diffusione del Vangelo fra i diversi popoli slavi. Essa parte contemporaneamente da Roma e da Costantinopoli. Ricordo a questo proposito il battesimo di san Vladimiro, il Gran Principe di Kiev, nell’anno 988, il cui millenario vogliamo celebrare l’anno prossimo insieme ai fratelli e alle sorelle ortodossi nella preghiera e nella lode riconoscente. Quel battesimo significò l’inizio del cristianesimo nel paese dell’allora Stato della Rus’, nel territorio dell’odierna Russia.
La temporanea conclusione della cristianizzazione dell’Europa coincide indubbiamente con il battesimo del granduca Jagellone di Lituania nell’Europa nordoccidentale e con la sua unione con l’allora regno polacco. Questo avvenne nel 1387, così noi oggi celebriamo in profonda unità spirituale con i cristiani di Lituania il sesto centenario di questa conversione.
Qui a Spira, nel frattempo, l’imperatore Corrado II della celebre casa di Franconia intorno all’anno 1030 poneva la prima pietra di questo grande duomo romanico, che fu poi consacrato nell’anno 1061. Da allora questo impressionante capolavoro dell’architettura medioevale accompagna la storia di Spira, della Germania e dell’Europa.
5. Il duomo di Spira, una volta il più grande tempio dell’Occidente cristiano, è strettamente legato alla storia di questo continente più di qualsiasi altro edificio d’Europa. Negli oltre novecento anni della sua esistenza ha vissuto le grandi epoche di una comune cultura d’Europa nel campo della fede, della scienza e dell’arte. Ma ha anche attraversato epoche di guerre interminabili con le loro distruzioni, epoche della lacerazione dell’Europa. Questo duomo è così testimone della grandezza dell’Europa cristiana e nello stesso tempo testimone di quella decadenza di cui essa stessa è colpevole. Il ricco patrimonio umano e spirituale, che racchiude in sé, continua ancora ad annunciarlo come messaggio ammonitore a noi europei di oggi e di domani. Solo se riconosceremo i nostri davvero grandi compiti cristiani, sarà possibile offrire al mondo, come Europa spiritualmente unita, un messaggio di liberazione capace di rendere il futuro desiderabile dagli uomini e dai popoli e di aiutarli a configurarlo degno dell’uomo e a sostenere le loro prove. Quali pietre da costruzione ci offre allo scopo il retaggio di questo duomo?
6. Dall’eredità del duomo risuona soprattutto la chiamata a una nuova trascendenza della vita spirituale europea, a un nuovo ancoraggio del cuore e dell’intelletto umano in quell’Essere sommo e Fondamento primo, che chiamiamo Dio e che noi cristiani dobbiamo pregare come nostro amato Padre e giusto Giudice. La preziosa corona degli imperatori franconi, che sostanzialmente hanno costruito questa chiesa, adorna un’immagine di Cristo giudice del mondo, con l’iscrizione «Per me reges regnant», «Attraverso di me – vostro Signore e Dio – regnano i re». Questi sovrani sapevano ancora che avevano il loro potere sugli altri uomini non da loro stessi, ma che in ultima analisi era affidato loro da Dio. A lui dovevano rendere conto della loro vita e del loro governo.
I sovrani assolutisti dell’evo moderno rivendicavano invece un potere di governo completamente staccato da Dio e che proveniva unicamente dalla loro personale volontà di potere. Le democrazie vere o presunte del nostro tempo derivano il potere dei loro governi eletti soprattutto dalla sovranità popolare. Tuttavia numerose fra esse vincolano l’esercizio del potere dello Stato e la configurazione della vita pubblica anche — almeno secondo la lettera — a una serie di valori e di diritti fondamentali, che accolgono nelle loro Costituzioni. Spesso a questo proposito viene ancora menzionata esplicitamente la responsabilità davanti a Dio e anche ai suoi comandamenti fondamentali. Ma simili affermazioni hanno valore solamente se non restano lettera morta! Siate quindi consapevoli che quei principi che si trovano anche nella vostra Costituzione tedesca devono essere tenuti nella più alta considerazione tanto da chi ha responsabilità che da ogni singolo e vissuti, affinché possano influire dando senso e orientamento alla configurazione della vostra collettività.
Vanno moltiplicandosi oggi voci preoccupate, che vedono nel disordine morale e religioso degli uomini e nella società che si atteggia in modo sempre più secolarizzato un cammino verso il naufragio e verso un caos crescente.L’uomo proprio per sua natura non è principio e line di sé stesso. L’uomo non è la misura di tutte le cose! Egli deve riconoscere che sopra di lui vi è qualcosa di cui non può disporre: Dio, suo Creatore, suo Padre e Giudice. Solo se saremo insieme disposti ad accettarlo di nuovo come misura in tutti i settori della nostra vita, potremo osare le cose più elevate e le più profonde, potremo sviluppare e mettere a frutto tutte le nostre possibilità. Si cercherà allora sempre il meglio e il benessere del prossimo e di questa terra, e non la loro sottomissione o addirittura il loro annientamento.
7. Cari fratelli e sorelle! L’ultimo grande costruttore del duomo di Spira fu Sant’Ottone, che fu più tardi vescovo di Bamberga. Di lui si sa che mediò la pace a Gniedzo fra polacchi e maclemburghesi e pomerani. Nello stesso tempo portò al cristianesimo in pochi anni queste due popolazioni ubbidendo al principio di non realizzare nessuna opera missionaria con coercizione e violenza. Da lui viene la nobile espressione: «Dio vuole un servizio non forzato, ma volontario».
Quanto è ancora attuale questa parola attraverso i tempi per l’Europa e per il mondo di oggi! Sia posta come faro sui problemi del presente, sui conflitti e sulle dure contrapposizioni all’interno dei singoli Stati. Né il potere poliziesco o quello militare, né misure dittatoriali possono dare risposta ai problemi basilari, eliminare le lamentele e portare un giusto ordinamento nella vita della comunità. A lungo termine si possono vedere vie verso un futuro migliore, un mondo pacificato, una fruttuosa collaborazione di tutti gli strati sociali solo sotto questa parola guida che dovrebbe essere riconosciuta da tutti: «Dio vuole un servizio non forzato, ma volontario». Solo sulla base di questo concetto potranno essere superati anche i minacciosi contrasti internazionali fra gli Stati e i blocchi, e potrà essere realizzata una nuova Europa unita dall’Atlantico agli Urali.
Attraverso l’osservanza coscienziosa di questo principio verranno garantiti innanzi tutto i diritti fondamentali dell’uomo nella società e nei confronti del potere dello Stato. Uno dei principi più alti e più sacri è la libertà di adorare Dio e di professare la propria religione senza coercizione o impedimento. Questo duomo ha sperimentato come il cieco odio contro Dio e la fede cristiana lo ha profanato, ha proibito il culto divino e ha dato alle fiamme i suoi arredi sacri. Per questo eleviamo proprio da qui la nostra voce per chiedere a tutti i responsabili nei singoli paesi di operare affinché in tutta l’Europa giungano finalmente a termine le restrizioni e le repressioni della libera professione della religione per individui e società e per l’azione delle Chiese. Insieme al diritto alla libertà religiosa l’osservanza di tutti i diritti fondamentali della singola persona, come pure di tutti i valori fondamentali per una convivenza degna dell’uomo, deve essere il fondamento imprescindibile per il futuro dell’Europa.
8. La testimonianza dei cristiani per la dignità dell’uomo e per i diritti imprescindibili dell’uomo sarebbe naturalmente più chiara ed efficace se potesse essere portata avanti con voce più comune e da una Chiesa unita. Il grande portale principale di questa cattedrale mostra, fuso in bronzo, l’appello di Gesù Cristo nella grande preghiera sacerdotale «Ut unum sint», «Affinché siano una cosa sola!». Quando nell’anno 1030 cominciò la fabbrica del duomo, Roma e Bisanzio, la Chiesa d’Occidente e quella d’Oriente erano ancora unite. Ma quando trent’anni più tardi fu consacrato, la frattura fra le due Chiese sorelle era già diventata una triste realtà. Cinquecento anni più tardi ebbe luogo nella sala comunale di questa città, all’ombra di questo campanile del duomo, quella Dieta nella quale i seguaci del movimento di riforma di Martin Lutero resero pubblica la loro nota controdichiarazione, la loro Protestatio. Da allora portano il nome di «protestanti».
La sofferenza della Cristianità scissa è la sofferenza di questa chiesa. Essa è un monumento dell’unità che un tempo è stata, e un segno ammonitore per l’unità, che deve ritornare se vogliamo restare fedeli al mandato di Gesù. Su questa strada faticosa verso l’unità vogliamo cogliere e apprezzare moltissimo tutto ciò che è ancora comune fra i cristiani divisi, ed evitare tutto ciò che potrebbe nuovamente scavare fossati. Prima di tutto alle Chiese ortodosse rivolgiamo da questo venerabile luogo della comune storia europea l’insistente preghiera per una sollecita riunificazione nella riconoscente ammirazione della loro fedeltà a Cristo e del loro coraggio nella professione di fede nelle tribolazioni, che questi nostri fratelli e sorelle hanno dovuto patire in passato e ancora oggi patiscono.
9. Cari fratelli in Cristo! Qualcuno di voi penserà forse in questo momento fra sé: radici cristiane d’Europa, pace mondiale, libertà religiosa, riunificazione dei cristiani, tutte queste cose sono grandi e importanti sfide del nostro tempo; ma cosa posso farci io, da solo? Posso dare qualche contributo personale? E io vi rispondo: Sì, tu, da solo, puoi mettere qualche cosa in movimento, perché ogni buona risoluzione, ogni pronta assunzione di un compito comincia sempre nell’uomo singolo. Per quanto i singoli sforzi debbano poi essere anche riuniti per potersi esplicare in grande, resta il fatto che il «sì» di una singola persona, dato con generosità e mantenuto fedelmente nel proprio ambiente, può veramente innescare e promuovere efficacemente profondi cambiamenti per il bene sul piano sia ecclesiale che sociale.
Queste possibilità di singole persone ci sono attestate prima di tutto dai grandi santi d’Europa. Proprio loro sono i veri realisti. Vedono la lotta delle potenze del male in ogni avvenimento: ma vedono anche lo Spirito Santo all’opera. Così percepiscono spesso come il futuro cresce nel presente. Alcuni di questi eminenti santi d’Europa mostra la porta di bronzo del duomo: Ugo di Cluny, Bruno di Colonia, Norberto di Xanten, Bernardo di Chiaravalle. La loro opera viene proseguita dai santi Francesco d’Assisi, Domenico, Ignazio. Essi e i loro ordini hanno una parte duratura nella natura, nella cultura e nella storia d’Europa. Tre di questi santi come patroni ufficiali d’Europa testimoniano tutta la sua estensione da Occidente a Oriente: Benedetto da Norcia e Cirillo e Metodio, i due apostoli degli slavi.
10. Dio ha mandato anche nel nostro tempo uomini santi per aiutarci a discernere l’essenziale e il non essenziale, a misurare le possibilità dell’uomo alla luce del suo Creatore e Redentore e a trovare la via all’eterna casa dei Padre anche attraverso la nebbia e l’oscurità. Per tutti loro nomino il gesuita padre Rupert Mayer di recente beatificato e la carmelitana appartenente al popolo ebraico Edith Stein. Essi possedevano certamente il dono del discernimento degli spiriti, perché agirono prendendo Dio stesso come misura; capirono la follia collettiva e la propaganda fuorviante del loro tempo.
La beata Edith Stein, suor Teresa Benedetta della Croce, ha trascorso importanti tappe della sua vita e della sua lenta ascesa alle vette della filosofia e della mistica cristiana proprio in questa città di Spira. Siate fedeli custodi del suo messaggio e della sua testimonianza di vita! Con la sua opera e la sua vita Edith Stein è seguace delle grandi sante, testimoni, mistiche e oranti della vecchia Europa, delle quali è sufficiente nominare qui, in rappresentanza di tutte, santa Ildegarda di Bingen. Proprio la donna di oggi potrebbe trovare nella nuova beata un autentico modello per giungere a una vera autorealizzazione e autonomia dalla pura fonte di una sicura unione con Dio.
11. Paolo «passa in Macedonia e aiutaci!». Echeggia ancora nell’Europa di oggi questo grido di aiuto, di pane spirituale e di luce nella ricerca dell’essenziale, dell’acqua pura della verità e della giustizia? Deve questo grido veramente spegnersi davanti all’apparente «autosufficienza» e sazietà di molti europei di oggi, nella loro costante tentazione di vivere come se non esistesse alcun Dio?
Si potrebbe veramente pensare in questo modo, talvolta. Eppure, nonostante ogni contraria apparenza, esiste ancora oggi — grazie a Dio! — questa chiamata: i vostri sacerdoti e vescovi impegnano a questo scopo tutta la loro energia vitale; proprio per questo il Papa visita i diversi paesi, anche di questo continente. Ma questa chiamata echeggia soprattutto nella vita e nell’opera dei santi e dei beati, di quelli grandi e conosciuti, ma anche di quelli silenziosi e senza nome. Tutti indicano la luce che viene dalle beatitudini del Discorso della Montagna, da Gesù Cristo, la «pietra angolare».
Chi crede in lui non resterà confuso. Chi si mette alla sua sequela percorre la strada verso il futuro con quell’ottimismo, che dà sempre nuovo coraggio per il passo successivo, ma anche con quel realismo, che non si aspetta alcun paradiso utopico su questa terra. Chi segue il Signore nella fedeltà e nell’amore sarà sempre pronto anche ad aiutare la sua patria europea, a riscoprire la sua anima cristiana e a darne comune testimonianza.
Santa Maria, Regina della Pace, Madre di Dio e Madre nostra, implora per noi la benedizione del tuo Figlio per l’Europa e per tutti i popoli della terra! Così sia.
Giovanni Paolo II