Un piccolo libro ci aiuta a rimettere la verità al centro delle nostre aspettative
di Marco Invernizzi
C’è un tema che è scomparso dal dibattito pubblico ormai da decenni, il tema della verità. Non ci si chiede ormai se una affermazione sia vera o un fatto sia realmente accaduto, ma se può essere utile, se fa aumentare il PIL, se aumenta il numero dei diritti delle donne o delle minoranze lgbtq. E’ difficile che si affrontino i temi che riguardano le verità fondamentali della vita dell’uomo, l’eternità, l’esistenza di Dio o di una legge universale scritta nel cuore di ogni uomo. La Chiesa, il Magistero dei Papi soprattutto (pensiamo al grande insegnamento di Benedetto XVI che rimane nella storia a nostra disposizione), ha fornito spunti e indicazioni in quantità industriale, ma spesso tutto questo patrimonio è parcheggiato negli scaffali e nei siti della Santa Sede.
Forse l’ultimo tentativo è avvenuto con i “principi non negoziabili” come affermazione dell’esistenza di alcuni principi costitutivi della persona che non possono essere sacrificati in nessun caso, perché senza di essi non c’è giustizia né verità. Ma anch’essi stanno uscendo dalla scena pubblica e anche noi cattolici fatichiamo a tenerli al centro del discorso pubblico, perché questo comporta il richiamo, appunto, al tema della verità. Ma che cosa è la verità, si chiede, come Pilato, anche l’uomo di oggi, aggredito dal relativismo fin dai primi anni di scuola, dove gli viene insegnato che ci sono state tante verità nel succedersi dei secoli e che forse la cosa più saggia è mettersi il cuore in pace perché la verità non esiste. Nella versione ideologica più aggressiva la verità è pericolosa e va evitata come fonte di intolleranza.
Questa mentalità diffusa, questo pensiero unico e dominante ha prodotto una società indifferente alla ricerca della verità, riducendo anche la religione a un’esperienza privata, rigorosamente individuale, al massimo familiare. In fondo era proprio quello che volevano i maestri del laicismo, che dal 1789 è progressivamente penetrato nella cultura diffusa, mettendo i cattolici nell’angolo della storia, un po’ perché costretti (altrimenti scatta la persecuzione), un po’ perché ci siamo noi stessi relegati in quell’angolo, tutto sommato più tranquillo.
Ma questo pensiero unico e dominante ha prodotto anche delle tentazioni nei pochi cattolici rimasti, inducendoli a dimenticarsi delle verità ultime e fondamentali per concentrarsi soltanto su alcuni aspetti importanti, ma settoriali. Infatti, se si perde di vista il “quadro grande”, cioè le verità di fondo inerenti alla metafisica e alla Rivelazione, anche quelle settoriali rischiano di apparire come forzature ideologiche, anche se non lo sono. Nella storia degli uomini tutto è importante, ma non tutto è decisivo, come il riconoscere che essa ha un senso se si riconosce che il Signore della storia è Cristo, verso il quale tutti gli eventi convergono.
Mesi fa è uscito un piccolo libro che aiuta proprio in questo senso. Si intitola La detronizzazione della verità e ne è autore un grande filosofo del ‘900, Dietrich von Hildebrand (1889-1977), che a detta di Joseph Ratzinger «è stato il più importante del nostro tempo» (Cantagalli 2023). Il libro è un piccolo ma prezioso contributo a tentare di ristabilire il primato della verità, cominciando dalle piccole comunità di credenti rimaste operative nella storia degli uomini, perché se non ci convinciamo che Dio esiste realmente, non per una nostra opinione, e che Cristo è il Salvatore di ogni uomo e del mondo, e non perché lo dicono i preti, che la Chiesa è santa nonostante noi peccatori, perché è stata fondata dal Figlio di Dio sul Primato di Pietro, se non siamo convinti di questo non convinceremo nessuno su qualsiasi altro punto. La verità è stata detronizzata perché si è smesso di cercarla e di ritenerla il criterio ultimo e definitivo delle nostre scelte. Così, scrive von Hildebrand, si è lasciato spazio alle grandi narrazioni ideologiche (il bolscevismo e il nazionalsocialismo, contro cui ha combattuto per tutta la vita) e alle diverse forme di relativismo che hanno indebolito l’Occidente. Il grande studioso cattolico scriveva questo testo nel 1943, poi le grandi ideologie del Novecento sono state neutralizzate, mentre il relativismo è diventato la dittatura della “cancel culture” in tutto l’Occidente. Facciamoci aiutare da un grande maestro, perché ci fornisca quelle convinzioni senza le quali il mondo non diventerà migliore.
Lunedì, 25 marzo 2024