Altrimenti si rischierebbe di finire come in Cina, dove il regime neo-post-comunista decide se, quando e quanti figli mettere al mondo, espropriando ancora una volta le famiglie
di Marco Respinti
Contiene due notizie di cui prendere accuratamente nota il lancio del nuovo portale informativo “Demografica” dell’agenzia Adnkronos, che è stato presentato con un evento pubblico martedì 27 giugno a Roma, in concomitanza del 60esimo anniversario dalla nascita dell’agenzia per la stampa.
La prima è che l’inverno demografico, che imperversa da tempo sul nostro Paese, peggiorando costantemente le precipitazioni, ha trovato un posto nei palinsesti. Mentre i quotidiani straripano di gossip politico e i telegiornali addirittura di canzonette, la demografia ha compiuto un grande balzo comunicativo in avanti: dal nulla cosmico all’ultimo posto nel TG1 delle 13,30 di ieri. Segno che la crisi delle culle, che sta progressivamente azzerando gli italiani, non è solo il tormentone di qualche intellettualoide annoiato, ma un’emergenza nazionale.
La seconda notizia ha il volto del sondaggio che ha accompagnato l’evento-lancio. Effettuato da EMG Different, comunica che 8 italiani su 10 del campione intervistato, ovvero 1500 persone, si dicono «bene informati sulla crisi demografica e sulle sue implicazioni in ambito sociale ed economico». La buona informazione sul tema che l’80% di quel campione afferma di avere dice che, «sulle cause della crisi, prevalgono in maniera evidente le condizioni economiche». Secondo quel campione, cioè, gli italiani non fanno più figli per colpa del costo della vita (37%), della precarietà del lavoro (35%), dei bassi stipendi (29%), della carenza di servizi (28%), della difficoltà di conciliare lavoro e famiglia e della scelta delle coppie di avere figli in età più avanzata rispetto a un tempo (18%). Segue pavlovianamente la richiesta di interventi da parte del settore pubblico, soprattutto in ambito economico o comunque a esso riconducibile.
Ovvero, gli italiani bene informati vogliono la soluzione cinese. Vogliono, cioè, che sia lo Stato a decidere quanti figli mettere al mondo. In Cina lo Stato interviene direttamente, limitando pesantemente le nascite sotto pena di vere e proprie persecuzioni o di sevizie, laddove invece l’Italia auspicherebbe un intervento statale indiretto. In Italia perché, appunto, l’ostacolo maggiore è ritenuto essere quello economico, in Cina perché è lo Stato che decide quanto possa essere lunga la catena della libertà economica controllata, di cui la demografia è solo considerata una funzione. Appositamente non ho voluto scrivere il verbo al passato, citando la politica demografica dispotica della Cina, perché il controllo sulle nascite praticato dal regime neo-post-comunista non è affatto un ricordo del passato, quando Pechino imponeva alle coppie prima un solo figlio (preferibilmente maschio) poi due, poi tre. Non ho usato il verbo al passato perché è sempre lo Stato che decide quanti figli fare, anche oggi. Lo Stato cinese, infatti, ritiene di avere il diritto di controllare anche questo, come molti altri aspetti della vita dei cittadini, e, se serve, impone l’aborto coatto alle donne e l’infanticidio per i figli “di troppo”; se invece serve il contrario, allenta la morsa. La logica è economica, industriale e persino militare, come tipico di un regime totalitario.
Certamente gli italiani non vogliono fare la fine dei cinesi. Ma se continuano a pensare che ai loro figli debba pensarci lo Stato, finisce che cinesi lo diventeranno. E se continuano pure a pensare che il problema del non fare figli sia precipuamente economico, un po’ cinesi lo sono già.
Cinesi e italiani dovrebbero invece tornare ad amare la vita, che è più forte di qualsiasi portafogli. Infatti italiani e cinesi potrebbero diventare anche “fantastiliardari”, ma se continueranno a non amare la vita, figli non ne faranno. I figli sono la fiducia nella vita come cosa buona e amore alla speranza che essa porta avanti, sempre avanti: figli fatti sessualmente, adottati, salvati dal nulla, aiutati, comunque sempre figli. Vita.
L’economia degradata e il fisco vessatorio non aiutano, ma quelli non aiutano mai. Se gli italiani verranno cullati nell’illusione che la vera causa della denatalità sia di tipo economico, o persino economicistico, il ritorno alla vita del nostro Paese sarà solo un miraggio. Ecco un consiglio non richiesto per il nuovo portale di Adnkronos: aiuti gli italiani a guardare più in là del proprio naso o del borsellino, e dica loro di tenere lontani famiglia e figli dalla politica, dallo Stato. I quali, politica e Stato, fanno d’altro canto bene a sorvegliare i rilevatori demografici, per fare però la cosa migliore che politica e Stato possano fare in tema di famiglia: un vistoso passo indietro. Altrimenti la Cina è vicinissima.
Giovedì, 29 giugno 2023