Chiunque segue da vicino persone anoressiche, quando la patologia ha una causale nervosa, constata quanto sia complicato uscirne o farne uscire: si attiva un circolo chiuso in apparenza impossibile da scalfire, poiché il rifiuto del cibo accentua la volontà di lasciarsi andare, e quest’ultima rende ancora più forte la volontà di non nutrirsi.
Il decremento demografico è la versione sociale dell’anoressia. E’ la patologia di una Nazione che sceglie di suicidarsi e rifiuta di riprodurre sé stessa. Il grafico delle nascite in Italia dal 2008 al 2016, pubblicato ieri dai quotidiani, ci dice che in un arco temporale così circoscritto – appena otto anni – vi è un calo di oltre 100.000 unità, dai 576.659 nuovi nati del 2008 ai 473.438 dello scorso anno. Corriere della sera riporta questi dati a p. 23, senza alcun richiamo in prima: dove campeggiano le dichiarazioni antimigranti della sindaca di Roma e il rifiuto della Nba a recarsi alla Casa Bianca. Stiamo morendo come comunità, e il grado di sensibilità che il maggior quotidiano italiano manifesta al tema è inferiore a quello del diniego di un invito di Trump da parte di giocatori di basket. Anche questa è una componente della patologia.
Come non si guarisce dall’anoressia ignorandola, ma dedicando a essa cure ed energie, con i metodi e i sostegni adeguati, così il primo passo per far regredire l’anoressia sociale è farla diventare il tema centrale del dibattito nazionale.