Plinio Vidigal Xavier da Silveira, Cristianità n. 265-266 (1997)
Scrivo dal Brasile dove giungono articoli della stampa europea sulla tragedia dei sem terra. La realtà descritta in tali servizi è molto diversa da quella che ho davanti agli occhi. Infatti i loro autori si basano quasi esclusivamente, anche se spesso inconsapevolmente, su fonti di sinistra, talora anche estrema, intenzionate a creare un clima di disinformazione sulla situazione agraria brasiliana in funzione degli scopi politico-ideologici appunto della sinistra. In considerazione del fatto che quanto ho descritto interessa anche organi di stampa, quindi lettori, di orientamento non certamente di sinistra, credo non inutile offrire qualche chiarimento.
Il MST, il Movimento dos Sem Terra, mira alla presa del potere per imporre un regime marxista
Il MST, il Movimento dos Sem Terra, non è nato spontaneamente dalla miseria, contrariamente a quanto vorrebbe far credere una certa propaganda in Europa. Al contrario, si tratta di una realtà organizzata con fini chiaramente ideologici e che mira alla presa del potere politico allo scopo d’imporre i propri orientamenti. Questo movimento ha i suoi convegni, i suoi documenti ufficiali, leader che si professano marxisti, e così via.
Il VI Incontro Nazionale del MST svoltosi nella città di Piracicaba, nello Stato brasiliano di San Paolo, nel febbraio del 1991, ha approvato il Documento Básico do MST, redatto evidentemente da intellettuali marxisti che nulla hanno di “senza terra”. Nella presentazione viene qualificato come il documento più importante della vita del MST. Vi si legge che contadini e operai si devono unire per prendere il potere, e che la Riforma Agraria è un mezzo allo scopo: “Anche agli operai interessa la Riforma Agraria […] dato il carattere politico dell’alleanza con i contadini per la presa del potere” (1).
Cioè, il vero fine del movimento è la presa del potere politico mediante il vecchio metodo della lotta di classe marxista: “S’impone la necessità di trasformare la lotta per la terra in lotte di massa e permanenti, con carattere classista” (2). “È necessario che tutte le lotte specifiche dei contadini e degli operai crescano in organizzazione, in articolazione e in quanto lotta di classe” (3).
E con la presa del potere attraverso la lotta di classe s’intende imporre il socialismo al paese: “Le occupazioni e altre forme di lotta di massa per la terra educano le masse alla necessità della presa del potere e dell’instaurazione di un nuovo sistema economico: il socialismo!” (4).
I motivi propagandistici dei “leader” del MST per reclutare la massa di manovra
Per realizzare le continue invasioni di proprietà rurali il MST cerca proseliti in ogni categoria sociale; non solo ex braccianti, ma anche gente di città, come barbieri, netturbini, e così via. Come efficace esca viene promesso a chi entra nel movimento, assieme ad altri vantaggi, un appezzamento di terreno. Nonostante il fatto che la legge brasiliana consideri, come nel resto del mondo, l’invasione della proprietà privata un reato, questi invasori a volte vengono riconosciuti dalle autorità, che li dichiarano assentados, cioè aventi diritto a un appezzamento. Ogni famiglia di assentado — e il concetto di famiglia fra gli assentados è spesso molto relativo — riceve un prestito di 7.500 reali, e un reale è quasi l’equivalente di un dollaro; si tratta di un prestito a lunga scadenza, senza garanzie, e scontato del 50% al momento della restituzione, che tuttavia la maggior parte dei “senza terra” si guarda bene dall’onorare. E i benefici non finiscono qui: per un certo tempo gli assentados ricevono assistenza tecnica e godono di programmi di formazione e di alloggio, il tutto gratuitamente. Ne risulta, naturalmente, che uno sciame di opportunisti viene così attirato dal movimento delle invasioni. Succede spesso che, pur essendo illegale farlo, il pezzo di terra venga poi venduto — a qualsiasi prezzo, perché comunque è un guadagno — e si potrà ripartire per una nuova invasione.
Nel frattempo il MST procede per la sua strada. Pedro Stedile, talora citato nelle corrispondenze pubblicate in Europa, è un marxista confesso che si è fatto fotografare mentre impartisce lezioni ai leader del MST fra due gigantografie di Karl Marx e di Che Guevara.
Parzialità dei “mass media” nel descrivere i “massacri” dei “senza terra”
Talora si parla di “massacri” di “senza terra” ma, stranamente, si omette con cura di parlare dei frequenti assassini commessi in occasione delle occupazioni. Sono un numero elevato, ma per amore di brevità cito solo un caso. A metà giugno del 1996, i “senza terra” hanno invaso la fattoria Cikel a Buticupuru, nello Stato del Maranhão. In quell’occasione hanno ucciso in un agguato tre dipendenti della fattoria e subito dopo hanno dato alle fiamme i loro corpi con inaudita ferocia. Lo stesso José Rainha, il leader del MST, è sotto processo per assassinio. Del resto, sia detto per inciso, i veri contadini che lavorano nelle fattorie non aderiscono mai alle invasioni, nonostante i vantaggi promessi. Spesso le difendono, il che pure dimostra il carattere artificiale del MST.
Fra altri fatti, ha avuto eco in Europa la morte di diciannove “senza terra” in uno scontro con la polizia, un fatto accaduto a Eldorado de Carajás, nello Stato di Paraiba, il 17 aprile 1996. In proposito non si dice mai che i “senza terra” — che in quel momento bloccavano il traffico di un’importante arteria stradale — rifiutavano tutti i tentativi di negoziato pacifico per tornare alla normalità. E quando la polizia si è avvicinata per farli sgomberare, si sono lanciati all’attacco ferendo gravemente alcuni poliziotti. Questi hanno dovuto sparare per salvare la propria vita, come tutti i brasiliani hanno potuto constatare dalle immagini televisive. Il che corrisponde a quanto riferito da un “senza terra”, Raimundo Nonato Gomes de Almeida, presente ai tragici avvenimenti: “Sono stati i capi [dei “senza terra”] a ordinare di non sgomberare la strada e di rispondere alla polizia con falci, sassi e bastoni. Ho amici nell’accampamento che possono provare che i poliziotti sono stati aggrediti al loro arrivo e che i capi hanno dato l’ordine di attaccare” (5). Senza voler giustificare la reazione dei poliziotti, bisogna prima avere tutti i dati del problema per giudicarlo con equilibrio.
Quanto a un’invasione avvenuta il 7 gennaio 1997 a Pontal di Paranapanema, nello Stato di San Paolo, nel corso della quale sarebbero state uccise due persone — di cui pure si è parlato sulla stampa europea —, quel giorno tutti i giornali brasiliani hanno dato notizia dell’invasione simultanea di cinque fattorie della regione. E si trattava di un’invasione programmata, come tutte, con autocarri che portavano gente da via, ma senza reazione armata né vittime. Circa l’assassinio di quattordici “senza terra”, che sarebbe avvenuto il 15 gennaio 1997 a opera di killer pagati dai proprietari della fazenda Santa Clara, nello Stato di Paraiba, in realtà la polizia ha trovato tre e non quattordici morti, ma non ha ancora identificato i colpevoli. Per contro, si passa sotto silenzio il fatto che, appena un mese prima, il 13 dicembre 1996, nello stesso Stato di Paraiba, i “senza terra” avevano teso un agguato e ammazzato tre dipendenti della fattoria Travessão, nel comune di Redenção.
Consuetamente, gli autori dei servizi cui faccio riferimento rivisitano in modo molto approssimativo la storia del Brasile dal 1500 in poi, incolpando il latifondo di tutti i mali. La tesi può colpire, ma non è seria.
La “sinistra cattolica”: vera forza propulsiva delle invasioni
Infine, non si può trattare delle invasioni del MST omettendo di indicare i suoi veri fondatori e gli istigatori delle sue azioni, cioè la “sinistra cattolica”, in particolare la CPT, la Comissão Pastoral da Terra, organismo della conferenza episcopale brasiliana. Chi ha studiato le origini del MST dice trattarsi di una creatura della CPT, la quale sta dietro alle invasioni e che ogni tanto viene fuori apertamente. I vescovi e i religiosi della CPT continuano a seguire la linea della cosiddetta “teologia della liberazione”, che trascura l’assistenza religiosa al popolo favorendo in primo luogo la rivoluzione sociale. Tale “teologia” non è più formalmente richiamata dopo le serie critiche della Santa Sede e l’abbandono del sacerdozio da parte del suo principale esponente, Leonardo Boff. Tuttavia, essa continua a essere praticata da influenti prelati. Costoro non si curano affatto degli orientamenti di S. S. Giovanni Paolo II ai vescovi brasiliani: “Non si può trattare con superficialità il tema dell’occupazione della terra e della sua proprietà. Non basta dar la terra a chi vuol lavorare. Importa garantire l’accesso a chi vuole e ha effettivamente condizioni per farla produrre” (6); e ancora: “La Chiesa non può stimolare, ispirare o appoggiare le iniziative o i movimenti di occupazione di terre, sia attraverso invasioni con l’uso della forza, sia mediante la penetrazione surrettizia delle proprietà agricole” (7).
Cito soltanto tre esempi: a. l’arcivescovo di San Paolo, card. Paulo Evaristo Arns O.F.M., si è fatto fotografare con la maglietta del MST e insieme ad altri cinque vescovi ha firmato un appello ai fedeli per appoggiare la marcia nazionale del MST realizzata nell’aprile del 1997; b. mons. Orlando Octacílio Dotti O.F.M. Cap., vescovo presidente della CPT, è arrivato a dichiarare, contro tutta la dottrina sociale della Chiesa, che la terra “[…] è un bene terreno destinato a tutti, quindi non privatizzabile” (8); c. nello Stato di Paraiba, il coordinatore regionale della CPT, il francescano Anastácio Ribeiro, nell’agosto del 1996 è stato condannato a quattro anni e dieci mesi di prigione per costituzione di bande, invasioni di terra e inosservanza di disposizioni giudiziarie. Ciò accade perché, in passato, la rivoluzione di stampo marxista non ha mai attecchito nel popolo cattolico brasiliano, ma ha dovuto travestirsi da “teologia della liberazione”, quindi sotto vesti ecclesiastiche, per poter avere qualche possibilità di successo.
Il compianto professor Plinio Corrêa de Oliveira e la Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade, da lui fondata, hanno sempre agito in un quadro strettamente legale e pacifico per svelare ai brasiliani i pericoli delle Riforme Agrarie socialiste e confiscatorie che si sono succedute in Brasile dal lontano 1964. Infatti, il bilancio economico e sociale di più di trent’anni di Riforma Agraria — riforma che oggi si vuol presentare come una novità — è completamente fallimentare: lo provano le favelas agrarie sorte dove è stata attuata. E poi rimane ancora un dato inconfutabile: il potere pubblico brasiliano è e rimane il più grande latifondista del mondo. Allora, perché non distribuire queste terre fra quanti ne hanno realmente bisogno?
Conclusione: attenti a una visione distorta della realtà brasiliana
Per gli analisti obbiettivi ormai è chiara la falsità di una visione del Brasile agrario come luogo dove si scontrano una folla sterminata di affamati e i latifondisti oppressori. In realtà, nel mondo agricolo brasiliano regna generalmente una grande pace sociale, fino al momento in cui arrivano da fuori le bande sobillate da capi marxisti e da ecclesiastici di sinistra. Mi auguro che questa chiarificazione serva ai lettori europei per prendere una posizione prudente di fronte a un argomento così travisato e manipolato dalla sinistra.
Plinio Vidigal Xavier da Silveira
Dirigente della Sociedade Brasileira de Defesa da
Tradição, Família e Propriedade
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(1) Documento Básico do MST, edizione in proprio, San Paolo 1991, p. 20.
(2) Ibidem.
(3) Ibid., p. 24.
(4) Ibid. p. 20.
(5) O Liberal, Belém 2-5-1996.
(6) Giovanni Paolo II, Discorso ai Vescovi della Regione Sud 1 della Conferenza Episcopale Brasiliana in visita ad limina Apostolorum, del 21-3-1995, n. 5, in L’Osservatore Romano, 22-3-1995.
(7) Ibidem.
(8) Folha de São Paulo, 22-4-1996.