Tre le strade percorse in Italia per introdurre il suicidio assistito e l’eutanasia: la proposta (fallita) di referendum abrogativo dell’omicidio del consenziente, l’approvazione di una legge; l’applicazione diretta della sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale. Tre vie tra loro alternative, ma tutte espressioni di una cultura di morte che nega l’indisponibilità e l’inviolabilità del diritto alla vita
di Carmelo Leotta
Il Magistero della Chiesa, recentemente espressosi con la Lettera Samaritanus bonus del 14 luglio 2020 della Congregazione per la dottrina della fede, non usa mezzi termini nel condannare le iniziative volte ad introdurre suicidio assistito ed eutanasia e ribadisce «come insegnamento definitivo che l’eutanasia è un crimine contro la vita umana perché, con tale atto, l’uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente» (V,1).
Eppure, in Italia, pare che non tutti, anche se appartenenti al mondo cattolico, sappiano cogliere la radicalità e l’inammissibilità sul piano morale dell’attacco alla vita attualmente in corso, il quale, in vista della legalizzazione del suicidio assistito e all’eutanasia, opera congiuntamente su tre fronti: la proposta referendaria (per il momento fallita) sull’art.579 cod. pen., che punisce l’omicidio del consenziente; l’approvazione di una legge che autorizzi e regoli la c.d. “morte medicalmente assistita”; l’applicazione diretta della sentenza n.242 del 2019 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato la parziale illegittimità dell’art.580 cod. pen. nella parte in cui punisce l’aiuto al suicidio di persona affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze insopportabili, la quale, tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, abbia espresso autonomamente e liberamente la volontà di morire.
Le tre vie italiane all’eutanasia sono ben descritte nel volume, edito nel novembre 2021 da Cantagalli, a cura di Alfredo Mantovano: Eutanasia: le ragioni del no. Il referendum, la legge, le sentenze. Esso raccoglie i contributi di 12 autori, di cui 10 professionisti nell’ambito del diritto (avvocati, professori e magistrati) e 2 medici , offrendo un agile strumento di sintesi tra attualità politica e analisi giuridica e medico-scientifica, spiegando perché il suicidio assistito e l’eutanasia siano una risposta sbagliata al problema della sofferenza.
Senza nulla anticipare a chi intenderà leggere integralmente il saggio, ci si limita ad anticipare che la prima via – quella, appunto, referendaria – si è per ora esaurita, dal momento che il tentativo, promosso dall’associazionismo radicale italiano, di abrogare l’art.579 cod. pen. è stato bloccato con la decisione della Corte costituzionale del 15 febbraio 2022, n.50 (depositata il successivo 2 marzo). Le parti del volume che trattano il tema del referendum mantengono, tuttavia, un notevole interesse, perché aiutano a comprendere le ragioni che hanno portato la Corte costituzionale a dichiarare inammissibile la proposta referendaria: come si legge nella sentenza n.50 del 2022, l’art. 579 cod. pen., che punisce il delitto di omicidio del consenziente, non può essere sottoposto a referendum abrogativo, a prescindere dalle future eventuali scelte del legislatore sul “fine vita”, poiché l’art. 579 cod. pen. detta una norma sulla tutela della vita a contenuto costituzionalmente necessario che, in quanto tale, può essere al più modificata, ma non espunta totalmente dall’ordinamento.
La seconda strada al suicidio assistito e all’eutanasia è la via della “legge”, vale a dire dell’introduzione di una fonte dell’ordinamento che regoli la pratica della c.d. “morte medicalmente assistita”. Il volume fa un’ampia trattazione della proposta attualmente in discussione alla Camera dei deputati. Tuttavia, essendo stato dato alle stampe nell’ottobre 2021, necessariamente prende in esame il testo unificato adottato il 6 luglio 2021 dalle Commissioni Giustizia (II) e Affari sociali (XII) della Camera. Le stesse Commissioni il 9 dicembre 2021 hanno adottato un testo modificato. Quello da ultimo approvato dalla Camera il 10 marzo 2022 presenta ulteriori differenze rispetto a quello dell’11 dicembre. Tenendo conto di tali cambiamenti, il volume è aggiornato costantemente sul sito del Centro Studi Rosario Livatino. (Per le novità del testo dell’11 dicembre rispetto a quello del 6 luglio CLICCA QUI . Per le modifiche alla p.d.l. approvate il 10 marzo CLICCA QUI).
I temi sollevati dalla proposta di legge sono numerosi e investono molteplici profili morali e giuridici: la sua insanabile contraddizione rispetto al Magistero della Chiesa, che insegna che il suicidio assistito e l’eutanasia sono pratiche sempre contrarie alla legge morale, l’inconciliabilità con i vincoli costituzionali della tutela della vita (art.2 Cost.) e del principio di eguaglianza (art.3 Cost.), l’incompatibilità con i vincoli della tutela della vita del malato indicati dalla Corte costituzionale nelle stesse sentenze n.242 del 2019 (caso Cappato) e n.50 del 15 del 2022, la trasformazione del suicidio assistito in un diritto soggettivo, lo stravolgimento del ruolo del medico, l’assenza di una disciplina di sviluppo e incremento delle cure palliative o di sostegno agli informal care-givers, vale a dire a quanti, nella rete familiare e amicale, si prendono cura del malato. Anche quest’ultimo è un dato di particolare importanza, se solo si considera che la condizione di non autosufficienza rappresenta oggi la seconda causa di impoverimento delle famiglie italiane.
La terza strada italiana all’eutanasia è rappresentata dal tentativo di dare attuazione. attraverso le decisioni dei giudici e senza attendere l’approvazione di una legge. alla sentenza n.242 del 2019 della Corte costituzionale, pretendendo di ottenere dalle strutture sanitarie pubbliche l’attuazione di una richiesta di morte assistita del paziente anche senza una disciplina organica disposta dal Parlamento. Il caso più significativo è, in tal senso, quello del paziente “Mario”, un disabile marchigiano portato alla ribalta dalle solite forze politico-culturali.
Il volume, ancorché focalizzato sull’attualità della storia italiana in materia di fine vita, non si limita a trattare temi strettamente giuridici, né esclusivamente nazionali, e si conclude con uno studio di Mauro Ronco, che, trattando profili comparati (in particolare l’esperienza olandese), profili storici e di storia del pensiero, ben evidenzia come il principio di sacralità della vita non sia (solo) un principio di morale religiosa, ma ben prima sia espressione di una «naturale metafisica proto-religiosa», frutto di un’inclinazione dell’uomo alla conservazione della vita. L’ultimo capitolo va così a completare le riflessioni che introducono il volume proposte da Alfredo Mantovano, il quale con chiarezza mette in luce il nesso tra eutanasia e inverno demografico, entrambi espressione, sul piano etico, dell’incapacità di sacrificio dell’uomo contemporaneo. Tra i due fenomeni non manca peraltro un collegamento anche “funzionale”: nel tempo in cui l’età media degli italiani si sposta sempre più in avanti e il costo di mantenimento degli anziani è destinato a crescere inevitabilmente, come non cogliere la convenienza economica (pubblica e privata) dell’eutanasia e del suicidio assistito quale modalità di congedo dal mondo?
Vaenerdì, 22 aprile 2022