di Maurizio Brunetti
Il primo ottobre 1997, Papa san Giovanni Paolo II (1978-2005), in occasione dell’ottantesimo anniversario delle apparizioni della Madonna a Fatima, ribadì in modo appassionato l’esortazione più volte espressa dalla Regina del Cielo ai tre pastorelli e all’umanità: «Recitate il Rosario tutti i giorni!». Al termine di un secolo caratterizzato, tra le altre cose, «[dalle] crisi, le diserzioni e le tante sofferenze dei membri della Chiesa», il santo Pontefice raccomandava il Rosario quotidiano e la contemplazione dei suoi misteri come ausilio «per il fedele e coraggioso adempimento dei doveri umani e cristiani propri della condizione di ognuno».
Con un comunicato del 29 settembre di quest’anno, Papa Francesco ha rivolto un appello dagli accenti analoghi: ai fedeli di tutto il mondo che, ovviamente, non lo facciano già quotidianamente tutto l’anno, ha chiesto di recitare di Rosario ogni giorno «durante l’intero mese mariano di ottobre».
A che cosa è dovuto il carattere mariano del mese di ottobre? Per capirlo bisogna risalire almeno al 7 ottobre 1571, giorno in cui nelle acque di Lepanto, un porto della costa ionica situato di fronte al Peloponneso e non distante da Corfù, avvenne una delle più grandi battaglie navali della storia: le potenze dell’Europa cristiana che avevano aderito alla Lega Santa promossa da Papa san Pio V (1566-1572) sconfissero – al comando del ventiquattrenne don Giovanni d’Austria (1547-1578) e in condizioni di forte inferiorità numerica – la flotta turco-ottomana.
L’anno dopo, san Pio V istituì la festività della Madonna della Vittoria, da celebrare nel giorno dell’anniversario della battaglia. Il venerabile Papa Pio XII (1939-1958), in un discorso pronunciato il 7 ottobre 1947 a un gruppo di senatori e rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti, ne spiegò le ragioni in questi termini: il 7 ottobre è «un giorno di ringraziamento commemorato nel calendario della Chiesa, non soltanto perché i santuari d’Europa e i loro altari furono salvati da totale distruzione, ma anche perché le preghiere ordinate dal Papa di allora, san Pio V, diedero universalmente un grande contributo alla vittoria. Quel giorno ci ricorda il grandissimo reale aiuto che noi, successori di quel Pio, possiamo offrire ai difensori dei diritti di Dio e dell’uomo».
Che la vittoria a Lepanto non fosse solo dovuta all’«intelligentissima prudentia» dei generali, alla «destrezza dei capitani» e al «valore dei gentiluomini e soldati nell’essequire» fu intuita dal Senato della Serenissima Repubblica di Venezia che, nella sala delle sue adunanze, volle apporre un’epigrafe in ricordo di quell’evento. In italiano suona così: «Non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori».
Nel 1573 la festa della Madonna della Vittoria fu spostata alla prima domenica di ottobre e cambiò intitolazione: divenne una «festa della Madonna del Rosario» da celebrare all’interno delle sole chiese dotate di un altare o di una cappella del Rosario. Rimossa tale restrizione per la Chiesa di Spagna nel 1671, Papa Clemente XI (1700-1721) estese la festa alla Chiesa universale nel 1716, attribuendo alla recita del santo Rosario pregato secondo quell’intenzione un ruolo decisivo per le due brillanti vittorie conseguite in quell’anno dai cristiani sui turchi a Temesvar e a Corfù.
La festa della Madonna del Rosario “ritornò” al 7 ottobre per volontà di papa san Pio X, ma è soprattutto al suo predecessore, il longevo Papa Leone XIII (1878-1903), che si deve il consolidamento del carattere mariano del mese di ottobre.
Oltre a innumerevoli esortazioni, lettere e messaggi, tutti incentrati sul Rosario, papa Leone XIII scrisse ben undici encicliche mariane fra il 1883 e il 1898, quasi tutte promulgate nel mese di settembre. In esse, oltre a sottolineare la singolare potenza impetratoria del Rosario, iterò l’invito affinché «l’intero mese d’ottobre […] sia dedicato e consacrato alla celeste Regina del Rosario» giacché, come scrisse nella Supremi Apostolatus Officio, già in passato, l’«ardente e fiduciosa devozione verso l’augusta Regina del cielo» aveva permesso ai cattolici di affrontare adeguatamente tempi di calamità, quando «la violenza degli errori largamente diffusi, o la corruzione strabocchevole dei costumi, o l’impeto di potenti nemici, parve mettere in pericolo la Chiesa militante di Dio».