L’Iran è sull’orlo della guerra civile. Le proteste continuano ad infiammare l’antico Paese dei tappeti volanti e delle mille e una notte. Le forze di sicurezza reprimono con violenza le manifestazioni e sparano sui manifestanti, i quali rispondono a modo loro. Cosa accadrà? Al momento non è dato sapere.
di Stefano Nitoglia
Il sito “Iran Diritti Umani” (IHRNGO) di “Iran Human Rights Italia Onlus”, sezione italiana di “Iran Human Rights” (IHR), organizzazione non governativa, apartitica e politicamente indipendente che ha sede a Oslo ed è attiva dal 2007, del 19 novembre 2022, informa che “almeno 378 persone, tra cui 47 bambini e 27 donne, sono state uccise dalle forze di sicurezza durante le proteste in corso a livello nazionale” in Iran.
“Mentre il numero degli uccisi aumenta rapidamente”, si legge ancora sul sito, “le forze della Repubblica islamica rifiutano di accettare la responsabilità e attribuiscono le uccisioni a gruppi terroristici e stranieri”. Il direttore, Mahmood Amiry-Moghaddam, ha dichiarato: “Lo scopo delle campagne di disinformazione e l’attribuzione dell’uccisione di manifestanti a gruppi armati stranieri è quello di aprire la strada a un uso ancora più diffuso di munizioni vere contro i manifestanti”. Ha aggiunto: “Sulla base delle nostre informazioni, l’uccisione di manifestanti è stata commessa esclusivamente dalle forze repressive della Repubblica islamica. La responsabilità dell’uccisione dei manifestanti ricade esclusivamente sulla Repubblica islamica e sul suo leader, Ali Khamenei”.
IHRNGO fornisce alcuni dati interessanti sulle uccisione dei manifestanti. “I manifestanti sono stati uccisi in 25 province, con la maggior parte delle segnalazioni rispettivamente in Sistan e Baluchistan, Kurdistan, Teheran, Azerbaigian occidentale, Mazandaran e Gilan. Solo nell’ultima settimana, oltre 40 manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza dello Stato. I decessi sono stati registrati in 25 province : Sistan e Baluchistan : 123 persone; Kurdistan : 40 persone ; Teheran : 40 persone; Azerbaigian occidentale: 39 persone; Mazandaran : 33 persone; Gilan : 23 persone; Alborz : 15 persone; Kermanshah : 14 persone; Khuzestan: 9 persone; Khorasan-Razavi : 5 persone; Isfahan : 5 persone; Zanjan: 4 persone; Azerbaigian orientale : 4 persone; Lorestan: 3 persone; Markazi: 3 persone; Qazvin: 3 persone; Kohgiluyeh e Boyer Ahmad : 2 persone; Ardabil: 2 persone; Ilam : 2 persone; Hamedan: 2 persone; Bushehr : 2 persone; Far: 2 persone; Semnan: 1 persona; Kerman: 1 persona; Hormozgan: 1 persona. Il maggior numero di decessi è stato registrato il 21, 22 e 30 settembre (il “Bloody Friday” del Baluchistan). Il 4 novembre è stato il giorno più sanguinoso di questo mese con 21 decessi registrati”.
In effetti girano sulla blogosfera impressionanti video delle proteste in Iran, in cui si vedono manifestanti uccisi dai diversi apparati repressivi di sicurezza, ma anche poliziotti feriti e denudati dai manifestanti in risposta alle repressioni. Si vedono anche volantini diffusi dai manifestanti, con le foto e i nomi di appartenenti alle forze di sicurezza del regime che si sono particolarmente distinti per ferocia nella repressione delle manifestazioni.
Insomma, l’Iran è nel caos più completo e sull’orlo di una guerra civile. Non è dato sapere, però, chi ci sia dietro alle manifestazioni, se cioè, siano spontanee oppure dirette da qualcuno, anche all’estero, oppure ci sia un centro direttivo in Iran e composto da chi. Si parla degli Stati Uniti, che soffierebbero sul fuoco per mettere in difficoltà l’Iran, dato che appoggia la Russia. Ma ciò non tiene conto del ruolo svolto dagli Stati Uniti nella rivoluzione del 1979 contro lo Scià, allora preoccupati della crescente importanza dell’Iran imperiale nello scacchiere mediorientale. Anche ora non farebbe comodo all’America, o meglio, diciamo ad alcuni settori dell’amministrazione americana, un Iran liberato dalla teocrazia islamica, che lo ha portato sull’orlo della bancarotta e che potrebbe finalmente rinascere.
Quale sarà la sorte del Paese, importante ponte tra l’Oriente e l’Occidente, una volta fiorente, attualmente non si sa. Si scrollerà dalle spalle la teocrazia islamica e si avvierà verso una politica di pace e di riconoscimento delle libertà dei cittadini, anche di quella religiosa, oppure, una volta schiacciate le proteste, assisteremo ad un giro di vite ancora più in senso teocratico? Oppure sprofonderà nel caos della IV Rivoluzione anarchica, come delineata nel saggio “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione” di Plinio Corrêa de Oliveira, una rivoluzione “in interiore homine”, con l’atrofia del pensiero razionale e lo scatenamento delle passioni? Tornerà la monarchia? E, se sì, riperpetuerà gli errori del passato, con una occidentalizzazione forzata che non tenga conto dell’antico patrimonio culturale della Persia, imponendo i “valori” dell’America di celluloide hollywoodiana, tanto per semplificare? Oppure ci sarà una nuova Repubblica, non più islamica? Il quadro non è chiaro; è ancora presto per dirlo. Expectans expectavi.
Martedì, 22 novembre 2022