Nelle zone controllate dal c.d. Stato islamico, fra Siria e Iraq, esiste una coalizione compatta che operi per liberarle e per smantellare le centrali di addestramento dei terroristi e di propaganda del jihad? Una coalizione nella quale vi sia una chiara ripartizione di compiti e una condivisione degli obiettivi per non sprecare energie e mezzi e per non colpire chi l’IS lo combatte? In Europa vi è una strategia comune sull’immigrazione, che distingua profughi da migranti economici, permetta ai primi di avere protezione e stringa le maglie sui secondi? E’ stato allestito un efficace raccordo tra i servizi di sicurezza e le forze di polizia dei singoli Stati europei, per mettere in comune le informazioni e coordinare prevenzione e contrasto? Se a tali quesiti – e ad altri similari – i governi nazionali e la Commissione europea danno risposte tragicamente negative, vi è un’ulteriore domanda da porsi: dopo stragi come quella di Manchester, al netto dell’insopportabile tiritera del cordoglio, c’è da meravigliarsi? Anche questo è un interrogativo retorico.