Riflessioni dopo l’intervento della Premier del 17 dicembre alla Camera
di Marco Invernizzi
Siamo abituati a considerare l’umiltà come una virtù passiva consistente nell’avere una corretta considerazione di sé stessi, cioè che in tutto dipendiamo da Dio, tranne che per il male che commettiamo.
Tutto questo è vero, ma l’umiltà è anche una virtù che ha a che fare con la realtà, con la verità delle cose, anche quelle storiche e politiche.
Partire dalla realtà nello svolgere una qualsiasi analisi, significa “ritornare al reale” avrebbe detto Gustave Thibon (1903-2001), e combattere ogni forma di approccio ideologico.
L’aderenza alla realtà è il primo passo indispensabile per descrivere la situazione attuale della politica internazionale. Lo ha fatto per esempio Giorgia Meloni nell’intervento del 17 dicembre alla Camera dei Deputati e nelle successive repliche.
L’intervento precedeva di poche ore la partecipazione di Meloni al Consiglio d’Europa ed è stata l’occasione per chiarire la posizione del governo italiano in seno all’Unione Europea e in generale di fronte ai principali nodi della politica internazionale.
Il suo realismo ha seguito questa linea: siamo il governo dell’Italia, che sta in Europa la quale a sua volta è sempre stata legata con un’alleanza forte e valoriale con gli Stati Uniti, dando vita all’Occidente o, se preferiamo, alla Magna Europa.
Vale la pena veramente spendere 42 minuti (CLICCA QUI PER ASCOLTARLO) per ascoltare questo intervento perché chiarisce molte cose a chi spesso parla o scrive senza conoscere.
Meloni ha detto in sintesi che intende seguire quattro priorità: 1. Confermare e valorizzare l’alleanza Europa-Usa. 2. Continuare a sostenere l’Ucraina e il suo popolo che combatte gloriosamente ed eroicamente per la libertà. 3. Difendere gli interessi dell’Europa. 4. Mantenere nei confronti della Russia ogni possibile forma di pressione e di deterrenza per indebolirla nella sua guerra contro l’Ucraina, ricordando anche che la Russia non sta vincendo la guerra avendo conquistato dalla fine del 2022 «appena l’1,45% del territorio ucraino» e parte del Donbass rimane ancora sotto il controllo dell’Ucraina.
Meloni ha anche condannato con grande enfasi ogni forma di anti-semitismo ed espresso la solidarietà convinta dell’Italia allo Stato di Israele, pur non sempre condividendo tutti i suoi atti. Contemporaneamente ha ricordato i suoi recenti incontri con Abu Mazen, Presidente dell’ANP, l’Autorità Nazionale Palestinese, e i concreti aiuti forniti dall’Italia alla popolazione di Gaza e della Cisgiordania.
Quello che colpisce di più, tuttavia, sono le parole dedicate al lavoro che l’Italia sta facendo all’interno della UE. L’indiscutibile amore di Meloni per l’Europa, per le sue radici e tradizioni, espressamente ribadito in questo intervento, si esprime anche attraverso un lavoro politico quotidiano, difficile ma concreto all’interno della UE, che non viene condannata in quanto tale, ma per le politiche che ha svolto nei decenni trascorsi. Meloni ha dimostrato come queste politiche non siano definitive ma possano essere invertite, come già sta accadendo in diversi settori da lei ricordati, in particolare per quanto riguarda la politica green. In particolare, ha ricordato che l’UE ha sposato l’ideologia del declino, ma il declino dell’Europa non è irreversibile.
Perché ho ascoltato e riassunto le parole di Meloni? Perché ho l’impressione che oltre a una opposizione di sinistra divisa e disperata, che schiuma rabbia e invidia per essere esclusa dal potere, ci sia in parte del mondo della destra una assoluta incomprensione di quanto lei e il suo governo stiano cercando di fare in Europa.
La domanda è la stessa che ci si poneva anni fa: il sistema Italia si può cambiare dall’interno, attraverso un lavoro di conquista del consenso che possa permettere di vincere le elezioni e quindi di governare, come poi è accaduto diverse volte dal 1994 con i governi di Berlusconi e in particolare dal 2022 col governo di Meloni?
E se questo è stato possibile, sarà possibile fare altrettanto in Europa?
A queste due domande bisogna però aggiungere una premessa. La conquista del governo non significa la possibilità di cambiare repentinamente il Paese o addirittura eventualmente l’Europa. Questo è un errore gravissimo che commettono in molti, vittime di una mentalità molto diffusa in diversi ambienti che sopravvalutano il peso della politica rispetto all’azione culturale e personale, che è indispensabile per cambiare il volto di una nazione.
Questo per quanto riguarda il caso degli ambienti che dissentono dalla politica di Meloni. Diverso e più grave se il dissenso è ideologico. Esiste anche questo e da molto tempo. Si tratta di una posizione ideologica che abbiamo già esaminato più volte in passato e consiste nel disprezzo delle istituzioni democratiche vigenti in Occidente. E’ un retaggio del fascismo, che aveva un modello di Stato diverso da quello democratico, cioè era autoritario, basato sul partito unico, che non ammetteva l’esistenza di un dissenso politico interno allo Stato. Da qui il disprezzo verso la democrazia, il sistema dei partiti, la libertà di espressione.
Tutti questi sono valori presenti nella dottrina sociale della Chiesa che prevede la tutela dei principi fondamentali del diritto naturale relativamente a vita e famiglia e libertà religiosa, ma anche la tutela della possibilità di esprimere diverse opinioni politiche.
Questa diversa concezione della libertà rappresenta oggi uno dei principali motivi del contendere nella guerra fra Russia e Ucraina, che vorrebbe entrare a far parte della UE e staccarsi dall’influenza di Mosca. Più in generale, rappresenta uno dei motivi che distinguono l’«asse del male» (Cina, Russia, Corea del Nord, Iran ecc) dal mondo occidentale.
Così, queste persone devono decidere se sostenere il lavoro di Meloni, del suo governo e dei partiti dei conservatori e riformisti all’interno del Parlamento europeo, oppure se auspicare e lavorare per favorire che la UE si dissolva nelle sue contraddizioni interne. E contemporaneamente, devono scegliere se favorire la politica di aperto sostegno del governo italiano a Ucraina e Israele oppure sostenere più o meno apertamente la politica di Putin e dell’«asse del male». Essere ambigui su un tema così importante non è leale.
Venerdì, 19 dicembre 2025
