Ospedali cattolici
Il ministro della Salute riconosce la lacuna nella legge dat.
Confermata l’opportunità di un rinvio alle Camere da parte del Capo dello Stato
Pochi minuti fa il ministro della Salute ha risposto a una question time proposta dall’on. Alessandro Pagano, che ha posto la questione dell’applicazione della legge sulle dat agli ospedali cattolici: una questione che era stata sollevata due giorni fa dall’appello inviato al Capo dello Stato dal Centro studi Livatino, dal Comitato Difendiamo i nostri Figli e da rappresentanti di medici e di istituti sanitari cattolici. L’on. Lorenzin ha riconosciuto l’esistenza del problema, cioè l’assenza nella legge di una norma che disciplini l’obiezione di coscienza, o che esenti dalle nuove disposizioni gli istituti sanitari cattolici. Lo ha riconosciuto a tal punto da annunciare un suo incontro con i rappresentanti di tali istituti al fine di individuare un equilibrio fra le norme appena approvate e la tutela delle intime posizioni di coscienza dei medici e del personale sanitario. Apprezzando la franchezza del ministro, rileviamo che l’incontro annunciato, e gli atti eventualmente seguenti – una circolare ministeriale? – non avranno mai la forza di colmare una voluta e conclamata lacuna della legge primaria. Ciò conferisce ancora più ragione all’auspicio che il Presidente della Repubblica, come chiesto dal nostro appello, rinvii con proprio messaggio al Parlamento il disegno di legge Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento per consentire che quel vulnus, apertamente ammesso dal ministro del settore, sia sanato. E per evitare un interminabile e costoso contenzioso, che sarebbe solo fonte di confusione e di danni per pazienti e medici.
Roma, 20 dicembre 2017
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