Dilexit nos è la quarta enciclica di Papa Francesco dedicata all’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo. Un testo importante da studiare, approfondire e meditare anche alla luce delle implicazioni storiche di tale esperienza spirituale e dell’impegno dei cattolici nel nostro tempo. Alcune considerazioni a margine.
di Daniele Fazio
La devozione al Sacro Cuore di Gesù punta direttamente al centro della nostra fede in quanto ci presenta il cuore trafitto di Cristo, pulsante dell’amore e della misericordia di Dio per l’uomo. Il riferimento al cuore non è in senso sentimentale. Il cuore – alla luce della tradizione ebraica – è il centro intimo e il motore di tutta la persona. È la sede della volontà che, densa di pensieri, muove la persona, è quello snodo fondamentale tra la ragione e le passioni che permette l’armonia nell’essere umano.
Fare riferimento al cuore di Cristo significa guardare al mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio – che ha preso un corpo umano – e al grande mistero della Redenzione, in cui Cristo stesso si è fatto obbediente al Padre volendo per sé ciò che il Padre voleva a beneficio di tutta l’umanità: il suo cuore trafitto è la sorgente della nuova vita.
Scriveva Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995): «Il Sacro Cuore è il modo con il quale Egli considera tutte le cose, le analizza e le guida con la sua volontà divina. E questa volontà deve trovare un’eco nel cuore dell’uomo» (4 marzo 1965). Lungi dall’essere una devozione sentimentale, come spesso erroneamente si sente dire da parte di qualche teologo o predicatore, il culto al Sacro Cuore connesso a quello della SS. Eucaristia ha una profonda densità teologica, così come il Magistero pontificio nel corso dei secoli con encicliche e interventi vari ha illustrato e come Papa Francesco ribadisce (cfr. Dilexit nos, cap. II-III-IV)
Storicamente v’è da rilevare che questa devozione ha ricevuto impulso e massima diffusione a partire dalle apparizioni che Gesù rivolse a Paray le Monial alla suora francese Margherita Maria Alacoque (1647-1690), successivamente canonizzata nel 1920 da Papa Benedetto XV (1914-1922). L’appello del Signore sul finire del XVII secolo era sì alla rigenerazione personale e alla conversione, soprattutto attraverso la rivelazione della pratica dei Primi nove venerdì del mese, cui è legata la grande promessa di morire pentiti ed in stato di grazia, ma puntava anche alla rigenerazione della cristianità, che stava sempre più precipitando in un sistema di peccato sociale che da lì a poco avrebbe causato errori ed orrori di cui ancora oggi portiamo le conseguenze.
Il Sacro Cuore, attraverso suor Margherita Maria, si rivolse direttamente a Luigi XIV (1638-1715), il Re sole, perché si mettesse a capo di un’opera di rigenerazione sociale che sbarrasse la strada a quel processo di scristianizzazione iniziato con la Rivoluzione protestante (1517) e che proseguiva attraverso un raffreddamento della religiosità – giansenismo –, una sempre maggiore frivolezza dei costumi, una disattenzione verso la morale cristiana e una diffusione dello spirito del dubbio circa la Chiesa e la religione.
Questa tendenza era naturalmente presente in quel tempo più nelle classi aristocratiche francesi che nei vasti strati della popolazione che subivano il cattivo esempio di queste. Saranno per buona parte questi i prodromi di quel fenomeno culturale ed ideologico che da lì a poco tempo avrebbe preso il nome di Illuminismo e che avrebbe scatenato in ambito politico ed istituzionale la Rivoluzione del 1789 in Francia, da cui si svilupperanno tutte le ideologie del mondo contemporaneo.
Quasi un secolo prima di questi tristi avvenimenti, il Sacro Cuore chiedeva al Re di Francia, quale massima autorità cattolica del tempo, influente non solo nel suo Regno, ma anche sulle classi nobili di tutti gli Stati europei, di invertire queste tendenze e quindi di essere l’iniziatore di una profonda riforma spirituale e sociale. Per compiere ciò doveva consacrarsi al Sacro Cuore, introdurre nella Corte e nelle insegne ufficiali del Regno l’effige del Sacro Cuore perché venisse onorata, costruire un Tempio dove soprattutto le élites di Francia avrebbero riconosciuto la Maestà divina ed adorato il Cuore divino, meditando sulla sua Passione e, infine, chiedere autorizzazione alla Sede Apostolica per la celebrazione della Messa in onore del Sacro Cuore. Si sarebbe potuto così inaugurare un tempo di controtendenza rispetto alla grave crisi del tempo, frutto di decadenza spirituale.
Le richieste, tuttavia, per motivi che non sappiamo, non furono soddisfatte e gli avvenimenti, come detto, precipitarono fino ai nostri giorni in cui, negati i diritti di Dio, si fatica ad affermare la dignità propria dell’uomo e il retto vivere in comunità e la Francia da figlia prediletta della Chiesa è diventata l’avanguardia, almeno nelle sue classi dirigenti, della Rivoluzione, così come l’introduzione dell’aborto nella Carta costituzionale ancora indica.
Il venerabile Papa Pio XII (1939-1958) affermava: «è […] nostro vivissimo desiderio che quanti si gloriano del nome di cristiani e intrepidamente combattono per stabilire il regno di Cristo nel mondo, stimino l’omaggio di devozione al Cuore di Gesù come vessillo di unità, di salvezza e di pace» (Haurietis Aquas in gaudio, V). Non è un caso, d’altra parte, che tutti i gruppi che hanno resistito e consapevolmente ancora resistono al processo di scristianizzazione si sono sempre fregiati di portare nelle loro insegne e nei loro distintivi l’effige del Sacro Cuore di Gesù.
Primi ad inaugurare questo costume furono in Francia proprio i vandeani, vittime di un mirato genocidio da parte dei rivoluzionari perché erano colpevoli di amare e difendere l’ordine naturale e cristiano che veniva smantellato e sovvertito. Nelle loro insegne campeggiava un cuore rosso sormontato da una croce a cui piedi vi era scritto: “Dio è il Re”. Gli insorgenti della Val Passiria con Andreas Hofer (1767-1810) si votarono per resistere all’avanzata delle truppe napoleoniche al Sacro Cuore e i cristeros messicani resistettero alla massiccia e violenta laicizzazione della nazione alla luce della regalità di Cristo.
L’immagine del Sacro Cuore, quale sigillo impresso nel cuore umano, diventa il segno dell’adesione sincera ed entusiasta alla causa dell’edificazione di un mondo a misura d’uomo e secondo il piano di Dio e di ferma speranza che, nonostante lo strepito del mondo, la vittoria più grande e quella in definitiva necessaria sta nella salvezza dell’anima.
Questa, però, dipende in qualche modo anche dalla forma data alle società e quindi questo fine ultimo non può proiettare l’uomo nell’intimismo, ma anzi lo spinge ad aprirsi alla dimensione sociale e pubblica della fede, che consiste concretamente nello sforzo per la costruzione, attraverso la nuova evangelizzazione, di una nuova società cristiana. Su questo versante soprattutto ha fatto riflettere il lungo magistero di San Giovanni Paolo II (1978-2005) – ripreso da Papa Francesco nella recente enciclica a proposito della dimensione sociale della riparazione (cfr. cap. V)
Papa Benedetto XVI (2005-2013) ha voluto consacrare in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, nella Veglia del 20 agosto 2011 a Madrid, i giovani al Sacro Cuore di Gesù, perché è dal sincero rapporto con Cristo, dall’ascolto della sua voce e dei suoi insegnamenti e dall’adesione alla sua volontà che può innescarsi il cammino della conversione che rinnova il cuore dell’uomo e pone il fondamento per il vero rinnovamento del mondo.
Il cammino della Rivoluzione, quale processo di disgregazione dell’ordine naturale e cristiano, è giunto all’attacco feroce all’uomo stesso nella sua interiorità. A ribellarsi e voler prendere dominio nella direzione della persona sono gli istinti e le passioni sregolate. La battaglia, oggi più che mai, si svolge nel cuore dell’uomo. Lì amore e intelligenza devono unitamente darsi appuntamento per vincere la battaglia per la verità, per il bene, per il bello.
Il richiamo rinnovato al Sacro Cuore è risposta ancora una volta attuale alla fase della scristianizzazione che mira ai nostri giorni alla destrutturazione antropologica. È quindi già di per sé indicazione di resistenza e missione. Resistenza alla dissoluzione dell’umano operata dalle ideologie transumaniste e missione per far scoprire alla luce del vero uomo, Gesù Cristo, la bellezza dell’umanità. Senza cuore non esiste uomo e senza amore l’umanità non può essere salvata.
Il Sacro Cuore solo, con la sua piena misericordia, può guarire quei cuori che, separando amore e verità, cuore, ragione e sentimenti, hanno finito per smarrire l’unità naturale e spirituale della persona. In Lui vi è il modello umano perfetto e l’ispiratore di un vero umanesimo cristiano. Il Sacro Cuore ci aiuta e ci insegna ad aderire all’ordine naturale, vetta dalla cui cima potersi innalzare verso l’ordine soprannaturale, per ottenere una rigenerazione spirituale che diviene fondamento della rigenerazione sociale.
Sabato, 26 ottobre 2024