GIOVANNI PAOLO II, Omelia nella Messa a Fatima il 13-5-1982, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. V, 2, pp. 1567-1577. Traduzione redazionale.
1. “E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Io. 19, 27).
Con queste parole si chiude il Vangelo dell’odierna liturgia a Fatima. Il nome del discepolo era Giovanni. Proprio lui, Giovanni, figlio di Zebedeo, apostolo ed evangelista, sentì dall’alto della croce le parole di Cristo: “Ecco la tua madre”. Prima Gesù aveva detto a sua Madre: “Donna, ecco il tuo figlio”.
Fu questo un mirabile testamento.
Lasciando questo mondo Cristo diede a sua Madre un uomo che fosse per Lei come un figlio: Giovanni. Lo affidò a Lei. E, in conseguenza di questa donazione e di questo atto di affidamento, Maria diventò madre di Giovanni. La Madre di Dio è divenuta madre dell’uomo.
Da quel momento Giovanni “la prese nella sua casa”. Giovanni divenne anche custode terreno della Madre del suo Maestro; è infatti diritto e dovere dei figli aver cura della madre. Soprattutto, però, Giovanni diventò per volontà di Cristo il figlio della Madre di Dio. E in Giovanni divennero figli di Lei tutti e ciascuno degli uomini.
2. “La prese nella sua casa” significa, letteralmente, nella sua abitazione.
Una manifestazione particolare della maternità di Maria in relazione agli uomini sono i luoghi, nei quali Ella s’incontra con loro; le case nelle quali Ella abita; case nelle quali si sente una presenza tutta particolare della Madre.
Tali luoghi e tali case sono numerosissimi. E sono di una grande varietà: dagli oratori nelle abitazioni e dalle edicole lungo le strade, nelle quali risplende luminosa l’immagine della santa Madre di Dio, alle cappelle e alle chiese costruite in suo onore. Vi sono però alcuni luoghi, nei quali gli uomini sentono particolarmente viva la presenza della Madre. A volte questi posti irradiano ampiamente la loro luce e attirano a sé la gente da lontano. Il loro raggio d’irradiazione può estendersi all’ambito di una diocesi, a un’intera nazione, a volte a diversi paesi e persino ai diversi continenti. Questi luoghi sono i santuari mariani.
In tutti questi luoghi si realizza in modo mirabile quel singolare testamento del Signore Crocifisso: l’uomo vi si sente consegnato e affidato a Maria e vi viene per stare con lei come si sta con la propria Madre. Le apre il suo cuore e Le parla di tutto: “la prende nella sua casa”, dentro a tutti i suoi problemi, a volte difficili. Problemi propri e altrui. Problemi delle famiglie, delle società, delle nazioni, dell’intera umanità.
3. Non accade così, forse, nel santuario di Lourdes in Francia? Non accade ugualmente così a Jasna Góra in terra polacca, nel santuario del mio Paese, che quest’anno celebra il suo giubileo di seicento anni?
Sembra che anche lì, come in tanti altri santuari mariani sparsi nel mondo, con una forza di particolare autenticità risuonino queste parole della liturgia odierna:
“Tu splendido onore della nostra gente” (Iudit. 15, 9); e anche le altre: “Di fronte all’umiliazione della nostra stirpe… hai sollevato il nostro abbattimento, comportandoti rettamente davanti al nostro Dio” (ibid. 13, 20).
Queste parole risuonano a Fatima quasi come un’eco particolare delle esperienze vissute non solo dalla Nazione portoghese, ma anche di tante altre nazioni e popoli che si trovano sulla faccia della terra: meglio, sono l’eco delle esperienze di tutta l’umanità contemporanea, di tutta la famiglia umana.
4. Vengo qui oggi perché precisamente in questo medesimo giorno lo scorso anno, in Piazza San Pietro a Roma, si è verificato l’attentato alla vita del Papa, misteriosamente coinciso con l’anniversario della prima apparizione a Fatima, che ebbe luogo il 13 maggio 1917.
Queste date si sono incontrate fra loro in modo tale che mi è parso di riconoscervi una speciale chiamata a venire qui. Ed ecco che oggi sono qui. Sono venuto a ringraziare la Divina Provvidenza in questo luogo che la Madre di Dio sembra avere scelto in modo così particolare. “Misericordiae Domini, quia non sumus consumpti” — Grazie a Dio non siamo stati annientati (Lam. 3, 22) —, ripeto ancora una volta con il profeta.
Di fatto, sono venuto soprattutto per proclamare qui la gloria di Dio stesso:
“Benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra” (Iudit. 13, 18), voglio ripetere con le parole della liturgia odierna.
E al Creatore del Cielo e della Terra elevo anche quello speciale inno di gloria, che è Lei stessa, l’Immacolata Madre del Verbo Incarnato:
“Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra… Davvero il coraggio che hai avuto non cadrà dal cuore degli uomini, che ricorderanno sempre la potenza di Dio. Dio faccia riuscire questa impresa a tua perenne esaltazione” (ibid. 13, 18-20).
Alla base di questo canto di lode, che la Chiesa intona con gioia, qui come in tanti luoghi della terra, si trova l’incomparabile scelta di una figlia del genere umano come Madre di Dio.
E perciò sia adorato soprattutto Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Sia benedetta e venerata Maria, tipo della Chiesa, in quanto “dimora della Santissima Trinità”.
5. Dal momento in cui Gesù, morendo sulla croce, disse a Giovanni: “Ecco la tua Madre”, e dal momento in cui il discepolo “La prese nella sua casa”, il mistero della maternità spirituale di Maria ha avuto il suo adempimento nella storia con un’ampiezza senza limiti. Maternità vuol dire sollecitudine per la vita del figlio. Ora, se Maria è madre di tutti gli uomini, la sua premura per la vita dell’uomo è di una portata universale. La dedizione di ogni madre abbraccia l’uomo intero. La maternità di Maria ha il suo inizio nelle sue cure materne per Cristo. In Cristo, ai piedi della croce, Ella ha accettato Giovanni e, in lui, ha accettato ogni uomo e tutto l’uomo. Maria abbraccia tutti, con una sollecitudine particolare, nello Spirito Santo. È infatti Lui, come professiamo nel Credo, Colui che “dà la vita”. È Lui che dà la pienezza della vita aperta verso l’eternità.
La maternità spirituale di Maria è dunque partecipazione alla potenza dello Spirito Santo, di Colui che “dà la vita”. Ed è nello stesso tempo l’umile servizio di Colei che dice di sé: “Eccomi, sono la serva del Signore” (Luc. 1, 38).
Alla luce del mistero della maternità spirituale di Maria, cerchiamo di capire lo straordinario messaggio, che cominciò a risuonare nel mondo da Fatima dal giorno 13 maggio 1917 e si prolungò per cinque mesi fino al giorno 13 ottobre dello stesso anno.
6. La Chiesa ha sempre insegnato, e continua a proclamare, che la rivelazione di Dio è stata portata a compimento in Gesù Cristo, il quale ne è la pienezza, e che “non si dovrà attendere alcuna nuova rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore” (Dei Verbum, 4). La Chiesa stessa valuta e giudica le rivelazioni private secondo il criterio della loro conformità con tale unica Rivelazione pubblica.
Quindi, se la Chiesa ha accolto il messaggio di Fatima è soprattutto perché questo messaggio contiene una verità e una chiamata, che nel loro contenuto fondamentale sono la verità e la chiamata del Vangelo stesso.
“Convertitevi (fate penitenza), e credete al Vangelo” (Marc. 1, 15): sono queste le prime parole del Messia rivolte all’umanità. E il messaggio di Fatima è, nel suo nucleo fondamentale, la chiamata alla conversione e alla penitenza, come nel Vangelo. Questa chiamata è stata fatta all’inizio del ventesimo secolo, e, pertanto, è stata rivolta in modo particolare a questo stesso secolo. La Signora del messaggio sembrava leggere, con una perspicacia particolare, i “segni dei tempi”, i segni del nostro tempo.
L’appello alla penitenza è materno e, al tempo stesso, è energico e fatto con decisione. La carità, che “si compiace della verità” (1 Cor. 13, 6), sa essere chiara e ferma. La chiamata alla penitenza va insieme, come sempre, alla chiamata alla preghiera. Conformemente alla tradizione plurisecolare, la Signora del messaggio di Fatima indica la corona — il rosario —, che si può giustamente definire “la preghiera di Maria”: la preghiera, nella quale Ella si sente particolarmente unita a noi. Lei stessa prega con noi. Con questa preghiera si abbracciano i problemi della Chiesa, della Sede di Pietro, i problemi di tutto il mondo. Inoltre, si ricordano i peccatori, perché si convertano e si salvino, e le anime del purgatorio.
Le parole del messaggio sono state rivolte a fanciulli dai sette ai dieci anni d’età. I fanciulli, come Bernardetta di Lourdes, sono particolarmente privilegiati nelle apparizioni della Madre di Dio. Ne deriva il fatto che anche il suo linguaggio è semplice, secondo la capacità di comprensione infantile. I bambini di Fatima sono diventati gl’interlocutori della Signora del messaggio e anche i suoi collaboratori. Una di loro vive ancora.
7. Quando Gesù disse dalla croce: “Donna, ecco il tuo figlio” (Io. 19, 26) in modo nuovo aprì il cuore di sua Madre, il Cuore Immacolato, e le rivelò la nuova dimensione dell’amore e la nuova portata dell’amore, al quale era stata chiamata, nello Spirito Santo, in forza del sacrificio della croce.
Nelle parole del messaggio di Fatima ci sembra di trovare proprio questa dimensione dell’amore materno, che con la sua ampiezza abbraccia tutte le vie dell’uomo verso Dio: tanto quelle che passano sulla terra quanto quelle che, attraverso il Purgatorio, portano oltre la terra. La sollecitudine della Madre del Salvatore è la sollecitudine per l’opera della salvezza: l’opera del Suo Figlio. È sollecitudine per la salvezza, per la salvezza eterna di tutti gli uomini. Mentre si compiono sessantacinque anni da quel 13 maggio 1917, è difficile non rendersi conto che l’amore salvifico della Madre abbraccia nella sua ampiezza, in modo particolare, il nostro secolo.
Alla luce dell’amore materno comprendiamo tutto il messaggio della Madonna di Fatima. Quanto si oppone più direttamente al cammino dell’uomo verso Dio è il peccato, il perseverare nel peccato, in ultima analisi la negazione di Dio. La programmata cancellazione di Dio dal mondo del pensiero umano. La separazione da Lui di tutta l’attività terrena dell’uomo. Il rifiuto di Dio da parte dell’uomo.
In verità la salvezza eterna dell’uomo si trova solo in Dio. Il rifiuto di Dio da parte dell’uomo, se diventa definitivo, porta logicamente al rifiuto dell’uomo da parte di Dio (cfr. Matth. 7, 23; 10, 33), alla dannazione.
La Madre, la quale desidera la salvezza di tutti gli uomini con tutta la forza dell’amore, che alimenta nello Spirito Santo, potrà tacere su quanto mina le basi stesse di questa salvezza? No, non può!
Perciò il messaggio della Madonna di Fatima, così materno, si presenta al tempo stesso così forte e deciso. Sembra persino severo. È come se parlasse Giovanni Battista sulle sponde del Giordano. Esorta alla penitenza. Mette in guardia. Chiama alla preghiera. Raccomanda la corona, il rosario.
Questo messaggio è rivolto a tutti gli uomini. L’amore della Madre del Salvatore arriva ovunque vuole si estenda l’opera della salvezza. E oggetto della sua premura sono tutti gli uomini della nostra epoca e, nello stesso tempo, le società, le nazioni e i popoli. Le società minacciate dall’apostasia, minacciate dal degrado morale. Il crollo della moralità porta con sé il crollo delle società.
8. Cristo ha detto dalla croce: “Donna, ecco il tuo figlio”. E, con queste parole ha aperto, in modo nuovo, il Cuore di sua Madre.
Poco dopo, la lancia del soldato romano trafisse il costato del Crocifisso. Quel cuore trafitto è diventato il segno della redenzione, realizzata con la morte dell’Agnello di Dio.
Il Cuore Immacolato di Maria, aperto dalle parole — “Donna, ecco il tuo figlio” —, incontra spiritualmente il Cuore del Figlio, trafitto dalla lancia del soldato. Il Cuore di Maria è stato aperto dallo stesso amore per l’uomo e per il mondo, con cui Cristo ha amato l’uomo e il mondo, offrendo per essi sé stesso sulla croce, fino al colpo di lancia del soldato.
Consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria significa avvicinarci, mediante l’intercessione della Madre, alla stessa Fonte della Vita, scaturita sul Golgota. Questa Sorgente scorre ininterrottamente e ne zampillano la redenzione e la grazia. In essa si realizza continuamente la riparazione per i peccati del mondo. Tale Sorgente è incessantemente fonte di vita nuova e di santità.
Consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria significa ritornare presso la Croce del Figlio. Vuol dire ancora di più: consacrare questo mondo al Cuore trafitto del Salvatore, riportandolo alla fonte stessa della Redenzione. La Redenzione è sempre più grande del peccato dell’uomo e del “peccato del mondo”. La forza della Redenzione supera infinitamente ogni specie di male, che è nell’uomo e nel mondo.
Il Cuore della Madre ne è consapevole, come nessun altro cuore in tutto il cosmo, visibile e invisibile.
E perciò chiama.
Chiama non solo alla conversione. Ci chiama a lasciarci aiutare da Lei, come Madre, per tornare nuovamente alla fonte della Redenzione.
9. Consacrarsi a Maria Santissima significa ricorrere al suo aiuto e offrirci noi stessi e offrire l’umanità a Colui che è Santo, infinitamente Santo; avvalersi del suo aiuto — ricorrendo al suo Cuore di Madre, aperto sotto la croce all’amore verso tutti gli uomini e verso il mondo intero — per offrire il mondo, e l’uomo, e l’umanità, e tutte le nazioni a Colui che è infinitamente Santo. La santità di Dio si è manifestata nella redenzione dell’uomo, del mondo, dell’intera umanità e delle nazioni: redenzione avvenuta mediante il Sacrificio della Croce. “Per loro io consacro me stesso“, aveva detto Gesù (Io. 17, 19).
Il mondo e l’uomo sono stati consacrati con la potenza della redenzione. Sono stati affidati a Colui che è infinitamente Santo. Sono stati offerti e affidati all’Amore stesso, all’Amore misericordioso.
La Madre di Cristo ci chiama e ci esorta a unirci alla Chiesa del Dio vivo, in questa consacrazione del mondo, in questo atto di affidamento mediante il quale il mondo stesso, l’umanità, le nazioni e tutti e ciascuno degli uomini sono offerti all’Eterno Padre, avvolti dalla potenza della Redenzione di Cristo. Sono offerti nel Cuore del Redentore trafitto sulla croce.
La Madre del Redentore ci chiama, ci invita e ci aiuta a unirci a questa consacrazione, a questo atto di affidamento del mondo. Allora, infatti, ci troveremo il più vicino possibile al Cuore di Cristo trafitto sulla croce.
10. Il contenuto dell’appello della Madonna di Fatima è così profondamente radicato nel Vangelo e in tutta la Tradizione, che la Chiesa si sente interpellata da questo messaggio.
Essa ha risposto a questo appello con il Servo di Dio Pio XII — la cui ordinazione episcopale era avvenuta precisamente il 13 maggio 1917 —, il quale volle consacrare al Cuore Immacolato di Maria il genere umano e specialmente i Popoli della Russia. Con quella consacrazione egli non ha, forse, soddisfatto all’evangelica eloquenza dell’appello di Fatima?
Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium e nella Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes, ha illustrato ampiamente le ragioni dei legami che uniscono la Chiesa con il mondo di oggi. Al tempo stesso, i suoi insegnamenti sulla particolare presenza di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa sono maturati nell’atto con cui Paolo VI, chiamando Maria anche Madre della Chiesa, indicava in modo più profondo il carattere della sua unione con la Chiesa stessa e della sua sollecitudine per il mondo, per l’umanità, per ogni uomo e per tutte le nazioni: la sua maternità.
In questo modo si è ancor più approfondita la comprensione del senso dell’affidamento, che la Chiesa è chiamata a fare ricorrendo all’aiuto del Cuore della Madre di Cristo e Madre nostra.
11. Come si presenta, oggi, davanti alla santa Genitrice del Figlio di Dio, nel suo Santuario di Fatima, Giovanni Paolo II, successore di Pietro e continuatore dell’opera di Pio, di Giovanni e di Paolo, e particolare erede del Concilio Vaticano II?
Si presenta a rileggere con trepidazione quella chiamata materna alla penitenza e alla conversione: quell’appello ardente del Cuore di Maria che si è fatto sentire qui, a Fatima, sessantacinque anni fa. Sì, lo rilegge con il cuore amareggiato, perché vede quanti uomini, quante società e quanti cristiani siano andati nella direzione opposta a quella indicata dal messaggio di Fatima. Infatti il peccato ha guadagnato un forte diritto di cittadinanza e la negazione di Dio si è diffusa nelle ideologie, nelle concezioni e nei programmi umani!
E proprio per questo l’invito evangelico alla penitenza e alla conversione, espresso con le parole della Madre, è ancora attuale. Più attuale anche di sessantacinque anni fa. E persino più urgente. Perciò tale invito diventa anche l’argomento del prossimo Sinodo dei Vescovi, l’anno venturo, Sinodo per il quale ci stiamo già preparando.
Il successore di Pietro si presenta qui anche come testimone delle immense sofferenze dell’uomo, come testimone delle minacce quasi apocalittiche, che incombono sulle nazioni e sull’umanità. E cerca di abbracciare queste sofferenze con il proprio debole cuore umano, mentre si pone proprio di fronte al mistero del Cuore: del Cuore della Madre, del Cuore Immacolato di Maria.
Grazie a queste sofferenze, con la consapevolezza del male che dilaga nel mondo e minaccia l’uomo, le nazioni e l’umanità, il successore di Pietro si presenta qui con una grandissima fede nella redenzione del mondo, fede nell’Amore salvifico che è sempre maggiore, sempre più forte di ogni male.
Così, se da un lato il cuore si stringe per il senso del peccato del mondo come pure per la gamma di minacce, che aumentano nel mondo, dall’altro lato lo stesso cuore umano si dilata nella speranza realizzando ancora una volta quanto hanno già fatto i miei Predecessori: consacrare e affidare il mondo al Cuore della Madre, affidargli specialmente quei popoli che ne hanno particolarmente bisogno. Questo atto equivale a consacrare e ad affidare il mondo a Colui che è Santità infinita. Questa Santità significa redenzione, significa amore più forte del male. Mai nessun “peccato del mondo” può superare questo Amore.
Ancora una volta. Infatti l’appello di Maria non è soltanto per una volta. Esso è aperto alle nuove generazioni, perché venga ascoltato secondo i sempre nuovi “segni dei tempi”. Si deve ritornare incessantemente a esso. Va ripreso sempre di nuovo.
12. Scrive l’Autore dell’Apocalisse:
“Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono:
““Ecco la dimora di Dio con gli uomini!
“Egli dimorerà tra di loro
“ed essi saranno suo popolo
“ed egli sarà il ‘Dio-con-loro’”“ (Apoc. 21, 2-3).
La Chiesa vive di questa fede.
Con tale fede cammina il Popolo di Dio.
“La dimora di Dio con gli uomini” è già sulla terra.
E in essa è il Cuore della Sposa e della Madre, Maria Santissima, ornato con il gioiello dell’Immacolata Concezione: il Cuore della Sposa e della Madre, aperto sotto la croce dalla parola del Figlio a un nuovo e grande amore dell’uomo e del mondo. Il Cuore della Sposa e della Madre, consapevole di tutte le sofferenze degli uomini e delle società sulla faccia della terra.
Il Popolo di Dio è pellegrino sulle strade di questo mondo nella direzione escatologica. Compie il pellegrinaggio verso l’eterna Gerusalemme, verso la “dimora di Dio con gli uomini”.
Là, dove Dio “tergerà ogni lacrima dai loro occhi;
“non ci sarà più la morte,
“né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (ibid. 21, 4).
Ma ora “le cose di prima” durano ancora. Proprio esse costituiscono lo spazio temporale del nostro pellegrinaggio.
Perciò guardiamo verso “Colui che siede sul trono”, che dice: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (cfr. ibid. 21, 5).
E con l’Evangelista e Apostolo cerchiamo di vedere con gli occhi della fede “il cielo e la terra nuovi” perché “il cielo di prima e la terra di prima” sono già passati…
Ma, finora, “il cielo di prima e la terra di prima” perdurano intorno a noi e dentro di noi. Non possiamo ignorarlo. Questo ci consente però di riconoscere quale immensa grazia è stata concessa all’uomo quando, in mezzo a questo peregrinare, all’orizzonte della fede dei nostri tempi si è alzato questo “Segno grandioso: una Donna”! (ibid. 12, l).
Sì, veramente possiamo ripetere: “Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra!
“… comportandoti rettamente, davanti al nostro Dio,
“… hai sollevato il nostro abbattimento”.
Sei veramente benedetta!
Sì, qui e in tutta la Chiesa, nel cuore di ogni uomo e nel mondo intero: sii benedetta o Maria, Madre nostra dolcissima!