
L’esperienza italiana al pellegrinaggio Parigi–Chartres 2025
di Tommaso Parolini
Si è svolta un paio di settimane fa, tra il sabato e il lunedì della domenica di Pentecoste, la 43ª edizione del pellegrinaggio Parigi–Chartres, organizzato dall’ente cattolico francese Notre Dame de Chrétienté sulle tracce del secolare itinerario riportato in auge cent’anni fa da Charles Péguy. Il cammino, che include tre Messe celebrate secondo il Messale Romano del 1962 e un’adorazione eucaristica notturna, è stato come di consueto accompagnato da un tema specifico di meditazione, in questo caso uno particolarmente caro alla nostra associazione, trattandosi della regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo (nel centesimo anniversario della Quas Primas di Papa Pio XI).
L’evento, che continua a crescere di popolarità a ogni edizione, ha raggiunto quest’anno il numero record di 19 000 pellegrini, senza contare quelli che si sono visti rimandare all’anno venturo a causa della chiusura delle iscrizioni. I partecipanti, in prevalenza giovani e giovanissimi, hanno intrapreso la lunga camminata di oltre cento chilometri attraverso le campagne francesi armati di rosario, bandiere e un immenso desiderio di testimoniare la propria fede tramite la gioiosa fatica del pellegrino. Dopo tre giorni di intenso cammino, costellato di canto, preghiera e meditazione, la colonna è stata accolta nel suo ingresso a Chartres da Sua Eccellenza mons. Christory, il quale, in un breve discorso prima della Santa Messa, ha affermato che «in realtà è la stessa Vergine ad accogliervi», aggiungendo che «noi sappiamo che Papa Leone prega perché ciascun pellegrino viva un incontro personale con il Cristo».
L’impresa, quest’anno facilitata dalle condizioni meteorologiche pressoché ottimali, è stata affrontata in particolare dai due capitoli italiani Immaculata Coredemptrix e B. Rolando Rivi — un’ottantina di pellegrini in tutto, tra veterani e “first-timers” — assistiti spiritualmente da un piccolo drappello di sacerdoti, diaconi e seminaristi. Tra le inconsuete grazie ricevute dagli italiani, la più grande è stata forse quella di poter partecipare alla Santa Messa di chiusura dall’interno dell’incomparabile cattedrale di Chartres: privilegio concesso, a causa dei numeri in gioco, soltanto ad una piccola parte dei capitoli. È stato così possibile non solo vivere appieno la celebrazione (liturgicamente impeccabile, come da aspettarsi dalla premurosa organizzazione), ma anche crogiolarsi nella bellezza inesauribile della cattedrale, la quale ospita, tra le proprie imponenti mura e vetrate sublimi, l’antica e molto veneranda reliquia del velo della Vergine.
L’impressione che pervade l’anima durante una simile esperienza, per quanto impossibile da rendere debitamente a parole, è quella di trovarsi finalmente “nel posto giusto”: sono tre giorni, questi, da vivere in mezzo a fratelli e sorelle che, pur nella straordinaria diversità di lingue, culture e provenienze esemplificata dai variopinti stendardi, camminano tutti nella stessa direzione, affrontano tutti le stesse fatiche e partecipano tutti alla stessa liturgia, esprimendo in modo quanto mai concreto quell’unità nella molteplicità e quell’ordine nella giubilazione che celebriamo in modo particolare nella Pentecoste, allorché l’unica vera Chiesa di Cristo ricevette il proprio mandato missionario all’insegna della sobria ebbrezza dello Spirito.
Come sempre accade in circostanze analoghe, dopo pochi giorni di beatitudine e di consolazione spirituale, il cristiano deve poi fare i conti con il rientro nella quotidianità, il “ritorno in Galilea” dei discepoli dopo la Risurrezione. L’auspicio, pertanto, è che questa bellissima esperienza, al di là degli effetti benefici che certamente porterà al mondo e alla Chiesa, funga per ciascun pellegrino da modello di cristianità per cui combattere nel martirio di ogni giorno e da cui attingere consolazioni, quando quest’ultimo sembra farsi troppo pesante, nella certezza che nessuna croce che Dio ci permette di affrontare potrà mai superare le nostre capacità.
In queste settimane dopo la Pentecoste, preghiamo dunque lo Spirito Santo che continui a effondere la propria sobria ebbrezza sulla sua Chiesa, soprattutto destando molte e sante vocazioni religiose e sacerdotali, e che il pellegrinaggio francese possa continuare a testimoniare una fede sempre nuova e sempre identica a se stessa per molti anni a venire.
Domenica, 22 giugno 2025