Dal 19 gennaio in Francia si susseguono e si inaspriscono le manifestazioni contro la riforma delle pensioni voluta da Emmauel Macron. In ballo non c’è solo il sistema pensionistico, ma l’intera concezione dell’uomo e della sua collocazione nel creato
di Antonio Mondelli
«Voglio lavorare più a lungo …. nel mio orto», «C’è vita dopo il lavoro», «Liberami dal lavoro»sono solo alcuni degli slogan che si possono ascoltare lungo le vie francesi interessate dalle manifestazioni contro il progetto di riforma delle pensioni voluto da Emmanuel Macron. E questi slogan, forse, possono dire di più di quanto hanno detto gli illustri sociologi e politologi interrogati sul tema. Possono sembrare semplicistici, slegati dalla realtà demografica ed economica che si trova a vivere il paese, ma ciò non impedisce a chi le grida per le strade di Francia di trovare un largo consenso nell’opinione pubblica, tant’è che, secondo un sondaggio IFOP, il 69% dei francesi sarebbe contrario alla riforma.
Questo massiccio rifiuto del progetto governativo è dunque rivelatore di un sentimento più profondo: si tratta in realtà della perdita del gusto per il lavoro. Infatti, al di là delle formule di rito sui diritti acquisiti e sulle conquiste sociali, dell’innegabile aspetto politico e dei rapporti di forza tra sindacati e governo, molti cugini d’oltralpe, nello scendere in piazza, più che una specifica opposizione ad uno o più aspetti della riforma manifestano la loro avversione nei confronti del proprio lavoro, il loro rifiuto di lavorare più a lungo e, più in generale, il loro disagio di fronte ad un modello economico nel quale non si riconoscono.
Tant’è che l’antropologo Philippe d’Iribarne, intervistato sul punto, ha avuto modo di affermare che «il lavoro ha perso il suo significato per la generalità dei francesi». Il lavoro viene vissuto come un male necessario e, dunque, ci si interessa di più alle condizioni di contorno: quante ferie, quante giornate di telelavoro, quanta flessibilità …
Il luogo di lavoro viene vissuto sempre più come un carcere e dunque il primo giorno di pensione sempre più come la libertà riconquistata. E questo, forse, può spiegare perché il rifiuto di questa riforma coinvolge tutte le classi sociali e tutte le categorie del mondo del lavoro, ed anche perche gli scioperanti appaiono così determinati: non sono in gioco solo tre anni di pensione, ma anche e soprattutto tre anni di libertà.
Se poi vi aggiungiamo quel malessere di fondo che, da qualche anno, sembra avvolgere il popolo francese in tutte le sue componenti (vedi il fenomeno dei gilet gialli) e la storica modalità violenta del popolo francese di manifestare il suo dissenso (Place de la Concorde, a dispetto del suo nome, ha conosciuto eventi ben più violenti), forse abbiamo qualche elemento aggiuntivo per comprendere quanto sta accadendo in questi giorni in Francia: si discute dell’intera concezione dell’uomo e del suo rapporto con la creazione.
Sabato, 25 marzo 2023