La vicenda umana di un ottimo divulgatore scientifico, rimasto però ancorato al positivismo ottocentesco, che continua ad essere confuso con il vero approccio scientifico alle cose
di Cosimo Galasso
Lo scorso 13 agosto è scomparso Piero Angela, figura grandiosa, quasi mitica, che nell’immaginario collettivo è assurto, progressivamente, al ruolo di “sacerdote della scienza”, cioè una sorta di novello “profeta” che in tutti questi anni, instancabilmente, ci ha additato una “strada”, la “Scienza”, rigorosamente scritta con la maiuscola, lungo la quale trovare tutte le risposte, da come è nato il mondo all’identità personale, da dove vengo e dove vado. Domande tipiche di ogni bambino, allorquando inizia a “svegliarsi” in lui il lume dell’intelligenza. Precisiamo subito che Angela il suo mestiere lo conosceva ed esercitava benissimo. Ha letteralmente “inventato” un profilo professionale indispensabile per il mondo contemporaneo: il “divulgatore scientifico”, cioè colui che, con linguaggio semplice e chiaro, fa da tramite fra gli scienziati, spesso isolati nelle loro torri d’avorio, e i “comuni mortali” come noi, sovente ignari degli ultimi sviluppi scientifici e delle conseguenti “ricadute” tecnologiche. Per avere contezza immediata di ciò, basti pensare alle trasformazioni subite dalle nostre vite con la diffusione ampia e capillare della tecnologia hardware (pc, smartphone, tablet, ecc.), a sua volta figlia delle grandi scoperte teoretiche dell’elettromagnetismo. Chi scrive gli è fortemente debitore: al pari di tanti coetanei è stato attento e fedele telespettatore delle sue produzioni televisive. Tuttavia, sin dalla prima puntata della sua famosa trasmissione, Quark, – messa in onda per la prima volta nel marzo del 1981 e seguita da ben nove milioni di telespettatori – fu evidente la “confusione” tra il Piero Angela geniale ideatore e conduttore della suddetta trasmissione e il Piero Angela scienziato, appellativo con cui la gente comune, ormai, lo identificava. Sotto questa veste è stato spesso intervistato per dire la sua in merito ad importanti eventi scientifici. Un esempio lampante di ciò è rappresentato da una delle sue ultime interviste, nella quale, rispondendo ad una domanda sul suo rapporto con il mondo della Fede, ebbe a dire: «Sono un uomo di scienza e non mi posso esprimere riguardo a Dio». Risposta fulminante, chiara, che fa scuola presso il grande pubblico che l’ascolta, alimentando surrettiziamente l’idea che la Scienza e la Fede siano due campi separati ed in contrasto fra loro.
Sciogliamo il primo equivoco: contrariamente a quanto affermato da lui stesso, Piero Angela non era un uomo di scienza, ma un uomo che parlava di scienza. La differenza è sottile e non banale. In Occidente in generale, ed in Italia in particolare, l’idealismo hegeliano veicolato da filosofi come Giovanni Gentile e Benedetto Croce ha relegato il mondo della scienza e dei suoi rappresentanti al ruolo di “figli di un Dio minore”. Di conseguenza la divulgazione scientifica è stata sempre appannaggio del mondo umanista e non di quello scientifico lato sensu. Il più grande fisico italiano dopo Galileo, Enrico Fermi, si lamentava sempre che toccava ad altri, e non a lui, il privilegio di commentare le proprie scoperte ed invenzioni. Per ovviare a questo inconveniente, egli tracciò brevemente quelle che dovevano essere le caratteristiche “minime” di un uomo di scienza. In estrema sintesi: l’uomo di scienza è colui che riflette su un problema non risolto, “inventando”, se necessario, la strumentazione necessaria per condurre un esperimento, la cui riuscita è indispensabile per validare la teoria che lui o altri hanno formulato, per inquadrare quel dato fenomeno in una legge, cioè mediante la ragione, che interpreta l’esperienza. Il risultato, inoltre, deve essere riproducibile sempre da chiunque operi nelle medesime situazioni. Da questa semplice definizione di Enrico Fermi si intuisce che Angela non può essere annoverato fra gli uomini di scienza. Fermi rincarava la dose, affermando che il mondo della divulgazione scientifica era politicamente impegnato e culturalmente legato a coloro che, non essendo riusciti a scoprire o a inventare alcunchè, si erano dati all’attività divulgativa come unica fonte di soddisfazione intelletuale. Succedeva e continua ad accadere che nel campo della divulgazione scientifica abbiano avuto la meglio coloro che lo stesso Fermi chiamava “finti scienziati” o “scienziati falliti”.
Un ultimo rilievo è bene farlo sull’epistemologia di Piero Angela, o meglio sull’assenza di una qualsiasi riflessione da parte sua riguardo la conoscenza scientifica e i risultati ottenibili dal metodo sperimentale galileiano, che per Angela è “sacro” e “onnipotente”, e non limitato, per la sua stessa natura, unicamente a fenomeni esprimibili in grammi, centimetri e secondi. Particolarmente risibile, inoltre, fu una serie di puntate nelle quali si cercava di descrivere l’amore in termini esclusivamente chimici!
Nessuno meglio del giornalista e scrittore Vittorio Messori ha saputo descrivere il “credo”scientifico di Angela. Commentando una sua puntata di Superquark, Messori scrisse:«(…) è un professionista abile che merita il successo di cui gode in televisione (e in libreria). Angela, però, è uno degli ultimi che credono senza un dubbio, un’incrinatura, nella Ragione e nella Scienza con la Maiuscola. Per lui, c’è sempre un esperto in grado di spiegarci tutto. Misteri, enigmi, angoli non illuminabili da alcun razionalismo? Non facciamo ridere! Ecco qui un professor Smith o Rossi dell’Università tale o talaltra, che ci chiarirà come stanno le cose…».
Angela, da strenuo e per certi versi ingenuo difensore di una scienza positivistica di stampo ottocentesco, nella sua luminosa carriera ha completamente ignorato, non sappiamo se volutamente o meno, ogni conquista della riflessione epistemologica. Seguace di un cartesianesimo radicale, che proclamò la frattura insanabile tra ragione ed esperienza, non ha mai dato l’impressione, durante le sua incredibile avventura giornalistica, di averne contezza. Chi l’ha seguito è stato da lui convinto che un giorno spiegheremo tutto: in questo modo ha sostituito la Fede con la Scienza. Nel commentare, in generale, questa tendenza oggi diffusissima, il filosofo della scienza Paolo Musso ha scritto: «Scientismo e positivismo continuano infatti a condividere la frattura cartesiana tra ragione ed esperienza, con tutte le sue tragiche conseguenze, prima fra tutte la deformazione della ragione, ridotta a pura capacità di calcolo e incapace di rapportarsi alla realtà in tutta la sua interezza, quanto all’eserienza, ridotta a pura emotività e incapace di valutare obiettivamente ciò che incontra. Proprio su ciò si basa infatti il tentativo positivista di relegare la religione e, più in generale, tutto ciò che ha a che fare con i valori umani nell’ambito dell’irrazionale o comunque del soggettivo, mentre la conoscenza sarebbe riservata ai soli aspetti materiali o quantificabili della realtà».
In estrema sintesi: Angela ha inquadrato il reale focalizzandosi solo sui suoi aspetti quantitativi, rifuggendo, almeno pubblicamente, al fatto che le cose, prima di pesarle, misurarle, cronometrarle ci sono…e non le abbiamo certo fatte noi! Questo è un dato assolutamente non scontato, perchè tutto ciò che ci circonda, è contingente, non necessario. Risuona dunque, inevitabilmente, la famosa domanda di Leibniz, cui nessun ateismo può rispondere: «Perchè c’è qualcosa anzichè il nulla?». A questa domanda non è possibile dare nessuna risposta in termini di grammi, centimetri, secondi…
Venerdì, 26 agosto 2022