Lo scandaloso arresto, con finalità politiche, di un parlamentare del Partito Diritto e Giustizia. Ma gli inquirenti non avevano ancora fatto i conti con il Consiglio d’Europa
di Wlodzimierz Redzioch
Il primo ministro polacco Donald Tusk, insieme al ministro della Giustizia e la procura, da mesi tentano di soffocare l’opposizione con varie accuse agli ex-ministri e politici. Una grande importanza, anche grazie all’impiego dei media, è stata data al presunto scandalo del Fondo Giustizia. Nel mirino dei magistrati si sono trovati: Zbigniew Ziobro, l’ex-ministro della Giustizia, e Marcin Romanowski, l’ex-vice ministro. Ziobro da mesi sta combattendo contro un brutto cancro e non può essere arrestato, allora l’attacco si è concentrato sull’europarlamentare Romanowski, deputato del partito Polonia Sovrana, che nel ministero è stato responsabile del Fondo Giustizia. Prima gli hanno tolto l’immunità parlamentare in Polonia e, su richiesta della procura, è stato arrestato la sera di martedì 16 luglio, poi, il mercoledì, è stato rilasciato perché le autorità polacche hanno “scoperto” che è protetto dall’immunità dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE). Gli eventi si sono svolti molto rapidamente. Lo stesso giorno dell’arresto l’avvocato Bartosz Lewandowski, difensore dell’ex-viceministro della Giustizia, ha informato l’APCE della detenzione illegale del suo cliente. La risposta è arrivata rapidamente. Il presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Theodoros Rousopoulos, si è rivolto con una lettera al presidente del Sejm (camera bassa del Parlamento polacco) Szymon Hołownia, confermando che Marcin Romanowski gode dell’immunità parlamentare. Il venerdì successivo il presidente Rousopoulos ha confermato ancora una volta la validità dell’immunità di Marcin Romanowski, scrivendo una lettera a Dariusz Korneluk, neoprocuratore nazionale polacco. «Vorrei sottolineare che l’immunità non è un privilegio concesso a una determinata persona, ma mira a garantire il rispetto delle istituzioni democratiche,di cui la persona è membro. Per ottenerne l’abrogazione occorre presentarne una separata e formale domanda predisposta dalla competente autorità nazionale», si legge nella lettera.
Va detto anche che il venerdì prima dell’arresto l’on. Romanowski si è presentato spontaneamente in procura, ma non è stato né interrogato né arrestato. Lo hanno fatto successivamente, con la presenza di tanti agenti e dei media, che registravano tutto. E’ una prova palese del fatto che si voleva spettacolarizzare l’arresto a scopi politici.
Tenendo conto della gravità del fatto, l’on. Romanowski, insieme al suo avvocato Lewandowski, ha presentato alla Procura nazionale una notifica relativa ad un possibile reato per abuso d’ufficio e per privazione illegale della libertà di un parlamentare della Repubblica di Polonia. Tali accuse riguardano il ministro della Giustizia Adam Bodnar, il vice ministro Arkadiusz Myrcha, il neo-procuratore nazionale Dariusz Korneluk, nonché altri cinque pubblici ministeri che facevano parte del gruppo investigativo.
L’avvocato Lewandowski dice che la posizione dell’organismo del Consiglio d’Europa è chiara: «il procedimento contro l’on. Romanowski dovrebbe essere sospeso affinché l’Assemblea parlamentare esamini se le accuse contro di lui non costituiscano repressione per ragioni politiche». Come sottolinea il difensore dell’ex-vice-ministro della Giustizia, ci sono moltissime prove che l’azione della Procura ha carattere politico.
Il deputato Marek Ast, membro della commissione parlamentare “Giustizia e diritti umani”, sottolinea che l’attuale ministro della Giustizia è uno dei principali attori della politica di ritorsione e di vendetta nei confronti dell’opposizione. Questa politica mira alla liquidazione del Partito Diritto e Giustizia. Ciò, ovviamente, non può avere nulla a che fare con uno stato di diritto democratico.
I difensori dei diritti e della legalità nell’Europa non hanno niente da dire? I media mainstream neanche?
Giovedì, primo agosto 2024