di Agostino Carloni
Tra i molti talenti del fondatore e reggente nazionale onorario di Alleanza Cattolica, Giovanni Cantoni, da molto tempo sofferente, emerge quello del comunicatore dotato di una dialettica e di una capacità di arrivare al cuore e alla mente delle persone assolutamente straordinarie.
La comunicazione in lui era ‒ il verbo all’imperfetto descrive purtroppo il suo attuale stato di dolore muto ‒ uno strumento e mai un fine. Non cercava l’applauso, ma la conversione del prossimo, mosso dalla volontà di gettare le fondamenta di quella che Papa san Giovanni Paolo II (1920-2005) ha definito «una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio».
La sua conoscenza profonda della scuola di pensiero controrivoluzionaria e della dottrina della Chiesa Cattolica in materia sociale, e non solo, era al servizio della buona battaglia che egli conduceva animato da quel fuoco, tipico dello spirito di san Luigi Maria Grignion de Monfort (1673-1716), che “incendiava” ogni parola nelle conferenze o nei colloqui con l’interlocutore, magari poco più di un ragazzino confuso e alla ricerca di un orizzonte esistenziale pieno di senso.
Ecco, Cantoni sapeva riscaldare i cuori e dare risposte con le proprie parole, con il proprio sguardo, con il proprio accompagnare con il movimento delle mani e del viso quanto andava dicendo.
Ma soprattutto ti avvinceva e ti convinceva con la coerenza tra le parole e i fatti.
Sono passati più di quarant’anni dal primo momento che lo incontrai e quello che anima l’agire dei militanti della mia età affonda ancora nell’obiettivo di rendere gloria a Dio attraverso la diffusione della dottrina sociale cristiana che lui ha saputo trasmettere.
Il suo metodo dovrebbe essere studiato in molti corsi universitari di Scienze della comunicazione, spesso fumosi e non sempre utili ai giovani che li frequentano. Cantoni faceva della reiterazione l’elemento centrale della conversazione. E ogni volta che percepiva, anche in uno solo degli uditori, qualche perplessità o non comprensione ritornava sul concetto per esprimerlo in nuove forme con esemplificazioni che spaziavano dalla battuta alla citazione erudita. Non si stancava mai di guardare l’interlocutore, di chiedergli come era andata e se il discorso era stato chiaro. L’obiettivo era, ed è ancora, quello di creare una mentalità cristiana che riconosca quotidianamente nei comportamenti e nelle leggi la regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. Una battaglia di una vita che Giovanni Cantoni, da pochi giorni ottantenne, continua silenziosamente a combattere dando forza a ciascun militante, anziano o giovane, dal letto in cui è e seguendo, per quanto possibile, il motto dell’editoriale che aprì il numero zero di Cristianità nei primi anni 1970: «Preghiera, azione, sacrificio».