• Passa al contenuto principale
  • Skip to secondary menu
  • Passa al piè di pagina
Alleanza Cattolica

Alleanza Cattolica

Cristianità

  • Cristianità
    • La rivista Cristianità – indici
    • Abbonarsi
    • Quaderni di Cristianità
    • Edizioni Cristianità
  • Temi
    • Libertà religiosa
    • Occidente
    • Politica internazionale
    • Famiglia
      • Matrimonio
      • Divorzio
      • Family day
      • Unioni civili
      • Omosessualità
    • Educazione
    • Vita
      • Aborto
      • Droga
      • Fine vita
  • Rubriche
    • Voce del Magistero
      • Angelus
      • Udienze
      • Regina coeli
      • Discorsi
      • Magistero episcopale
    • Dizionario del Pensiero Forte
    • Archivio film
    • Lo scaffale
    • Via Pulchritudinis
      • Arte
      • Architettura
      • Cinema
      • Costume
      • Iconografia
      • Letteratura
      • Musica
      • Teatro
    • Nel mondo…
      • Italia
        • Elezioni 2022
      • Africa
      • Centro america
      • Europa
      • Medio Oriente
      • Mediterraneo
      • Nord America
      • Sud America
      • Sud-est Asiatico
    • Economia
    • Interviste
    • Comunicati
    • Spigolature
    • English version
    • Versión en Español
  • Spiritualità
    • Il pensiero del giorno
    • Cammei di Santità
    • Esercizi di Sant’Ignazio
    • Le preghiere della tradizione
    • Sante Messe del mese
    • Ora di adorazione
    • Affidamento a Maria
      • Appello ai Vescovi e ai Sindaci d’Italia
      • L’affidamento alla Madonna dei Vescovi
      • Affidamento alla Madonna da parte dei sindaci
  • Lettere agli amici
  • Eventi
  • Audio e Video
    • Video
      • Riflessioni di Marco Invernizzi
      • Storia della Chiesa
      • Geopolitica
      • Islam: ieri e oggi
      • Video interviste
      • Convegni
      • Conferenze
    • Scuole estive
    • Audio
    • Radio Maria
Ti trovi qui: Home / In evidenza / Quale democrazia per quale Europa

Quale democrazia per quale Europa

8 Maggio 2025 - Autore: Renato Veneruso

AfD

I casi della sentenza contro l’AfD in Germania e delle elezioni in Romania conducono a riflettere sullo stato della libertà di espressione nel nostro continente

di Renato Veneruso

Il BfV (Bundesamt fur Verfassungsschutz), Ufficio federale per la difesa della Costituzione della Germania, ha reso note le conclusioni della investigazione sul movimento politico costituitosi in AfD – Alternative fur Deutschland, il partito che ha raccolto alle elezioni generali dello scorso 23 febbraio il 20,80% dei voti (oltre dieci milioni di suffragi) su base proporzionale nazionale e risultando il primo partito (al 39% in Turingia ed al 37% in Sassonia e Sassonia-Anhalt) in tutti i Lander della ex DDR – Deutsche Demokratische Republik, la Germania dell’Est che era rimasta divisa dopo la sconfitta della II guerra mondiale e sottoposta al controllo socialcomunista sovietico.

Dopo avere classificato tale movimento politico come ‘caso sospetto’, il BfV lo ha, all’esito di un report di oltre mille pagine (non ancora reso noto nella sua totalità) redatto dopo sette anni di investigazione, qualificato come partito estremista di destra in quanto «la concezione prevalente del partito riguardo alle persone, basata sull’etnia e sull’origine, è incompatibile con l’ordinamento fondamentale di una libera democrazia».

Bisogna ricordare che la Grundgesetz tedesca, la costituzione della Repubblica federale tedesca, approvata nel maggio del 1949 dai Lander di quella che sarebbe stata la Germania dell’Ovest fino alla riunificazione avvenuta con l’annessione dei Lander ex DDR nell’ottobre 1990, memore di quanto accaduto nel 1933, con la salita al potere del Partito Nazional Socialista ed alla cancelleria di Adolf Hitler vittoriosi alle elezioni, con un trapasso del tutto legittimo e legale dalla Repubblica di Weimar (istituita sulle ceneri dell’impero guglielmino dopo la sconfitta della Grande Guerra, nel 1919) al terzo Reich nazista, ha espressamente previsto che «i partiti, che per le loro finalità o per il comportamento dei loro aderenti si prefiggono di danneggiare od eliminare l’ordinamento fondamentale democratico e liberale o di minacciare l’esistenza della Repubblica Federale Tedesca, sono incostituzionali» (art. 21 II).

In tale prospettiva, poiché «Le associazioni, i cui scopi o la cui attività contrastino con le leggi penali, o siano dirette contro l’ordinamento costituzionale… sono proibite» (art. 8 II) e «chi abusa della libertà di espressione del pensiero, in particolare della libertà di stampa (art. 5, comma I), della libertà di insegnamento (art. 5, comma III), della libertà di riunione (art. 8), della libertà di associazione (art. 9), del segreto epistolare, postale e delle telecomunicazioni (art. 10), del dirittodi proprietà (art. 14) o del diritto di asilo (art. 16, comma II), per combattere l’ordinamento fondamentale democratico e liberale, perde questi diritti» (art. 18), di modo che gli stessi «partiti, che per le loro finalità o per il comportamento dei loro aderenti si prefiggono di danneggiare od eliminare l’ordinamento fondamentale democratico e liberale o di minacciare l’esistenza della Repubblica Federale Tedesca, sono incostituzionali» (art. 21 II), l’ordinamento tedesco ha assegnato al servizio segreto interno, appunto il BfV, il compito di vigilare a protezione dell’ordine costituzionale.

E’ la “Wehrhafte demokratie” (Democrazia protetta) con il quale la Repubblica Federale si identifica costituzionalmente, ovvero un sistema liberaldemocratico in cui lo Stato deve proteggersi da gruppi e organizzazioni che, anche senza commettere reati, vogliono sovvertire la democrazia. Il ruolo di custode dell’ortodossia liberaldemocratica è, dunque, affidato al Bundesamt fur Verfassungsschutz – Ufficio federale per la difesa della Costituzione, che, svolgendo una funzione pubblica tale da produrre immediati effetti elettorali, politici e geopolitici, ogni anno divulga un rapporto in cui indica partiti, movimenti, organizzazioni, case editrici e giornali classificati come non conformi (unvereinbar) alla democrazia, con l’obiettivo di disincentivare la popolazione a sostenerli o a votarli. Qualora questi gruppi ottengano consensi tali da minacciare l’ordine costituito, lo Stato può intervenire sciogliendoli con la forza.

L’Agenzia non ha poteri per se stessa di tipo repressivo o di polizia bensì meramente investigativi, ma opera direttamente come organizzazione sotto il controllo del Ministero dell’Interno, i suoi quadri sono funzionari pubblici tenuti al costante rispetto dei pareri politici e degli obiettivi di governo; non è, dunque, una formazione né indipendente né neutrale ma ha, anzi, l’obiettivo di contrastare le formazioni politiche ritenute contrarie, per le loro idee, all’ordine costituzionale liberaldemocratico.

Con la qualificazione di AfD da caso sospetto a partito estremista, i membri dell’Agenzia sono ora autorizzati, senza alcuna sostanziale limitazione ed al di fuori dal perimetro del sindacato giurisdizionale, a tenere sotto osservazione le riunioni, controllare i telefoni, realizzare registrazioni audio e video e reclutare informatori per garantire la supervisione sul movimento politico, in buona sostanza a ‘spiarlo’ per promuovere l’accertamento definitivo dello stesso come contrario all’ordine costituzionale e, quindi, a consentirne il divieto e lo scioglimento, che spetterebbero in ultima istanza al Tribunale Costituzionale Federale di Karlsruhe, dopo un voto qualificato del Bundestag, il Parlamento tedesco.

Senza volere entrare -in questa sede- nel merito della fondatezza delle accuse mosse ad AfD, che paiono invero, a confronto con il programma del partito, approvato dal congresso nel gennaio di quest’anno come agenda politica in vista delle elezioni prossime, del tutto pretestuose e prive di riscontro documentale, ad apparire in pericolo, più che la democrazia tedesca a causa di AfD, è piuttosto la libertà stessa di pensiero ed opinione, come lamentato da molti commentatori e politici tedeschi, molti niente affatto ascrivibili a destra.

L’ex-presidente del BfV, Hans Georg Maassen, rimosso dalla carica nel 2018 perché poco propenso a seguire l’indicazione di indagare l’AfD come movimento potenzialmente anticostituzionale, entrato in politica come leader della WerteUnion (Unione dei Valori), corrente di destra della CDU (Unione dei Cristiano Democratici), ha intrapreso una battaglia contro il rischio della deriva illiberale del sistema di controllo legale del BfV, fino al punto da diventare egli stesso oggetto delle ‘attenzioni’ dei suoi ex-sottoposti.

In Germania è, perciò, in corso un feroce dibattito, la cui polarizzazione va ben oltre il consueto discrimine destra/sinistra, sul rischio che il controllo repressivo contro i movimenti anticostituzionali possa piuttosto favorire una censura del libero pensiero da parte dell’establishment governativo (che, tra l’altro, in Germania, grazie alle frequenti Grosse Koalition -come quella che il neocancelliere Merz sta mettendo in piedi in questi giorni- corrisponde a soli due/tre partiti ed ai pochi leaders che li dirigono), secondo la direttrice per cui il politicamente corretto può e deve impedire anche solo l’affermazione di un pensiero contrario e/o dissonante.

Del resto, in questi giorni in Romania i cittadini sono stati chiamati nuovamente alle urne dopo la decisione della Corte Costituzionale romena di invalidare il risultato delle precedenti elezioni generali che aveva visto il successo di Calin Georgescu, le cui fonti di finanziamento, con le quali aveva svolto la sua campagna elettorale con propaganda massiva su TikTok sono state ritenute possibilmente riferibili ad agenti stranieri, segnatamente alla Federazione Russa.

Ciò che conta qui rilevare non è la peraltro più che probabile ingerenza russa nel finanziamento della campagna elettorale di Georgescu -che, se effettivamente tale, renderebbe corretto l’annullamento del risultato elettorale-, quanto la circostanza che la Corte Costituzionale di Bucarest, composta da soli nove membri di nomina politica (tre dalla Camera dei Deputati, tre dal Senato e tre dal Presidente della Romania), che pure ha formalmente il compito, ex art. 146 lett. f) Cost., di garantire il rispetto della procedura per l’elezione del Presidente della Romania e confermarne i risultati delle votazioni, vi ha provveduto senza alcun procedimento di accertamento giurisdizionale della fondatezza dei sospetti su Georgescu, basandosi esclusivamente su elementi indiziari provenienti da rapporti dell’intelligence, interna ed estera.

Ora, se deve preoccuparci che Putin promuova nuovamente il mito di Stalin, cui vengono intestate statue ed aeroporti, quanto più deve preoccuparci che nel cuore dell’Europa si ritenga di potere avere in spregio, in assenza di ogni rispetto dei pesi e contrappesi dello Stato di diritto e del principio di divisione dei poteri, la valenza del voto quale espressione del popolo sovrano?

Se al popolo non si concede più neanche l’illusione che il suo voto possa concorrere alle decisioni che riguardano la cosa pubblica, perché c’è sempre qualche ‘piccolo popolo’ di giacobina memoria capace di interpretare meglio la volontà generale, ci vogliamo stupire che in Germania solo il 40% della popolazione dichiara di sentirsi libero di esprimere la propria opinione?

Si può dar torto al vicePresidente degli USA, Vance, che lamenta, a commento del report del BfV, che il Brandmauer, il muro antifuoco che è stato innalzato dai partiti tradizionali tedeschi contro AfD, sia la riedificazione del Muro di Berlino contro gli oltre dieci milioni di elettori germanici che l’hanno votato, la maggioranza dei quali significativamente residenti nei Lander che già erano stati rinchiusi dal muro comunista?       

Quando, infatti, salta il principio elementare di ogni ordinamento democratico, del rispetto del consenso popolare, è la libertà stessa ad essere seriamente in pericolo, in quanto la pretesa stessa di rappresentanza politica può trasformare in fuorilegge.

Come cantavano i briganti per descrivere la condizione in cui li aveva precipitati l’invasione della loro terra da parte dell’esercito sabaudo, portatore dei princìpi della Rivoluzione francese: «Uomo si nasce e brigante si muore, ma se moriamo, porgete un fiore ed una preghiera per questa libertà».

Giovedì, 8 maggio 2025

* campi obbligatori
Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla Privacy per avere maggiori informazioni.

Controlla la tua posta in entrata o la cartella spam adesso per confermare la tua iscrizione.

Condividi:

  • Fai clic per condividere su X (Si apre in una nuova finestra) X
  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra) Facebook
  • Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) LinkedIn
  • Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra) WhatsApp

Correlati

Archiviato in:Europa, In evidenza, Nel mondo...

Footer

Alleanza Cattolica

Viale Parioli 40, 00197 Roma
tel. +39 349 50.07.708
IBAN: IT59N0623012604000030223995
info@alleanzacattolica.org

Privacy Policy

Cristianità

c.p. 185 – 29100 Piacenza
tel. +39 349 50.07.708
C.F. 00255140337

Chi siamo

  • Presentazione
  • Statuto
  • Riconoscimento ecclesiale
  • Decreto Indulgenza
  • Inter nos
  • Email
  • Facebook
  • Instagram
  • WhatsApp
  • YouTube

Iscriviti alle Newsletter

Controlla la tua casella di posta o la cartella spam per confermare la tua iscrizione

Copyright © 2025 Alleanza Cattolica · Accedi