Cristiani e musulmani vittime della medesima follia laicista in Francia
di Marco Respinti
Sorpresa, nella Francia della “laïcité” aggressiva c’è rimasto ancora un cristiano. Ma mal gliene incoglie. Perché il tipo in tuta, sneakers e sembianze nordafricane che lo scippava alle 4.30 di domenica 6 agostoal Porto Vecchio di Marsiglia, vista la medaglietta del battesimo che gli pendeva al collo, gli ha elargito un bonus, un pugno in più. L’aggressore, un sottoprodotto culturale delle nuove periferie che probabilmente non sa più nemmeno come si scrive «Dio», faceva parte di una gang di sei e il derubato era Julien Chevet. Ma pure Lukas Goslini, Thomas Molina e la fidanzata di quest’ultimo sono stati vittime di furti, toccamenti nei genitali, spintoni e manate. Ora, che in Francia ci sia un cristiano, e che ne paghi il fio, è già una notizia, ma che per di più quel cristiano appartenga ad ambienti pubblici, addirittura politici, è, per la Francia del secolarismo sfegatato, una notiziona. Chevet, Goslini e Molina sono infatti assistenti dei deputati Frank Giletti, Gisèle Lelouis e José Gonzalez del Rassemblement National.
Correva la Terza Repubblica, quando Parigi varò la legge del 9 dicembre 1905 sulla separazione fra Stato e Chiesa che, giocando sporco fra laicità e laicismo, autorizzò il governo a impedire qualsiasi manifestazione della fede in pubblico. Non la confusione fra Stato e Chiesa, che non fa bene a nessuno, ma proprio vietare anche solo una preghiera in pubblico. Poi è venuta la nuova legge contro il «separatismo» del 2021, che ha inasprito tutto. Quando, all’inizio di giugno, alcuni alunni delle medie fra i 9 e gli 11 anni hanno osato benedire i pasti che stavano per consumare nella mensa scolastica, è scoppiato l’inferno.Il sindaco di Nizza, Christian Estrosi, ha lanciato l’allarme con una lettera surreale, degna del contrasto al peggior terrorista, altro che ragazzini, al primo ministro, Élisabeth Borne, e poi il ministro per l’Educazione nazionale e la gioventù, Pap Ndiaye, ha sguinzagliato le task force che i provveditorati francesi addestrano per salvaguardare i valori repubblicani, un mix di illuminismo, positivismo, paramassonismo e un bel po’ di cialtronismo. Sì, i pericolosi ragazzini che pregavano erano musulmani, ma lo Stato francese non fa distinzioni teologiche, censura tutti. Certo, la legge del 1905 e la Costituzione assicurano la libertà religiosa, ma lo faceva pure la Costituzione sovietica ieri e lo fa quella cinese oggi. In Francia si chiamano jeux de mots, giochi di parole.
Mercoledì, 16 agosto 2023