Cubani esiliati, Cristianità n. 151 (1987)
Il documento — con oltre settantacinquemila firme raccolte nelle comunità della diaspora dal comitato Cubanos Desterrados e sottoscritto, fra gli altri, da due vescovi e da trentasei sacerdoti — consegnato al Santo Padre Giovanni Paolo II il 10 settembre 1987 da S.E. mons. Agustìn A. Roman, ausiliare e vicario di Miami.
Presentata in occasione del viaggio pontificio negli Stati Uniti
Rispettosa e filiale supplica dei rifugiati cubani al Padre comune della Cristianità
A Sua Santità Giovanni Paolo II
Santo Padre,
noi, vostri figli cubani esiliati dalla loro patria a causa della crudele dittatura comunista di Fidel Castro, ci rivolgiamo a Vostra Santità chiedendole di avere compassione della nostra situazione.
È vero che oggi ci troviamo in una terra famosa per la sua ospitalità, famosa per la sua ricchezza, famosa per le possibilità che offre. Si, gli Stati Uniti d’America ci offrono tutto. Ma non ci possono offrire, nonostante la generosità del loro popolo, la particolare atmosfera della terra natale.
Anche nella prosperità nordamericana, le migliaia di esiliati cubani hanno nostalgia del panorama di Cuba, hanno nostalgia delle bellezze naturali di Cuba, hanno nostalgia del costante contatto con l’anima cubana, quell’anima alla cui evangelizzazione tanto ha contribuito il grande arcivescovo di Santiago di Cuba, sant’Antonio Maria Claret.
Abbiamo soprattutto nostalgia della convivenza con quella parte prediletta della nazione cubana costituita dai prigionieri politici, il cui numero tocca — secondo le valutazioni più serie — i quindicimila detenuti.
Soprattutto, Santo Padre, le nostre anime gemono vedendo la triste situazione in cui si trova, a Cuba, la santa Chiesa cattolica. Nonostante si vada dicendo che il regime comunista avrebbe cessato la persecuzione religiosa — si tratta di affermazioni ingannevoli, che la dittatura castrista ha interesse a diffondere — la religione cattolica continua a essere notevolmente oppressa nella nostra patria, dal momento che gode soltanto di una piccola parte — per altro precaria — dei diritti che a essa spettano per giustizia, in quanto vera Chiesa di Dio.
In tutti i paesi che avete onorato con la Vostra presenza, la Vostra parola, Santo Padre, si è caratterizzata come una parola di particolare sollecitudine in favore degli oppressi.
Animati da questa sollecitudine paterna, noi sottoscritti chiediamo a Vostra Santità di far udire la sua voce, oltre le meno che centosessanta miglia che ci separano dal territorio cubano, per chiedere la liberazione immediata di tutti i prigionieri politici. Infatti, in tutti i paesi latinoamericani in cui si fa sentire la propaganda comunista, il comunismo reclama la libertà per ogni sorta di terroristi, che tentano di abbattere i regimi ivi vigenti. Basti pensare al Cile, al Brasile o alla Colombia. Ci sembra strano e incomprensibile che il comunismo, mentre si mostra tanto zelante nel rivendicare la libertà per sé, perseguiti in modo inclemente i suoi stessi avversari politici, nei paesi in cui riesce a installarsi.
Chiediamo anche l’intercessione di Vostra Santità perché cessi l’ingiustizia che subiamo noi esuli cubani consistente nel non poter fare ritorno nella nostra patria. A questo scopo non basta la soppressione degli attuali ostacoli politici o doganali, ma è necessaria una garanzia, assunta a livello internazionale, che in futuro disporremo delle libertà alle quali il popolo cubano ha sempre aspirato, cioè di una libertà esemplare come quella di cui godiamo attualmente nell’accogliente nazione nordamericana.
Tenendo conto del fatto che Fidel Castro tenta di consolidare in Nicaragua la tirannide comunista — allo scopo servendosi di mezzi tragicamente efficaci — i nostri cuori si rivolgono anche verso i nostri fratelli nicaraguensi sofferenti.
Confidiamo nel fatto che una parola di Vostra Santità contribuirà in modo sostanziale a rendere ingiustificabile e a far cadere quasi da sola la tirannide e l’oppressione. Allora si apriranno le chiese e le carceri e si abbatteranno le barriere affinché il popolo di Cuba, finalmente libero, possa decidere da sé i propri destini.
In questo modo, liberata dall’oppressione castro-comunista, la nazione cubana — che in altri tempi fu «la perla delle Antille» — potrà avviarsi, con passo sicuro e sotto la speciale protezione della Madonna della Carità e del Vicario di Cristo, verso il futuro grandioso che la Provvidenza ha a essa riservato. Con la speranza riposta in questo futuro, nel quale la nostra amata patria tornerà a essere «la terra più bella che occhi umani videro», chiediamo a Vostra Santità la Benedizione Apostolica.
Cubani Esiliati
Miami, agosto-settembre 1987