Dopo un terzo attacco ad Alleanza Per la Vita
Risposta al Movimento Per la Vita
Per la terza volta, un «Movimento» che si dice «per la Vita» prende l’iniziativa di attaccare, con il consueto astio maldestro, l’attività di chi, come Alleanza Cattolica e Alleanza Per la Vita, non intende recedere dal proprio compito (1): sollecitare – offrendo la propria cooperazione e chiedendo l’altrui cooperazione – il lecito, appropriato e sempre più urgente referendum che abroghi, dell’infame «legge» n. 194, ognuna delle norme omicide, e ristabilisca doverosamente il carattere di reato dell’omicidio-aborto e l’elementare tutela anche giuridica del diritto naturale di ogni uomo alla vita.
Per la terza volta rispondiamo. E non neghiamo che la risposta sia più agevole: l’«accusatore», infatti, forse ammaestrato dall’adeguatezza delle risposte che a suo tempo fummo nella necessità di dare al dr. Piero Pirovano, al dr. Angelo Narducci e al dr. Pier Giorgio Liverani, si guarda bene dal fornire il sia pur minimo sostegno di fatti alla sua «accusa».
Il dr. Sansonetti – giornalista di Avvenire, come i suoi colleghi appena citati – «accusa», dunque, l’iniziativa di Alleanza Per la Vita di non essere confortata «da un minimo di efficacia, di credibilità, di cristallinità e di intelligenza» e di assumere, quindi, «caratteristiche di disturbo e di provocazione» (2). Egli dà anche una sorta di esegesi a tali «accuse»; ma talmente vaporosa, come si è detto, che è difficile leggervi obiezioni concrete a cui rispondere. Tra le più curiose, l’«accusa» di «inefficacia», proveniente da un Movimento per la Vita che dichiara formalmente di sé stesso di poter raccogliere le firme necessarie solo a condizione di «auspicabili consistenti collaborazioni», se non verranno le quali dovrà annunciare «la rinuncia al referendum motivandola con il giudizio negativo sulla quantità delle sole proprie forze»! (3). Altrettanto curiosamente, a proposito della «cristallinità», l’«accusatore» insinua l’uso «politico» del referendum da parte di Alleanza Per la Vita; quando sono noti a chiunque i legami partitici, documentabili e documentati, dei vertici del Movimento per la Vita con la Democrazia Cristiana (4).
Chi sono dunque, realmente, i provocatori?
Il dr. Sansonetti è forse persuaso che debbano essere annoverati tra i provocatori le personalità del mondo scientifico, giuridico, teologico e filosofico, e gli esponenti dei principali organismi per la vita (cattolici e non), che hanno sottoscritto la propria adesione al comitato internazionale di patronato di Alleanza Per la Vita, e che hanno partecipato numerosissimi al Congresso Europeo Per la Vita promosso da Europa Pro Vita e da Alleanza Per la Vita?
È a provocatori che Sua Santità Giovanni Paolo II, nel corso dell’udienza del 26 aprile 1980, avrebbe rivolto il suo incoraggiamento e la sua approvazione? (5). Oppure, se non provocatori, sono stati tutti provocati? Tutti ingannati?
Al dr. Sansonetti l’onere di documentare l’inganno.
Intanto, l’onore di avere detta, certo involontariamente, una grande verità: che le iniziative «non […] confortate da un minimo di efficacia, di credibilità, di cristallinità e di intelligenza, […] vengono ad assumere inevitabilmente caratteristiche di disturbo e di provocazione». Per parte nostra, abbiamo già cominciato a documentare largamente da quale efficacia, credibilità, cristallinità e intelligenza siano confortate le iniziative e le inerzie del Movimento per la Vita: non possiamo dunque non convenire con il dr. Sansonetti che esse «vengono ad assumere inevitabilmente caratteristiche di disturbo e di provocazione».
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Tra pochi mesi, allo scadere del termine entro cui depositare presso la Corte di Cassazione l’appropriata richiesta di referendum antiabortista corredata delle firme necessarie, si riproporrà la necessità di tracciare un bilancio esatto – e forse spietato – di quanto in Italia è stato compiuto (o è stato omesso) per l’abrogazione delle infami norme omicide.
Un bilancio la cui necessità potrebbe imporsi anche prima, se nuovi e non improbabili inganni venissero riproposti per disorientare e paralizzare la reattività antiabortista delle popolazioni cattoliche (6).
Il Movimento per la Vita ha ormai pochissimo tempo per sciogliere dubbi sempre più gravi circa la sua reale funzione.
Il Consiglio Direttivo
di ALLEANZA PER LA VITA
Roma, 31 maggio 1980
Note:
(1) Il primo attacco, da parte del Movimento per la Vita e di Avvenire, è del 21 e 22 aprile 1979. La prima nostra risposta è del maggio successivo: cfr. GIOVANNI CANTONI, I falsi «avvocati» della vita, in Cristianità, anno VII, n. 49, maggio 1979. Il secondo attacco, da parte di Avvenire, è del 3 febbraio 1980. La seconda risposta appare in Cristianità, anno VIII, n. 58, febbraio 1980, dove sono pubblicati sia il comunicato stampa di Alleanza Per la Vita, del 3 febbraio, sia la dichiarazione del Consiglio Direttivo di Alleanza Per la Vita, del 5 febbraio.
(2) Cfr. V. S. [Vincenzo Sansonetti], Mancanza di credibilità e di un impegno serio, in Sì alla vita, anno III, n. 2, marzo [in realtà maggio] 1980.
(3) MOVIMENTO PER LA VITA, Documento approvato dal direttivo del MpV il 22-3-1980, p. 7. È singolare che i vertici del Movimento per la Vita, mentre lamentano la propria impotenza, rifiutino poi ogni cooperazione, che permetterebbe loro di sollevarsi dall’impotenza! Per esempio: in occasione del convegno del MpV svoltosi a Roma nel novembre 1979, essendo a conoscenza dello stato di impotenza lamentato dai vertici del MpV, offrimmo la partecipazione organizzata di tutte le nostre delegazioni regionali. La nostra offerta fu recisamente rifiutata. Abbiamo poi saputo che in tale occasione era stata respinta anche l’analoga offerta di partecipazione che era giunta da qualche delegazione regionale e provinciale della Milizia dell’Immacolata.
(4) Cfr. GIOVANNI CANTONI, I falsi «avvocati» della vita, cit. Ad abundatiam, cfr. anche ciò che il direttore de Il settimanale ha reso noto, senza ricevere – che si sappia – nessun segno di rettifica: «Per quanto riguarda i legami tra il Movimento per la vita e la Democrazia Cristiana, intendevamo unicamente riferirci al fatto che il presidente del comitato di coordinamento del Movimento per la vita, Piero Pirovano, è stato presentato come candidato democristiano alle ultime elezioni politiche; che il presidente del Movimento per la vita è un deputato democristiano; che molti dei collaboratori del mensile ufficiale del Movimento per la vita (e il suo direttore Pirovano) sono insieme redattori di un quotidiano (Avvenire) che è diretto dal deputato democristiano Angelo Narducci (il quale, secondo le affermazioni del Popolo circa l’unanimità del voto del gruppo democristiano, votò a Strasburgo a favore di Simone Veil). Infine lo stesso Mario Paolo Rocchi, secondo quanto riferisce recentemente Avvenire, non milita forse nelle file della Dc fiorentina? Nulla di polemico, dunque, da parte nostra, nell’alludere a fatti pacificamente noti» (Il settimanale, 13-4-1980).
(5) Cfr. L’Osservatore Romano, 27-4-1980.
(6) Sarebbe auspicabile che i numerosi documenti (questi, sì, «riservatissimi» ed «esclusivi»!) elaborati dai vertici del Movimento per la Vita, venissero resi finalmente pubblici. Potremmo renderli pubblici noi, si obbietterà. Ma – rispondiamo – perché togliere ai vertici del Movimento per la Vita una così preziosa occasione per dimostrare il candore della propria buona fede? In tali documenti, molti degli oggettivi inganni (prescindendo dall’eventuale e soggettiva buona fede di chi li prepara) a cui forse saranno esposti i cattolici italiani, sono in elaborazione da tempo: da quello di un referendum «per la vita» che però lasci in vita proprio l’omicidio-aborto «terapeutico» («per la salute» della donna!), a quello di una soluzione che «salvi» la prescrizione di contraccettivi «anche ai minori»! O ancora: l’oggettivo inganno di proporre non uno, ma due quesiti contemporaneamente (diversi l’uno dall’altro solo per il diverso tasso della comune inaccettabilità), sulla cui base dividere inevitabilmente i cattolici. Fino all’ipotesi, vagliata e prevista, dell’estremo inganno: una «mobilitazione» da svendere, per cui la raccolta delle firme verrebbe a un dato momento interrotta, o le firme già raccolte non verrebbero depositate in Cassazione!; e questo, non per vittoria ottenuta in altro modo, ma solo con il pretesto di un possibile cenno d’intesa da parte della Corte Costituzionale: un cenno di modifica dell’infame «legge» n. 194 che possa servire da alibi per la svendita del referendum. Ora, nel migliore dei casi, la Corte Costituzionale si limiterebbe a «ridurre […] il numero delle soppressioni di esseri umani» (MOVIMENTO PER LA VITA, Referendum sull’aborto: per una decisione, Roma 18-12-1979, p. 4), e a «modificare […] il meccanismo della autodeterminazione» (ibid.). Se i cattolici possano o meno accontentarsi che il meccanismo sia modificato «profondamente» e che gli omicidi-aborto siano ridotti «di molto» (di quanto?). ognuno sa giudicarlo. Ma non sarebbe necessaria, in vista della soluzione riservatamente elaborata, neppure tale inaccettabile ipotesi «migliore»; basterebbe anche meno: «Al completamento della raccolta delle firme ovvero al loro deposito non si dovrebbe dar seguito se […] la Corte […] depositasse una decisione a noi favorevole almeno in parte»! (ibid., p. 10). Ora, perché – ci chiediamo – nascondere ai cattolici italiani elaborazioni così singolari? Perché tenere «riservatissimi» ed «esclusivi» i documenti in cui, da mesi, tali soluzioni vengono elaborate? Se i vertici del Movimento per la Vita le giudicano buone, morali e lecite, perché non vogliono, da mesi, che esse siano conosciute e giudicate da tutti, alla luce del sole? Come interpretare pro bono il lungo silenzio e l’ambiguo segreto da cui sono avvolte?