di Domenico Airoma
«Fata ducunt volentem, nolentem trahunt», «Il destino conduce chi lo asseconda, trascina chi gli si oppone». Così il filosofo latino Lucio Anneo Seneca (4 a.C.-65d.C.) descriveva a Lucilio il rapporto fra l’uomo e quanto gli accade. Una frase che usava ripetere spesso anche il fondatore di Alleanza Cattolica, Giovanni Cantoni (1938-2020).
Gli eventi di questi giorni costringono a cambiare le abitudini; e ciò è innegabile. Ma forse quanto sta accadendo costringe a ben altro. A quel che non si è voluto fare spontaneamente, come singoli e come corpo sociale, in tutti questi anni: rientrare in noi stessi.
«Al principio dei flagelli e quando sono terminati, si fa sempre un po’ di retorica. Nel primo caso l’abitudine non è ancora perduta, e nel secondo è ormai tornata. Soltanto nel momento della sventura, ci si abitua alla verità, ossia al silenzio»: così lo scrittore e filosofo francese Albert Camus (1913-1960) ne La peste (1947).
Questo flagello crea le condizioni, in modo drammatico, perché ciascuno possa riabituarsi alla verità; non è detto che accada, perché si può sempre continuare a riempirsi della retorica vuota che corre via web, fatta spesso di congetture complottistiche o di livorose cacce al colpevole.
Per riabituarsi alla verità occorre anzitutto fare silenzio e guardarsi dentro. Ed è esattamente ciò che si è costretti a fare in questo tempo di sventura. Riprendere un abito, rivestirsi di ciò che davvero fortifica e rende uomini; riappropriarsi, in definitiva, dell’essenziale. E tutto ciò senza retorica, ma nella drammaticità carnale di una condizione che ci pone davanti agli occhi l’intrinseca finitudine dell’uomo, la vitale necessità del rapporto con gli altri, l’insopprimibile anelito verso l’Altro.
Questi infausti accadimenti hanno trascinato tutti,come il figliol prodigo, in una condizione in cui si sperimenta la mancanza di ciò che sostanzia l’umanità. Adesso sta a noi. Spetta a noi decidere di silenziare tutti i falsi maestri della libertà senza limiti, tutti gli stonati cantori della scienza onnipotente, tutti i grotteschi sacerdoti della religione dell’uomo nuovo. Dipende da noi ripartire da ciò che siamo. Per tornare alla verità su noi stessi. Non sarà una passeggiata, ma sappiamo che ad attenderci c’è un Padre che non ci farà mancare il proprio conforto, anche su questa Terra.
Occorre perseveranza, schiena dritta e cuore grande. Occorre adesso. Occorrerà anche quando, speriamo quanto prima, il flagello sarà passato, e vi sarà il rischio che torni la vuota retorica delle false emergenze e della libertà senza verità.
«Date a ciascun uomo un luogo dove tornare», ha detto lo scrittore francese Antoine de Saint Exupéry (1900-1944). Questo ritorno forzato alle nostre case, alle nostre famiglie, a noi stessi, sia la premessa del Grand Retour, del grande ritorno, dell’ascesi anche sociale verso una civiltà a misura d’uomo e secondo il piano di Dio.
Martedì, 10 marzo 2020