Giovanni Cantoni, Cristianità n. 282 (1998)
Recensione sostanzialmente anticipata, senza note, in Percorsi di politica, cultura, economia, anno II, n. 11, ottobre 1998, p. 60.
«Rivoluzione francese e lettere italiane (1789-1815)»
Il permanente imprinting crociano favorisce, le esigenze curricolari costringono: quindi, la letteratura è «letteraria» e la storia è politica o politico-sociale, cioè politico-economica. L’esame dei terreni comuni e delle interazioni sa di sconfinamento oppure di «gioco», di divertissement, guardato con degnazione — quando non con sospetto —, comunque sopportato e solo talora graziosamente perdonato dagli esperti di settore. Nonostante Antonio Gramsci (1891- 1937), il gramscismo e la nouvelle histoire, nonostante Mario Praz (1896-1982) e Piero Camporesi (1926-1997), la contaminatio non ha fama di particolare serietà.
A contrastare vistosamente l’animus descritto, mostrandone l’infondatezza fattuale, ecco finalmente — con qualche ritardo, meritevole di segnalazione e d’interpretazione, cioè ottantacinque anni dopo — la traduzione italiana della tesi di dottorato del comparatista fiammingo francofono Paul Hazard (1878-1944), Rivoluzione francese e lettere italiane (1789- 1815), uscito da Hachette, a Parigi, nel 1910 (1). La fama dell’autore, in Italia, è legata soprattutto, se non esclusivamente, a La crisi della coscienza europea, del 1935 (2), della quale non è mai stata tradotta la «continuazione», La pensée européenne au XVIIIe siècle de Montesquieu à Lessing, del 1946 (3), mentre sono stati editi gli articoli La letteratura dell’infanzia in Italia, del 1914 (4) e l’opera Uomini, ragazzi e libri. Problemi di letteratura infantile, ieri e oggi, del 1931 (5). Rivoluzione francese e lettere italiane (1789-1815) è non solo ricerca monumentale, ma opera di grande rilievo, che illustra con dovizia di riferimenti documentali — purtroppo in retroversione dal francese — e con adeguata strumentazione — l’elenco delle opere citate e l’indice dei nomi e dei fatti principali vanno da pagina 637 a pagina 734 — influenza rivoluzionaria e reazione «quando non c’erano i mass media» e la scrittura non era ancora e soltanto per la lettura individuale e silenziosa, bensì anche per sessioni di salotto, da non considerare evoluzionisticamente anticipazioni delle serate davanti al «piccolo schermo», ma nella loro peculiarità socio-culturale e — semmai e di fatto — termine di confronto con esse.
La ricerca di Hazard — presentato dal curatore, Pier Antonio Borgheggiani (pp. 7-19) — è condotta con l’acribia del positivista — certo insufficiente a garantire una corretta interpretazione dei fatti, ma rassicurante premessa di ogni interpretazione —, accompagnata anche dalla condivisione della Weltanschauung positivistica, e si articola in tre libri: La conquista rivoluzionaria e la letteratura italiana (1789-1800) (pp. 35-249), La dominazione imperiale e la letteratura imperiale (1800-1814) (pp. 251-458) e Le letterature del Nord, la letteratura francese e la letteratura italiana (1789-1816) (pp. 459-623), felicemente compendiati nell’introduzione — Quel che la Rivoluzione francese trova in Italia, quel che vi porta e quel che vi lascia (pp. 21-34) — e nella conclusione (pp. 625-635). L’autore parte dagli effetti della Rivoluzione francese in Italia prima della conquista a opera dell’ Armée d’Italie e giunge all’egemonia dopo la conquista e alla reazione italiana, quella di principio e quella suscitata dalla delusione provocata dagli stessi «liberatori», sì che — eterogenesi dei fini — la conquista trasforma l’aspirazione rivoluzionaria alla libertà nel desiderio di «libertà dalla Rivoluzione», motore dell’Insorgenza. Quindi Hazard esamina gli anni della dominazione napoleonica, dal 1800 al 1814, e descrive la pressione ufficiale e la resistenza alla stampa pure ufficiale, realizzata dai letterati — fra cui emerge il giornalista contro-rivoluzionario bresciano Vittorio Barzoni (1767- 1843) (6) — e dall’opinione pubblica attraverso la difesa della lingua simpliciter: infatti e per esempio, un decreto datato 24 pratile anno XI recita: «gli atti pubblici dei dipartimenti dell’antico Belgio, in quelli della riva sinistra del Reno, e in quelli del Tanaro, del Po, di Marengo, della Stura, della Sesia e della Doria, e degli altri nei quali si sia mantenuto l’uso di redigere tali atti nella lingua di quei paesi, dovranno essere tutti scritti in lingua francese» (p. 273). Per altro egli non indugia sugli aspetti lessicali né sulle rilevanti mutazioni semantiche, studiate invece in genere negli atti del convegno I linguaggi politici delle rivoluzioni in Europa (XVII-XIX secolo) svoltosi a Lecce dall’11 al 13 ottobre 1990 (7) e in specie nella ricerca di Erasmo Leso Lingua e Rivoluzione. Ricerche sul vocabolario politico italiano del triennio rivoluzionario 1796-1799 (8), conferma filologicamente serrata del pamphlet di Jean-François La Harpe (1739-1803), Du fanatisme dans la langue révolutionnaire ou de la persécution suscitée par les Barbares du dix-huitième siècle, contre la Religion Chrétienne et ses Ministres, pubblicato, in seconda edizione riveduta e corretta dall’autore, a Parigi, chez Migneret, nel 1797 (9), e nella miscellanea curata da G. Elisa Bussi Parmiggiani Rivoluzione e contro-ri- voluzione: il linguaggio del conflitto, 1776-1793 (10). Infine, Hazard spiega come l’egemonia francese abbia favorito, dal 1789 al 1816, l’ingresso e il radicamento in Italia del romanticismo e delle sue premesse.
E conclude: «[…] colui che s’interessa ai rapporti della società con l’arte, e, più che alla contemplazione delle forme, alla storia delle idee, alle trasformazioni che esse subiscono passando di paese in paese, all’azione ch’esse esercitano, alle reazioni ch’esse provocano, conferisce […] loro una singolare importanza. Perché esse vedono prepararsi, scoppiare, pro- lungarsi nei suoi effetti, quella Rivoluzione che tocca tutti i principî mentre sommuove tutti i popoli, e che non influisce forse meno sul pensiero e sulla sua espressione che sulla politica pura» (p. 625).
Dunque, la ricerca dello studioso francese illustra la dimensione lato sensu culturale dell’Insorgenza — forse questa la ragione profonda del ritardo nella sua pubblicazione in Italia: infatti, come può avere una dimensione culturale un fatto che, se addirittura non esiste, è almeno ininfluente e insignificante? — sollecitando revisioni storiche nella prospettiva di un’auspicabile socio-storia degl’italiani, e fornisce una lezione assolutamente non trascurabile nell’età della «guerra delle culture».
Note:
(1) Cfr. PAUL HAZARD, Rivoluzione francese e lettere italiane (1789-1815), trad. it., a cura di Pier Antonio Borgheggiani, Bulzoni, Roma 1995, pp. 748. Tutti i riferimenti senza rimando sono tratti da quest’opera e la paginazione indicata fra parentesi.
(2) Cfr. IDEM, La crisi della coscienza europea, trad. it., Il Saggiatore, Milano 1983.
(3) Cfr. IDEM, La pensée européenne au XVIIIe siècle, Pluriel, Parigi 1995.
(4) Cfr. IDEM, La letteratura dell’infanzia in Italia, trad. it. in EMY BESEGHI (a cura di), Finzioni di fine secolo, Mondadori, Milano 1998, pp. 13-39.
(5) Cfr. P. HAZARD, Uomini, ragazzi e libri. Problemi di letteratura infantile, ieri e oggi, trad. it., Armando, Roma 1983.
(6) Cfr. un suo breve profilo in ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE (1902-1974), I grandi atleti del Trono e dell’Altare, Gatti, Brescia 1929, pp. 101-112.
(7) Cfr. ELUGGERO PII (a cura di), I linguaggi politici delle rivoluzioni in Europa (XVII- XIX secolo). Atti del convegno. Lecce, 11-13 ottobre 1990, Leo S. Olschki, Firenze 1992.
(8) Cfr. ERASMO LESO, Lingua e Rivoluzione. Ricerche sul vocabolario politico italiano del triennio rivoluzionario 1796-1799, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia 1991.
(9) Cfr. JEAN-FRANÇOIS LA HARPE, Du fanatisme dans la langue révolutionnaire ou de la persécution suscitée par les Barbares du dixhuitième siècle, contre la Religion Chrétienne et ses Ministres, 2a ed. riveduta e corretta, Migneret, Parigi 1797.
(10 ) Cfr. G. ELISA BUSSI PARMIGGIANI (a cura di), Rivoluzione e contro-rivoluzione: il linguaggio del conflitto, 1776-1793, Pàtron, Bologna 1992.