Il ruolo di san Giuseppe nella storia della Salvezza raccontato da Bartolomé Estebàn Murillo
di Diego Torre
Come si spiegano i silenzi di e su san Giuseppe? I Vangeli gli dedicano pochi accenni: nessuna parola pronunciata da lui direttamente, un ruolo poco visibile. E’ singolare, inoltre, che quando Gesù dodicenne venne ritrovato nel Tempio sia stata Maria, la Madre, a parlare, benché nell’ordine stesso delle sue parole è osservabile il riconoscimento del ruolo di capofamiglia che la Madonna riconosce allo sposo: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo» (Lc 2,48). Giuseppe tace. Dio Padre ha lasciato al Figlio la scena della storia, in modo che chi vedesse il Redentore potesse vedere il Creatore. Il padre adottivo lascia la scena del mondo a Gesù con assoluta discrezione anche per favorirne la vita pubblica. Dicono alcuni mistici sia spirato beatamente fra le braccia del Salvatore, che gli ha chiuso gli occhi mentre recitavano assieme i Salmi. La stessa discrezione è riscontrabile anche nei confronti dell’Immacolata, tanto che la nascita di una devozione verso san Giuseppe è piuttosto recente. I Padri della Chiesa si interessarono immediatamente alla figura della Madonna e ne definirono subito i relativi dogmi nel corso dei primi concili, in particolare ad Efeso (431), mentre l’attenzione dei teologi nei confronti di Giuseppe si sviluppò lentamente, soltanto nel secondo millennio cristiano, e possiamo ritenerla ancora agli inizi.
Un quadro del pittore spagnolo Bartolomé Esteban Murillo (1618-82), che si conserva alla National Gallery di Londra, rappresenta sia la Trinità celeste che quella … terrestre. Sull’asse verticale stanno le 3 persone divine; su quello orizzontale è raffigurata la Sacra Famiglia. Le due genealogie si incrociano in Gesù, comune ad entrambi. Potremmo chiamarlo il dipinto delle “2 famiglie”: Dio non è tristemente solo, anche la Trinità è famiglia, e la stirpe umana fu creata con un “imprinting” familiare perché immagine e somiglianza di Dio.
La Sacra Famiglia è certamente la più riuscita imitazione di quella divina. Gesù è vero Dio e vero Uomo. In Lui vi sono due nature nella stessa persona umano-divina. Egli è l’autore della Redenzione.
L’Immacolata, sposa dello Spirito Santo, ha fatto sue tutte le caratteristiche dello Sposo divino: ella influenza, suggerisce, ammaestra maternamente e soavemente, è la «tutta santa», l’immagine stessa della santificazione.
Seguendo come guida il quadro di Murillo possiamo spiegare anche il ruolo di san Giuseppe. Giusepperipropone l’umiltà ed il nascondimento dell’Eterno Padre, che nessuno ha mai visto: «Nessun uomo può vedermi e restare vivo» (Es 33,20). Dio confermò a Mosè in Es 33,22: «quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere». J. Benigne Bossuet (1627-1704) afferma: «La Chiesa non ha niente di più illustre, perché non ha niente di più nascosto». Giuseppe, capo dell’alma Famiglia di Nazareth, prende decisioni fondamentali come l’accoglienza della Sposa gravida, la fuga in Egitto e il ritorno in Israele. O meglio, è a lui che l’Eterno Padre le comunica, attraverso gli angeli, ed egli s’affretta ad eseguire gli ordini. San Giuseppe, in quanto carpentiere, è infine immagine di Dio anche come Creatore. Ogni lavoratore terreno coopera, in qualche modo, al piano divino: san Giuseppe lo fece in maniera eminente.
La Chiesa stessa è “famiglia di famiglie”. Anche per questo san Giuseppe, protettore della Sacra Famiglia, è stato proclamato patrono universale della Chiesa, che è prolungamento nella storia della missione del Redentore. Maria stessa è immagine della Chiesa: viene quindi del tutto naturale estendere il patrocinio del suo sposo terreno all’intero popolo di Dio pellegrinante.
Venredì, 19 marzo 2021