Ora che il catechista è elevato a «ministero laicale», appare opportuno riproporre la figura di questa santa, che si è impegnata nella sua parrocchia durante gli anni turbolenti del Risorgimento anticlericale ed è un esempio per tutti gli educatori.
di Susanna Manzin
Il dottor Zaccaria Nanetti si diletta di fotografia: cosa rara, nella seconda metà dell’Ottocento. Un giorno si apposta ad una finestrella e senza farsi accorgere scatta una foto a sua nipote Clelia, proprio mentre sta facendo una lezione di catechismo ai bambini: ha nella mano sinistra un Crocefisso e con la destra indica il Cielo. Lo zio Zaccaria non può immaginare che quella foto sarà stampata in milioni di immaginette che faranno il giro del mondo: il volto sereno, ispirato e solenne della giovane, mentre è per così dire nell’esercizio delle sue funzioni, viene trasmesso ai posteri. Santa Clelia Barbieri è stata canonizzata da San Giovanni Paolo II il 9 aprile del 1989 ma già da molti anni era patrona dei catechisti dell’Emilia Romagna. Ora che il ruolo di catechista è diventato “ministero laicale”, grazie al Motu proprio di Papa Francesco Antiquum ministerium, vale la pena ricordare l’esempio coraggioso di questa fanciulla che a 14 anni è già “operaia della dottrina cristiana”, incoraggiata dal parroco che ha saputo cogliere il suo valore. Clelia nasce a San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, nel 1847, un anno prima che scoppiasse, in tutti i sensi, un Quarantotto; morirà nel 1870, due mesi prima della breccia di Porta Pia. Nella corso della sua breve vita vedrà il suo buon parroco arrestato e incarcerato, insieme ad altri cinquanta sacerdoti della diocesi; la collegiata di San Giovanni requisita e adibita a magazzino da parte delle autorità militari; l’arcivescovo di Bologna impossibilitato dalle autorità politiche ad esercitare il suo ministero; la rivolta contro la tassa sul macinato soppressa nel sangue.
In questo contesto drammatico, in cui la trasmissione della fede conosce mille ostacoli, Clelia avverte l’importanza della formazione umana e cristiana per sé e per gli altri. A stento sa leggere e scrivere, eppure assimila gli insegnamenti evangelici e catechistici con tanto amore e precisione da acquisire in breve tempo la capacità di farsene appassionata divulgatrice. La sua formazione esclusivamente orale si dimostra piena di quella sapienza che il Padre rivela ai piccoli. Ben presto condivide la sua sete di Dio e l’ansia apostolica con alcune compagne desiderose di seguirne l’esempio, dando vita ad una esperienza laicale che è quasi un’anticipazione dell’associazionismo dei nostri tempi. La loro casa si apre a tutti coloro che desiderano essere istruiti nella fede. Muore di tisi il 13 luglio 1870 a 23 anni. Prima di morire esorta le sue compagne: «Continuate a fare catechismo. E’ il nostro compito. Non abbiate paura del sacrificio».
La figura di santa Clelia Barbieri ci aiuta a cogliere il grande valore della funzione di catechista, la serietà di questo impegno e l’importanza che hanno i catechisti nella vita della parrocchia e della comunità ecclesiale. Clelia insegna ai bambini, che sono affascinati dal suo carisma, ma sa riavvicinare alla Chiesa anche molti adulti che avevano abbandonato la pratica religiosa e che grazie al suo dolce ma efficace invito si accostano nuovamente ai sacramenti. Come laica, riesce ad arrivare là dove il clero non è ben visto; sa essere autorevole e amica nello stesso tempo. Trova la forza nella preghiera comunitaria insieme alle sue compagne, nella lettura del Vangelo e dell’Imitazione di Cristo, nelle ore trascorse in Adorazione davanti al SS. Sacramento.
Papa Francesco nel Motu proprio Antiquum ministerium sottolinea che: «E’ necessario riconoscere la presenza di laici e laiche che in forza del proprio battesimo si sentono chiamati a collaborare nel servizio della catechesi». Il parroco di San Giovanni in Persiceto nell’Ottocento non ha esitato a dare spazio alla giovane Clelia e alle sue compagne, ottenendo grandi risultati nell’evangelizzazione della sua parrocchia, attraversata da eventi difficili e tumultuosi. Anche oggi i tempi sono faticosi, la diffusione del Vangelo conosce tanti ostacoli; è necessaria più che mai la presenza di coraggiosi catechisti che prendano sul serio il loro compito, nella preghiera, nello studio e con generosa e capillare presenza nel tessuto sociale. L’esempio di Santa Clelia li illumini e li conforti.
Domenica, 16 maggio 2021