Di Mauro Piacenza da Agensir del 28/12/2021
Tre giorni dopo aver celebrato con tanta gioia la solennità del Santo Natale, il calendario liturgico ci presenta la festa dei Santi Innocenti; dopo tanta dolcezza veniamo a trovarci innanzi a tanta crudeltà, violenza e dolore. Eppure questa festa ci aiuta a comprendere il vero senso del Natale di Nostro Signore Gesù Cristo. Natale che facendoci contemplare un neonato ci procura un intimo gaudio e tanta tenerezza. Ma, nel caso di Gesù, si tratta di un bambino che ha la “pretesa” di vincere il male; per questo troverà sempre opposizione sulla terra. Egli è la luce del mondo, ma le tenebre subito gli si oppongono, non vogliono essere illuminate da questa luce.
La festa dei Santi Martiri Innocenti ci mostra la lotta che Gesù dovrà affrontare in tutta la sua vita terrena. Egli è venuto per vincere le tenebre, ma non le può vincere senza passare attraverso la sofferenza e la croce. In tale modo si preannuncia già la sua passione.
Dal momento della strage degli Innocenti si snoda un drammatico quanto glorioso filo rosso che ci fa arrivare fino a noi pellegrini in questo mondo, in questo nostro tempo. È indiscutibile che il martirio svolse un ruolo di stimolo abituale del fervore. Nelle preoccupazioni e nei pensieri dei cristiani, il martirio occupò un posto che è difficile esagerare. In quel crocevia cruento, dove si incontrarono per trecento anni le paure dei timidi e le speranze generose dei coraggiosi, si formarono generazioni di eroi, la cui stessa morte fu conquistatrice. Ma il martirio ha sempre accompagnato e sempre accompagna il cammino della Chiesa di Cristo nella storia, nel mondo. Comunque dobbiamo dire che, di per sé, ogni cristiano autentico è candidato al martirio e deve vivere come tale. È con questa esigenza totale che il Vangelo si rivolge ad ognuno di noi.
Ogni cristiano è fatto per essere martire e sono i martiri che fanno i cristiani.
Una Chiesa che non si ricordasse dei suoi martiri di ieri o non scoprisse e sostenesse i martiri di oggi, non può rivendicare l’onore di essere la Chiesa di Cristo. Come ha posto in evidenza Papa Francesco “la persecuzione contro i cristiani oggi è addirittura più forte che nei primi secoli della Chiesa, e ci sono più cristiani martiri che in quell’epoca”.
Si può partire da un numero impressionante: 416 milioni! Si tratta dei cristiani che vivono in nazioni minacciate dalla persecuzione in odio della fede. Sono venti i Paesi che presentano dati inquietanti: si va dall’Arabia Saudita al Burkina Faso, dal Camerun alla Cina, e poi Corea del Nord, Egitto, Eritrea, Filippine, India, Indonesia, Iran, Iraq, Myanmar, Niger, Nigeria, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Siria, Sri Lanka e Sudan. In Iraq nel giro di una generazione la popolazione cristiana si è ridotta di oltre il 90%, in Siria si ha motivo di stimare che i cristiani siano meno di un terzo degli 1,5 milioni presenti prima dell’inizio del conflitto.
Indubbiamente la progressiva radicalizzazione del continente africano, specie nelle aree sub-sahariana e orientale, dove la presenza di gruppi jihadisti si è molto incrementata, costituisce la causa principale del maggiorato fenomeno persecutorio. Ma tale radicalizzazione si estende dal Mali al Mozambico, dalle Comore nell’Oceano Indiano alle Filippine nel Mar Cinese Meridionale; lo scopo è creare un sedicente califfato transcontinentale. E come ignorare l’angosciante piaga dei rapimenti? Soprattutto in Egitto, Iraq, Mozambico, Nigeria, Pakistan e Siria dove si verificano anche conversioni forzate e violenze sessuali ai danni di donne e bambine cristiane. Ma non possiamo dimenticare anche taluni regimi politici autoritari che continuano ad opprimere le minoranze cristiane ed altre comunità religiose vulnerabili. Nelle attuali circostanze inoltre occorre prendere in considerazione un fenomeno del tutto nuovo: l’abuso della tecnologia digitale, dei cyber networks, della sorveglianza di massa basata sull’intelligenza artificiale e sulla tecnologia del riconoscimento facciale per poter assicurare un aumentato controllo con finalità chiaramente discriminatorie. Sono fenomeni davvero inquietanti.
Non dimentichiamo l’Occidente dove non può sfuggire la diffusione sempre maggiore di una “persecuzione educata”,
secondo l’efficace espressione coniata da Papa Francesco per descrivere il conflitto fra le nuove tendenze culturali e i diritti individuali alla libertà di coscienza, conflitto a causa del quale la religione viene relegata nel ristretto perimetro dei luoghi di culto.
Insomma la passione di Cristo continua. Era necessario che il Cristo soffrisse (cf Lc 24,36); è ancora necessario che la Chiesa soffra per la sua fedeltà a Cristo, per la sua autenticità e per rinnovare la sua capacità di parlare al mondo e di salvarlo. Il martirio è uno dei suoi carismi. Ieri, i martiri diedero la vita piuttosto che bruciare incenso innanzi a Cesare;
oggi i cristiani autentici e coerenti si rifiutano di incensare quei detentori del potere che disprezzano ogni dignità umana, che manipolano le menti. Il martire dice al mondo che una vita senza Cristo è morte e che la morte con Cristo è per lui vita eterna!