Giovedì’ 21 settembre, presso la sala consiliare del municipio di Cassina de’ Pecchi (MI), il Centro Culturale Camporicco promuove, un incontro intitolato: Scusate se esisto. Dal piccolo Charlie alle DAT. E’ presente in sala anche il parroco dell’abitato, don Massimo Donghi.
L’obbiettivo dei relatori, l’avvocato Roberto Respinti, del Centro Studi Rosario Livatino, e don Vincent Nagle, della Fraternità S. Carlo Borromeo, è quello di denunciare il filo rosso della “cultura della scarto” (come dice Papa Francesco), sottesa sia all’episodio del bambino inglese, che ha tenuto banco per buona parte dell’estate, sia all’apparentemente arenato dibattito parlamentare sulla cosiddetta “legge sul testamento biologico”, tecnicamente Disposizioni Anticipate di Trattamento.
Respinti compie una rapida disamina del progetto di legge, dimostrando in punta di diritto come esso pronostichi per l’Italia la fine dell’indisponibilità della vita umana, l’annullamento della libertà di coscienza e lo snaturamento della professione medica. Le DAT, lungi dal tutelare la libertà del singolo, vincolano il diritto alla vita a criteri edonistici di salute e obbligano i medici a diventare meri esecutori delle volontà del paziente, venendo per di più espresse sulla base di supposizioni emotive formulate a molta distanza dall’evento che si vorrebbe predeterminare.
Don Nagle si occupa a Milano della pastorale dei malati terminali. Era stato contattato per offrire assistenza spirituale anche a Fabiano Antoniani, alias “Dj Fabo”, riguardo al quale testimonia che il piano per trasformarlo in un caso umano/politico era stato scientemente progettato dai Radicali con diversi mesi di anticipo rispetto a quando l’opinione pubblica ne è venuta a conoscenza. Trovando analogie con il caso Englaro, il sacerdote coglie come l’eutanasia miri sempre a risolvere non la sofferenza del malato, ma l’angoscia esistenziale del sano.
La politica dei “casi pietosi” punta proprio a suscitare questa angoscia nell’intera nazione, spingendo popolo e governanti a legiferare (male) sotto la pressione soffocante di questo sentimento.