Da Libero del 30/11/2018. Foto da ilgiornaleditrani
Si parla con sollievo della liberazione di Asia Bibi, ma la situazione per lei, per la sua famiglia, e per centinaia di cristiani in Pakistan e non solo, rimane drammatica. «Qualche giorno fa hanno sparato contro il cancello della casa in cui ci troviamo. Riceviamo costantemente minacce. Gli islamisti ci danno la caccia». È questa la testimonianza di come stiano vivendo i familiari di Asia, raccontata all’associazione Aiuto alla Chiesa che soffre da Joseph Nadeem, l’uomo che da anni si prende cura della famiglia. Il caso di Asia Bibi si può moltiplicare per almno altre quattrocento persone. Anzi per migliaia, e non solo in Pakistan. Per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della libertà religiosa e sulla persecuzione dei cristiani, e mobilitare la classe politica italiana, è stato organizzato ieri, presso la Camera dei Deputati, un incontro promosso da Alleanza Cattolica con Paul Bhatti, ex ministro, avvocato e fratello di Shahbaz Bhatti ucciso nel 2011 in Pakistan da terroristi islamisti. Qualcuno si spinge a pensare di propone la concessione della cittadinanza italiana per Asia Bibi, ma l’iniziativa pare di difficile realizzazione, tenendo conto delle possibili pressioni della forte comunità pakistana in Italia, in cui possono essere presenti elementi radicalizzati, perché, come ha ricordato lo stesso Bhatti, «c’è un’immigrazione che diventa un’opportunità e una che può essere un pericolo per il Paese che le accoglie».