“Il Dio della pazienza e della consolazione vi dia d’aver fra voi un medesimo sentimento secondo Cristo Gesù”(Rm. 15, 5) è il versetto su cui il Santo Padre basa la sua riflessione per l’udienza generale di ieri mattina. Il Papa commenta che “La perseveranza potremmo definirla pure come pazienza: è la capacità di sopportare, portare sopra le spalle, “sop-portare”, di rimanere fedeli, anche quando il peso sembra diventare troppo grande, insostenibile, e saremmo tentati di giudicare negativamente e di abbandonare tutto e tutti” mentre la consolazione nasce dalla “grazia di saper cogliere e mostrare in ogni situazione, anche in quelle maggiormente segnate dalla delusione e dalla sofferenza, la presenza e l’azione compassionevole di Dio.”
Il punto di partenza è la Sacra Scrittura perché lì Dio si rivela come Colui che è sempre fedele, non si stanca di amarci. Da questa consapevolezza nasce la forza dell’uomo, forza che viene direttamente da Dio e per questo l’apostolo può dire “Noi che siamo i forti”. Più siamo vicini a Dio, più assorbiamo il Suo amore, la Sua vicinanza, la Sua consolazione, più saremo capaci di stare accanto, di accogliere chi è debole e fare questo senza autocompiacimento ma nella piena consapevolezza di essere “un canale”, per far passare l’amore di Dio, per far nascere la speranza. Noi siamo “servi inutili”, siamo strumenti nelle mani di Dio e dobbiamo essere consapevoli fino in fondo al cuore che nulla viene da noi. Dobbiamo vivere in una dimensione di comunicazione verso i fratelli “Perché anche chi è “forte” si trova prima o poi a sperimentare la fragilità e ad avere bisogno del conforto degli altri” e lo scopo finale è “con un solo animo e una voce sola rende gloria a Dio” (Rm. 15, 6). Compito non facile per l’uomo, sempre teso verso se stesso, verso la dimensione umana della sua esistenza, “Ma tutto questo è possibile se si mette al centro Cristo, e la sua Parola, perché Lui è il “forte”, […] Lui è il “fratello forte”.
Il Santo Padre ha ricordato, durante i saluti finali, che lunedì si è celebrata la festa liturgica di san Giuseppe, modello di speranza e di perseveranza. Lui ci è stato modello nell’affidarsi all’amore del Padre, e traendo da Lui la sua forza “Quante difficoltà ha superato” …”Così ha trasmesso alla Santa Famiglia la consolazione delle promesse del Signore.”
Accanto a San Giuseppe, Maria Vergine. Sabato 25 si farà memoria dell’Annunciazione, momento in cui il Signore si è fatto uomo per essere vicino all’uomo, si è fatto carne per condividere con l’uomo la fatica umana, si è fatto piccolo per dirci che dobbiamo essere piccoli per poter accogliere in noi la bellezza, la semplicità, la gioia dell’amore divino che perdona e da’ forza.
Più siamo consapevoli della nostra fragilità più diventiamo consapevoli che abbiamo bisogno di stare vicini al Signore. Soprattutto in questo periodo di Quaresima possiamo approfittare della misericordia e della consolazione del Padre che sempre ci dona il Suo perdono quando lo chiediamo con cuore sincero. Una splendida occasione sarà l’appuntamento delle “24 ore per il Signore” che dal 23 al 24 marzo si celebreranno in tante chiese di tutto il mondo.
Silvia Scaranari