Fra le priorità del Movimento animalista, un vero e proprio partito la cui assemblea di fondazione si è tenuta a Milano sabato scorso con l’intervento dell’on. Silvio Berlusconi, vi è – come ha annunciato la presidente del Movimento, l’on. Michela Vittoria Brambilla – l’istituzione di un servizio veterinario nazionale per le famiglie meno abbienti. Poche ore prima le agenzie avevano informato di un procedimento penale avviato nel genovese, su denuncia di una donna verso la vicina di casa per la negata coabitazione di un gatto, che in precedenza aveva frequentato le dimore di entrambe: il tribunale del riesame ha revocato il sequestro del gatto disposto dal pubblico ministero, che a sua volta di cognome fa Gatti. Iniziative come queste, politiche e giudiziarie, non suonano eccentriche, viste le foto di animali su non pochi profili whatsapp e le pagine, gli spot e le trasmissioni tv dedicate al benessere degli animali. Non è in discussione il rispetto per questi esseri. E’ in discussione il capovolgimento di prospettiva, e le sue ricadute concrete. Si nega il diritto alla vita agli umani – da decenni non riconosciuto per età o per condizioni di salute – ma si teorizzano i “diritti degli animali”. Si allungano le liste di attesa – cause ristrettezze finanziarie – per tac ed esami salvavita e si propone il servizio sanitario per i quattro zampe. Si fanno prescrivere processi importanti e si dedicano tempo ed energie giudiziarie al domicilio di un gatto. Poiché non accade per caso, sarebbe strano meravigliarsene: sarebbe un errore – come dire? – bestiale.
*Foto corriere.it