Pierre Faillant de Villemarest, Cristianità n. 175-176 (1989)
Due equivoche situazioni denunciate dal senatore americano Jesse Helms, repubblicano del North Carolina, grazie alla collaborazione della CIRPO, la Conférence Internationale des Résistances en Pays Occupés, e della KPN, la Confederazione per la Polonia Indipendente.
La propaganda e la disinformazione, diffuse da anni negli ambienti politici euroamericani da numerosi agenti d’influenza, hanno a tal punto condizionato gli spiriti delle personalità più altolocate che esse giungono a servire i socialcomunisti pur avendo l’intenzione di aiutare i loro oppositori. Per altro, non tutti operano così in modo inconsapevole. Il loro agire s’inscrive all’interno dello scenario messo a punto dalla Commissione Trilaterale. Lo provano le rivelazioni del Washington Post, del 28 settembre 1989, a proposito delle conversazioni a quattr’occhi fra il segretario di Stato americano James A. Baker e il ministro degli Esteri sovietico Eduard Shevardnadze: “I dubbi relativi agli aiuti che Baker porterà a Gorbaciov nella sua difficile posizione sono venuti meno nel corso dell’incontro svoltosi nel Wyoming: sostenere Gorbaciov è più importante del problema dell’indipendenza nel Baltico. Insinuando che una repressione in questi paesi si sarebbe rivoltata contro Gorbaciov, il messaggio di Baker è stato: – Siamo sulla stessa barca! L’indomani di questa conversazione, Baker ha apertamente ostentato la sua freddezza relativamente alle rivendicazioni baltiche all’indipendenza…”.
Nello stesso tempo, sia negli Stati Uniti che nell’Europa Occidentale – qui per iniziativa di Valéry Giscard d’Estaing, presidente della Commissione Trilaterale per l’area – si sviluppa l’idea di un Piano Marshall per l’Europa Orientale, idea sostenuta dai mass media controllati dai trilateralisti. Così Alain Peyrefitte, un gollista “modello 1958”, da lunga data membro del Bilderberg Club, scriveva su Le Figaro del 19 settembre, nell’editoriale, che un tale Piano Marshall, previsto per la Polonia, ma esteso ai paesi vicini, “permetterebbe di realizzare il vecchio sogno del generale de Gaulle di un’Europa dall’Atlantico agli Urali”.
Ebbene, né Valéry Giscard d’Estaing né gli americani, gli inglesi o i demo-tecnocrati che circondano Jacques Delors a Bruxelles, pensano minimamente a porre condizioni politiche per aiuti economici massicci agli Stati dell’Europa Orientale, né si preoccupano delle modalità con le quali questi aiuti verranno distribuiti.
Questo significa molto semplicemente che verranno aiutati i governi comunisti, senza curarsi di sapere se evolvono realmente verso il “pluralismo” e i “diritti dell’uomo”, slogan della sinistra e della destra liberal europea occidentale.
L’ipocrisia consiste nel fingere di credere che la sistemazione dell’economia sia equivalente all’apertura politica e nell’ignorare, o nel fingere di ignorare, che anche in Polonia e in Ungheria, i comunisti hanno mantenuto il loro potere, cioè il loro controllo sulle leve economiche e su quelle politiche.
Per esempio già in Ungheria – ma in Polonia ci si sta mettendo sulla stessa strada – i partiti comunisti hanno costituito “fondi neri” e quando certe industrie e certe imprese sono “privatizzate” o autorizzate a una maggiore autonomia gestionale, questi fondi permettono ai dirigenti comunisti – piuttosto che ad altri – di acquistarne le azioni. In altri termini, i comunisti rimangono padroni delle industrie e delle imprese.
Questo significa che gli aiuti forniti nel quadro di un Piano Marshall americano, europeo oppure euroamericano, finiranno direttamente ai comunisti in tutti i casi relativi ai complessi chiave dell’economia orientale. Nel corso degli anni Settanta, gli aiuti finanziari finivano direttamente agli Stati comunisti, adesso finiranno ai quadri comunisti.
Si potrebbe evitare questa soperchieria a condizione di aiutare soltanto le imprese e le industrie certamente passate nelle mani di non comunisti e le imprese miste, costituite con capitali stranieri. Ma né il piano Giscard d’Estaing, approvato dal governo Mitterrand, né il progetto Baker, sostenuto da Nicolas Brady, segretario americano al Tesoro nonché membro della Commissione Trilaterale, lo prevedono.
Per denunciare questo autentico “montaggio”, la CIRPO, la Conférence Internationale des Résistances en Pays Occupés, ha promosso un incontro fra consiglieri del senatore americano Jesse Helms, repubblicano del North Carolina, copresidente della commissione Affari Esteri del Congresso degli Stati Uniti, e un rappresentante della KPN, la Confederazione per la Polonia Indipendente, che della CIRPO stessa fa parte dal 1984.
Un primo risultato è costituito dalla presentazione, appunto da parte del senatore Jesse Helms, di un emendamento al progetto di legge relativo agli aiuti alla Polonia, emendamento presentato e discusso in commissione il 18 settembre 1989 e comparso sul Congressional Record, la pubblicazione che raccoglie gli atti parlamentari americani.
In tale emendamento si chiede “che nessun fondo venga direttamente oppure indirettamente versato, sotto forma di investimento o di garanzia, a nessuna impresa che, direttamente o indirettamente, sia guidata oppure supervisionata da membri del partito comunista o di qualunque organizzazione legata al partito comunista…”.
L’emendamento è chiarissimo e ha prodotto reazioni di protesta da parte liberal: ventiquattro senatori si sono schierati con Jesse Helms, una sessantina si sono dichiarati contrari; ma l’iter legislativo non è concluso e ormai il silenzio relativamente alle false privatizzazioni è stato rotto, almeno negli Stati Uniti.
Tale silenzio è stato rotto una seconda volta in relazione alla falsa libertà di cui godrebbe l’attuale governo polacco, comprendente “soltanto” sei ministri comunisti. Infatti, lo stesso senatore Jesse Helms ha risposto in modo adeguato a chi lo accusava ipocritamente di essere di fatto ostile al popolo polacco, e anche questa sua risposta è finita sul Congressional Record del 27 settembre. Nei giorni precedenti, il numero due della KPN riusciva a raggiungere gli Stati Uniti, mentre il suo presidente, Lezsek Moczulski, non aveva potuto ottenere il visto necessario dall’ambasciata americana a Varsavia, ostile alla KPN e operante in collaborazione con il marxista Adam Michnik e il massonicheggiante Bronislaw Geremek. L’esponente della KPN ha fornito al senatore Jesse Helms argomenti che questi ha esposto davanti al Senato americano dopo aver sottolineato che, a suo modo di vedere, la Polonia dovrebbe essere guidata dai trentasette milioni di polacchi non comunisti e non dalla minoranza costituita dai due milioni di membri del partito comunista; quindi ha precisato: “Dubito che numerosi senatori americani sappiano che, attraverso un emendamento presentato a proprio favore, il presidente Jaruzelski rimane la maggiore e la sola autorità in tale paese. Grazie al nuovo articolo 32 della Costituzione, può sciogliere il parlamento, dimissionare il governo, opporsi alle nuove leggi. Egli ha creato in seno alla presidenza dello Stato un ufficio di quattrocento membri del partito comunista che possono cortocircuitare il sistema parlamentare in ogni momento, con il pretesto che devia dalla via socialista; imporre ministri aggiunti per controllare gli altri, e così via”.
Dall’estate del 1989 metto in guardia circa l’equivoco polacco. Non posso che essere felice del fatto che, grazie alla CIRPO e agli uomini della KPN, questo equivoco sia stato denunciato davanti al Congresso degli Stati Uniti, con rabbia dei liberal, al punto che uno di loro si è lamentato del fatto che Jesse Helms abbia “messo tutto in piazza”! In altri termini, l’opinione pubblica non ha il diritto di sapere! Mi chiedo quando lo saprà l’opinione pubblica europea, e penso che, talora, basta un sassolino per bloccare la macchina dell’avversario.
Si ritorna sempre allo stesso problema: i dirigenti dell’Occidente vogliono veramente che i paesi dell’Europa Orientale ritornino a essere liberi in modo totale e definitivo, oppure intendono salvare un “certo” comunismo, con il pretesto che sarebbe “accettabile”?
Purtroppo la seconda ipotesi è quella giusta, perché i mondialisti possono controllare tutte le situazioni in collaborazione con il governo sovietico; e il governo sovietico in collaborazione con loro, a condizione che il mondo, dal punto di vista geopolitico, rimanga così com’è uscito dalla conferenza di Teheran, del 1943, da quella di Yalta, del 1945, e dal patto germano-sovietico del 1939. Infatti, se gli Stati e i popoli ritornassero liberi e sovrani, essi cesserebbero di controllare l’economia e la politica mondiali.
Il 28 settembre 1989, a conferma di quanto affermato, Malgorzata Niezabitowska, portavoce del governo diretto da Tadeusz Mazowiecki, ha dichiarato alla stampa internazionale: “Non abbiamo né l’esercito né la polizia; l’amministrazione non è sotto nostro controllo e neppure l’economia. La nostra unica forza è costituita dal sostegno della società polacca…”.
Nessuna pubblicazione occidentale ha dato risalto a queste affermazioni, fatte certamente nel corso di un incontro informale con giornalisti, ma – nonostante tutto – molto significative dal momento che provengono da una giornalista designata dal primo ministro polacco a esporre la situazione com’è realmente e non come deve ufficialmente apparire.
Pierre Faillant de Villemarest