Giovanni Paolo II, Discorso al termine della processione del Corpus Domini, a Cremona, del 21-6-1992, nn. 5-7, in L’Osservatore Romano, 22/23-6-1992. Titolo redazionale.
Noi sappiamo che è in atto, sotto forme nuove, una sfida culturale che oggi assume proporzioni gigantesche anche per la presenza dei mezzi della comunicazione sociale: il tentativo di separare la fede dalla vita, il Vangelo dalla cultura, la morale dalla politica, dall’economia, dalla tecnica.
Alcuni pensano ad un mondo senza Dio, ad una storia senza Cristo, ad una società senza Chiesa. Altri ritengono che la luce della fede possa illuminare le singole coscienze, ma non accettano che il Vangelo possa esercitare il suo influsso sulla vita sociale.
Questa sfida può essere vinta solo dalla fede dei credenti: una fede matura, adulta, convincente e testimoniante. Il futuro è nelle mani degli uomini e delle donne che si consegnano con umiltà e amore alla forza sovrumana del Mistero.
Una Chiesa, che desideri rinnovarsi veramente, deve saper esprimere gesti di donazione. L’Eucaristia, sacramento di un Dio che ama e si dona per attrarre tutti a sé, insegna a cercare e ad amare il prossimo, a trasformare i progetti della propria vita, aprendoli alla condivisione, all’accoglienza e al servizio dei più poveri e dei più deboli. Dall’Eucaristia s’impara che “non esistono situazioni in cui l’amore non abbia ancora qualcosa da dire”, come scriveva l’indimenticabile Cardinale Stefan Wyszynski, e che “non possiamo considerare l’amore come una nostra “impresa” personale…, bensì come un’”impresa” di Dio, che è l’Amore, il quale incessantemente getta il seme del suo amore e lo distribuisce copiosamente nel cuore degli uomini” (Un pezzo di pane, Roma, 1981, pp. 87. 113).
Gesù Cristo, il Vivente, ci chiama a essere suoi testimoni nelle nostre città minacciate dalla tentazione dell’indifferenza e del disimpegno, fra persone che “privilegiano in modo esclusivo la soddisfazione dei propri desideri immediati e degli interessi economici, con una falsa assolutizzazione della libertà del singolo e con la rinuncia a confrontarsi con una verità e con valori che vadano al di là del proprio orizzonte individuale o di gruppo” (Assemblea Speciale del Sinodo Europeo, Dichiarazione, n. 1).
Modellate la vostra vita sullo stile dell’Eucaristia: lo stile del dono di sé che Gesù, nell’ultima Cena, ha significato spezzando il pane, inginocchiandosi e lavando i piedi ai suoi discepoli. Offrite il meglio della vostra vocazione e della vostra vita per l’edificazione della Chiesa, Corpo di Cristo, Tempio vivo dello Spirito, Popolo in cammino verso la Città eterna.
Nutriti alla mensa di colui che è morto e risorto, andiamo, unendo le nostre voci e i nostri cuori in preghiera, testimoniamo il Vangelo ad ogni creatura, portiamo la Buona Novella della verità e della pace, tra le contraddizioni e le contrapposizioni del nostro tempo, edificando, nella concorde operosità, una comunità ecclesiale ricca di fede, di cultura, di solidarietà e di speranza.
E tu, Signore Gesù, che nell’Eucaristia hai posto la tua dimora in mezzo a noi e ti sei fatto viandante con noi, sostieni le nostre comunità cristiane, perché si aprano sempre più all’ascolto e all’accoglienza della tua parola. Possano trarre dall’Eucaristia un rinnovato impegno per disseminare nella società, con l’annuncio del tuo Vangelo, i segni e i gesti di una carità attenta e operosa.
Giovanni Paolo II