Leone XIII, Cristianità n. 7 (1974)
Lettera apostolica Pervenuti all’anno vigesimoquinto, del 19-3-1902, in Atti di Leone XIII, Tipografia dell’Immacolata, Mondovì 1902-1903, p. 652.
Quando un essere organico intristisce e declina, ciò proviene dal cessato influsso delle cause che gli diedero forma e consistenza; e non c’è dubbio che, a rifarlo sano e fiorente, bisogna restituirlo ai vitali influssi di quelle cause medesime. Or bene, nel folle tentativo di emanciparsi da Dio, il civile consorzio rigettò il soprannaturale e la divina rivelazione, sottraendosi così alla vivificatrice efficienza del Cristianesimo, vale a dire alla più solida garanzia dell’ordine, al più potente vincolo della fratellanza, alla sorgente inesauribile delle virtù individuali e pubbliche; e dipende da questa dissennata apostasia lo sconvolgimento della vita pratica. Al grembo del Cristianesimo deve dunque tornare la traviata società, se a lei cale il ben essere, il riposo, la salute.
Come il Cristianesimo non scende in nessun’anima senza renderla migliore, così non entra nella vita pubblica d’uno Stato senza rinvigorirla nell’ordine; con l’idea di un Dio provvido, sapiente, infinitamente buono o infinitamente giusto, fa penetrare nella coscienza il sentimento del dovere, addolcisce le sofferenze, calma i rancori, ispira l’eroismo. Se trasformò le genti pagane, e tale trasformazione fu vero risorgimento da morte a vita, di guisa che tanto cessò la barbarie quanto si estese il Cristianesimo, egli saprà del pari, dopo le terribili scosse dell’incredulità, ravviare e ricomporre nell’ordine gli Stati e i popoli odierni. Ma non è detto tutto: il ritorno al Cristianesimo non sarà rimedio verace e compiuto, se non significa ritorno e amore alla Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica.
Poiché il Cristianesimo si attua e si immedesima nella Chiesa Cattolica, società sovranamente spirituale e perfetta, che è il mistico corpo di Gesù Cristo e ha per suo Capo visibile il Romano Pontefice, successore del Principe degli Apostoli.
LEONE XIII