Joseph De Maistre, Cristianità 367 (2013)
Extrait d’une conversation entre J. de Maistre et M. Ch. De Lavau, in Joseph de Maistre, Oeuvres complètes, tomo XIV, 14 volumi in-8º, Vitte et Perrussel, Parigi 1884-1886, Correspondance, VI, 1817-1821, ibid. 1886, pp. 284-286. La traduzione, gl’inserti fra parentesi quadre e il titolo — sostanzialmente ricavato dal testo — sono redazionali.
Verso la metà del 1820, scrive il Signor de Lavau [Charles-Jean Cesbron (1763-1839), industriale e uomo politico francese], ero a Torino, dove passai circa tre mesi. V’incontravo quasi tutte le sere il Conte Joseph de Maistre [Joseph-Marie (1753-1821)], presso un amico comune, il Marchese di Barolo [Carlo Tancredi Falletti (1782-1838)].
Il Signor de Maistre era allora ministro della Giustizia del re di Sardegna. La sua conversazione era spesso piena di spirito e brillante. Da entusiasta delle sue opere, d’un pensiero tanto elevato e tanto profondo, in un primo tempo provai una certa sorpresa e anche una certa delusione per il fatto di non ritrovare più il grand’uomo in queste conversazioni leggere.
Ma una sera il Signor de Maistre, che si era abituato a vedermi quasi ogni giorno, mi parve profondamente preoccupato. Non mi aveva ancora rivolto direttamente la parola. Questa volta mi fece questa domanda. “Avete informazioni recenti da Parigi?”. La risposta che gli diedi lo portò sul terreno delle valutazioni politiche, ed ecco il riassunto esatto di quelle che ho raccolto dalla sua bocca.
“I monarchici trionfano in Francia dalla caduta del ministero Decazes [Élie, duca Decazes (1780-1860), uomo politico francese]; hanno certamente ragione, ma il principio rivoluzionario, colpito momentaneamente, non accetterà la propria sconfitta. Reagirà più vivacemente contro la monarchia. E la famiglia reale sarà ancora una volta cacciata dalla Francia”.
Una previsione così drastica mi fece fare un moto di sorpresa.
“Non crediate che sia un profeta — mi disse — sono semplicemente un uomo che tira le conseguenze naturali dei fatti che vede”.
Poi, valutando i risultati di questa nuova perturbazione rivoluzionaria, mi mostrò, sotto l’azione dissolvente delle discussioni fra le opinioni rivali, che si appassionano con accanimento le une contro le altre, la più profonda divisione fra le intelligenze e i cuori; a questo punto mi disse “che verrà un tempo in cui due amici che hanno la stessa convinzione e che si propongono lo stesso scopo, non s’intenderanno su nulla”.
Gli feci osservare che tali valutazioni mi sorprendevano tanto più che le sue opere, la sua conversazione e la sua corrispondenza testimoniavano l’opinione che la Francia aveva la missione di marciare alla testa delle idee e che quanto aveva appena intravisto del nostro futuro mi sembrava al contrario la più triste certezza della dissoluzione della società francese.
Mi rispose “che effettivamente la Francia marciava alla testa delle idee, che purtroppo, quando sbagliava, l’Europa la seguiva anche nei suoi errori, che tuttavia la missione provvidenziale di popolo guida era dato a questa nazione per il compimento dei disegni di Dio sul mondo, e che a causa di ciò questa profonda e spaventosa divisione degli spiriti, questo frazionamento fino all’infinito di tutte le dottrine, il protestantesimo politico spinto fino all’individualismo più assoluto, sarà il castigo della Francia e dell’Europa, castigo precursore della misericordia“.
A questo punto il conte de Maistre, grave e calmo fino a quel momento, si animò di colpo, i suoi occhi s’illuminarono, il suo linguaggio si elevò con il pensiero. Mi disse: “Sul ritorno della Francia alla verità, sull’epoca di questo ritorno, sulle cause che ve la condurranno, non posso essere tanto preciso quanto sulle sventure che ho previsto; ma ho in me un segreto istinto che avverrà a un certo punto come una penultima rivelazione della verità nello spirito delle masse. Ci si stupirà assolutamente di vedere e di capire che quanto si cercava nell’inquietudine delle discussioni e delle dispute è semplice e facile e quel giorno la Rivoluzione sarà finita“.
Prima delle fine del 1821 il conte de Maistre aveva cessato di vivere e vedeva faccia a faccia la verità assoluta.
Firmato: Signor de Lavau
Copiato da me dal testo stesso del Signor de Lavau, che mi è stato inviato da un amico.
Vaugirard [vecchio comune di Parigi, poi quartiere della città], 20 luglio 1876
Marin de Boylesve [gesuita (1813-1892)]