Il messaggio della CEI per la 47^ Giornata nazionale per la Vita (2 febbraio 2025)
di Chiara Mantovani
Felicemente, la prossima Giornata nazionale per la Vita ben si colloca nel contesto festoso e insieme riflessivo dell’Anno di Grazia del Signore per eccellenza, il Giubileo. Il tema, scelto dai vescovi italiani per celebrare questa quarantasettesima Giornata, non poteva che rinnovare un messaggio di speranza, quella che già appare nel titolo della Bolla di indizione del Giubileo: Spes non confundit, la speranza non delude.
Il Messaggio della CEI ripercorre i tanti insulti alla Vita, vere «stragi di innocenti», così efficacemente presenti già nella preghiera finale di Evangelium vitae, e altrettanto dolorosamente testimoniati dalle cronache attuali, sempre presenti e quasi ingravescenti. La cifra caratteristica dei tempi burrascosi trova la sua chiave di interpretazione esattamente nella perdita della speranza, un’autentica disperazione che sembra attanagliare il mondo. E allora appare conseguente che le scelte di morte si travestano da soluzioni.
Se non si cercano con paziente saggezza – e dunque non si trovano – ragioni per scelte fiduciose, la vita stessa si arresta: non nascono i figli, che da sempre sono la testimonianza di credito al futuro. La crisi demografica, che fa scomparire intere classi scolastiche e lavorative, certifica la scomparsa di quella dinamica sociale che, in uno scambio virtuoso, assicura non solo il benessere materiale di una società, bensì anche quell’ancor maggiore “bene per tutti” che è la persuasione che la vita umana sia di per sé preziosa e bella.
Il primo e definitivo rifiuto della vita è al suo sorgere, e la rivendicazione dell’aborto come diritto ostacola non solo la comprensione della sua reale portata e gravità, ma anche la possibilità di realizzare tutti gli atti di amore e vicinanza che possono salvare la dignità delle donne e dei bambini, che pure furono parzialmente previsti – ma mai attuati – dai legislatori nell’ormai lontano1978.
Il Messaggio non evita di toccare, con delicatezza, anche un altro aspetto, legalmente e culturalmente intrecciato – per non dire conseguente – alla disponibilità, inaugurata con la legge 194, della vita umana: se esiste l’autorizzazione a rifiutarla, si può anche pretenderla. E la gravidanza per altri, a tutt’oggi, sembra l’ultima tappa di questa deriva antropologica.
I vescovi italiani esprimono gratitudine per tutti coloro che continuano, da oltre quattro decenni, ad accogliere la vita nascente, sostenendo proprio con speranze concrete i percorsi difficili: quante mamme e quanti bambini possono assaporare la gioia della vita grazie ai CAV e ai SAV diffusi in tutta Italia!
Così viene auspicata una «alleanza sociale per la speranza», che «promuova la cultura della vita, mediante la proposta del valore della maternità e della paternità, della dignità inalienabile di ogni essere umano e della responsabilità di contribuire al futuro del Paese mediante la generazione e l’educazione di figli; che favorisca l’impegno legislativo degli stati per rimuovere le cause della denatalità con politiche familiari efficaci e stabili nel tempo; che impegni ogni persona di buona volontà ad agire per favorire le nuove nascite e custodirle come bene prezioso per tutti, non solo per i loro genitori».
Un’Alleanza, dunque, che si traduca in autentica carità – anche sociale, riverbero di quella Carità che ha mosso la Seconda Persona della Santissima Trinità a divenire Bambino: piccolo, indifeso ma splendente della gloria di Dio, creatore e amante della Vita.
Domenica, primo dicembre 2024