Non scordiamoci i crimini dei regimi comunisti
di Wlodzimierz Redzioch
Il 19 ottobre 1984 i servizi segreti comunisti rapirono, massacrarono, uccisero e buttarono nel fiume padre Jerzy Popiełuszko, conosciuto come cappellano del sindacato “Solidarność”. Il suo corpo fu ritrovato nelle gelide acque della Vistola il 30 ottobre. Conosciamo 18 nomi di sacerdoti ammazzati dal regime comunista in Polonia. Padre Popiełuszko, oggi beato, è il più conosciuto, ma bisogna ricordare anche gli altri, come don Władysław Gurgacz, don Stefan Niedzielak, don Stanisław Suchowolec o don Sylwester Zych. Non furono morti casuali, ma il loro assassinio faceva parte del modo d’agire del sistema totalitario comunista, che combatteva ed eliminava ogni oppositore. Gli oppositori del sistema dovevano essere distrutti psicologicamente o eliminati fisicamente. Il terrore psicologico serviva a distruggere la personalità dell’uomo e tutti dovevano sapere che la loro vita privata, la carriera professionale e il futuro dipendevano dal regime e dai suoi servizi di sicurezza.
I comunisti volevano imporre alla società l’ateismo di stato, perciò la Chiesa veniva percepita come nemica del sistema e ostacolo alla creazione della società senza Dio. Per questo motivo proprio la Chiesa cattolica fu il bersaglio principale dei servizi di sicurezza. L’apparato di sicurezza faceva parte del Ministero degli Interni (MSW), dove esisteva un dipartimento speciale, il cosiddetto Dipartimento IV, che combatteva la Chiesa: nel gergo comunista si parlava della lotta contro il «clero reazionario». I servizi segreti preparavano un dossier per ogni sacerdote e s’interessavano di tutto, venivano registrate le omelie e controllate tutte le attività. Negli anni Settanta, circa un migliaio di funzionari lavoravano esclusivamente per controllare la Chiesa.
Tra i sacerdoti che si trovarono nel mirino dei servizi comunisti c’era un timido, ma forte e coraggioso sacerdote, padre Jerzy Popiełuszko. Era nato il 14 settembre 1947 in una famiglia di contadini a Okopy, non lontano dalla frontiera con la Bielorussia. Per servire la Messa si svegliava un’ora prima e faceva quasi 5 chilometri a piedi per andare alla chiesa parrocchiale di Suchowola. La genuina fede dei genitori l’aveva plasmato profondamente e proprio nella famiglia maturò la sua vocazione sacerdotale. Perciò nessuno si meravigliò quando, dopo gli esami di maturità, entrò nel Seminario Maggiore di Varsavia (anche se da ragazzo, affascinato dalla figura di san Massimiliano Maria Kolbe, meditava di diventare francescano). Ma dopo un anno in seminario, Popiełuszko dovette fare il servizio militare obbligatorio, che durò due anni, dal 1966 al 1968. In verità, il servizio militare per i seminaristi era un periodo d’indottrinamento politico e di continue vessazioni, con l’unico scopo di far loro rinunciare al sacerdozio. Popiełuszko spesso veniva punito e sottoposto ad ogni sorta di vessazioni, che minarono gravemente la sua salute. Dopo il ritorno in seminario Popiełuszko continuò gli studi e fu ordinato sacerdote nel 1972. Da giovane sacerdote lavorava in alcune parrocchie nei pressi di Varsavia (Ząbki, Anin), invece negli anni 1979 e 1980 si occupò della pastorale degli studenti nella chiesa universitaria di Sant’Anna. Purtroppo, le sue condizioni di salute erano sempre più precarie e nel 1980 fu accettato come coadiutore residente da don Teofil Bogucki, nella parrocchia di Santo Stanislao Kostka della capitale. In Polonia erano i tempi dei grandi cambiamenti politici e sociali, segnati dalla nascita del sindacato “Solidarność”, il primo sindacato libero nel blocco comunista. La parrocchia si trovava non lontano dalle grandi acciaierie “Huta Warszawa”, dove gli operai cominciarono lo sciopero e chiesero un sacerdote per assisterli e celebrare la Messa. Ad essere mandato, con il permesso del vescovo, fu proprio padre Popiełuszko. Gli operai accettarono benissimo quel piccolo e malaticcio sacerdote dalla debole voce, che diventò la loro guida e punto di riferimento in questo periodo turbolento.
A partire dal giorno del ritrovamento del corpo, il 30 ottobre, cominciò a diffondersi la fama di santità del martire e cominciarono le segnalazioni di numerose grazie attribuite alla sua intercessione. In questo contesto il card. Józef Glemp, primate e arcivescovo di Varsavia, decise di aprire la causa di beatificazione, che cominciò l’8 febbraio del 1997 e si concluse con la solenne Messa di beatificazione, celebrata sulla piazza centrale di Varsavia il 6 giugno 2010 dal card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. La tomba del beato, che si trova presso la chiesa di S.Stanislao Kostka, nel quartiere żoliborz, dove lavorava padre Popiełuszko, divenne luogo di pellegrinaggi: si calcola che più di 23 milioni persone siano venute a rendere omaggio al sacerdote-martire. Tra i visitatori stranieri, i più numerosi sono gli americani, poi i francesi e gli spagnoli. In Polonia le sue reliquie sono conservate in più di mille luoghi di culto, nelle varie chiese, anche nelle cappelle del Parlamento e del Palazzo Presidenziale e in varie cappelle delle carceri. Il culto del cappellano di Solidarność si sta diffondendo anche all’estero: le sue reliquie sono presenti in 539 chiese e cappelle di 77 Paesi, anche molto lontani come Vietnam, Corea del Sud ed Emirati Arabi Uniti.
Con la dichiarazione dello «stato di guerra» e l’introduzione della legge marziale da parte del generale Jaruzelski cominciarono il periodo di persecuzioni e gli arresti degli attivisti del sindacato Solidarność e della società civile. E proprio durante lo stato di guerra padre Popiełuszko organizzò nella parrocchia di S. Stanislao le celebrazioni eucaristiche chiamate “Messe per la Patria”, che attiravano moltissime persone provenienti non soltanto da Varsavia, ma da tutta la Polonia. Egli però non era un attivista sociale o politico, ma un sacerdote cattolico fedele al Vangelo, che si riferiva alla dottrina sociale della Chiesa negli insegnamenti di Giovanni Paolo II e del defunto primate polacco, oggi beato, card. Stefan Wyszyński. Ogni sistema totalitario si regge sulla paura e sull’intimidazione, invece padre Jerzy liberava la gente dalla paura dei comunisti, perciò era considerato dal regime un nemico mortale. Padre Popiełuszko, da un lato, smascherava tutta la falsità e l’ipocrisia del sistema comunista, «la dittatura del popolo», dall’altro indicava ai cristiani come affrontare il totalitarismo: «Combatti il male con il bene».
Nell’anniversario della morte del beato Popiełuszko una Messa solenne sarà celebrata nella “sua” chiesa a Varsavia, presieduta dal vescovo Tadeusz Pikus. Si pregherà anche per la canonizzazione di questo «martire del comunismo». Alla celebrazione eucaristica parteciperanno i familiari di padre Jerzy, i rappresentanti del governo e delle amministrazioni locali, del sindacato Solidarność, vecchi amici e collaboratori di padre Popiełuszko. La Messa inizierà con una solenne processione sulla tomba del martire al suono della campana “Jerzy”, benedetta nel 1987 da Giovanni Paolo II. Dopo la celebrazione eucaristica i fedeli potranno visitare una nuova cappella, nella quale sono conservate le reliquie del beato: la tonaca, la camicia ed altri oggetti che portava con sé al momento della sua morte. Il giorno prima verrà inaugurata nella chiesa una mostra titolata Il Decalogo di padre Jerzy.
Lunedì, 18 ottobre 2021