Per l’ennesima volta dei giudici – in questo caso il Tribunale per i minori di Firenze – “creano” la legge, ponendosi in contrasto con orientamenti consolidati da decenni. Da sempre l’adozione ha puntato a riproporre per il minore condizioni il più possibili simili a quelle di una famiglia fondata sul matrimonio, così come prevista dalla Costituzione.
Decisioni come quella di Firenze, al di là della particolarità del caso specifico, contengono affermazioni dall’elevato tasso ideologico. Come quella secondo cui l’adozione da parte di due persone dello stesso sesso, pur ponendosi in contrasto con la legge interna, vedrebbe questa “cedere” rispetto al diritto privato internazionale: il tal modo però a “cedere” è la nostra Costituzione, nei passaggi fondamentali che riguardano la maternità e l’infanzia. O quello secondo cui il diritto è chiamato a tutelare gli “affetti”: in realtà tutela la persona nella sua interezza, non soltanto le sue emozioni, soprattutto quando danneggiano i minori. O infine quello secondo cui non vi sono certezze su ripercussioni negative per il minore dal crescere con due “genitori” dello stesso sesso: come se privare un bambino della madre corrisponda al suo superiore interesse.
E’ quello che accade quanto il Parlamento abdica. Un anno fa aveva la possibilità di fare chiarezza in materia. Invece ha approvato la legge c.d. sulle unioni civili: queste sono le conseguenze.
E’ quanto osserva il Centro Studi Rosario Livatino, formato da magistrati, docenti universitari e avvocati.
Il Centro studi Livatino
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