Giovanni Paolo II, Allocuzione ai Cardinali, alla Famiglia Pontificia, alla Curia e alla Prelatura Romana, del 23-12-1991, n. 4, in L’Osservatore Romano, 23/24-12-1991. Titolo redazionale.
Il crollo dei regimi collettivistici nei Paesi dell’Europa orientale sta a dimostrare che la libertà e la creatività della persona umana debbono essere messe al centro anche dell’ordine economico. Ove questo non avviene, ove la responsabilità di ogni essere umano non è rispettata né adeguatamente valorizzata, ne risente e ne soffre tutta la compagine sociale, con grave pregiudizio della stessa attività economica.
L’economia libera, d’altro canto, ha bisogno per sussistere di importanti virtù morali, come la laboriosità, la sincerità e la lealtà nei reciproci rapporti, la fortezza nel prendere decisioni impegnative, la capacità di assumere con coraggio oneri e rischi. È importante ricordare tutto questo nel momento in cui non pochi Paesi d’Europa intraprendono il difficile cammino verso la costruzione di nuove strutture economiche, più idonee a soddisfare le esigenze e le attese della gente.
Ma è altrettanto importante ricordare che la libertà economica è solo un aspetto o una dimensione della libertà umana e va perciò coordinata con le altre, se non vuole diventare essa stessa strumento di oppressione. Esistono beni che non si possono acquistare al mercato: fondamentale tra essi è la dignità della persona umana. Oltre ai bisogni materiali ci sono pure esigenze spirituali ben più alte, che per loro natura debbono essere soddisfatte nella gratuità di uno scambio, in cui la persona è riconosciuta e amata per se stessa.
Occorre, pertanto, superare la mentalità meramente utilitaristica, che ignora le dimensioni trascendenti della persona umana e la riduce al circolo angusto della produzione e del consumo. Una società così concepita non è capace di integrare i più deboli e poveri, né riesce a soddisfare ciò che attendono le nuove generazioni, anche per superare una certa diffusa cultura che le rinchiude in se stesse, le porta a ricercare paradisi artificiali e a sfuggire alle responsabilità della vita familiare e sociale.
Occorre adoperarsi per una società nuova, in cui le persone possano contare di più, in cui alla lotta sia sostituito l’incontro di libertà e responsabilità, l’alleanza tra libero mercato e solidarietà, per promuovere un tipo di sviluppo che tuteli la vita, difenda l’uomo, specie il povero e l’emarginato, rispetti il creato, ch’è opera della mano di Dio.
All’attuazione di tale progetto, da perseguire con realismo alieno da facili utopie, la comunità dei cristiani non dovrà lasciar mancare il proprio contributo che si ispira al Vangelo, messaggio di salvezza per ogni uomo e per tutto l’uomo.
Giovanni Paolo II