Trama e caratteristiche di un film americano che ha avuto un successo meritato negli USA e si appresta a conquistare anche il pubblico italiano
Redazionale
Abby è la giovane e rampante direttrice della clinica di Planned Parenthood di Bryan, in Texas. Fervente attivista pro-choice nonostante il dissenso dei genitori e le titubanze del marito, Abby investe ogni sua energia nell’aiutare le donne incinte che si rivolgono a Planned Parenthood per abortire, convinta che il suo, più che un lavoro, sia una missione. Accoglie le ragazze impaurite all’ingresso della struttura, le scorta dentro proteggendole dai tentativi di dissuasione dei manifestanti pro-life assiepati ogni giorno intorno ai cancelli, amministra proficuamente la clinica guadagnandosi il titolo di dipendente dell’anno. Il suo compito, tuttavia, termina sempre un passo prima che le pazienti entrino nella sala operatoria. Quando, per la prima volta in otto anni, le verrà offerta la possibilità di assistere e partecipare in prima persona a un aborto, la sua prospettiva cambierà radicalmente.
Ispirato alla vera storia di Abby Johnson e basato sulla sua omonima autobiografia, “Unplanned” è un film con tanti pregi e qualche difetto. Quello che balza subito agli occhi è una qualità tecnica abbastanza inusuale per lo standard del cinema “impegnato” americano di matrice religiosa. Merito di un budget cospicuo (6 milioni di dollari) e di una scrittura che si discosta parzialmente dalla media di prodotti del genere: quel manicheismo un po’ ingenuo che rendeva poco efficaci altri pur meritori film prodotti dalla Pure Flix Entertainment, primo fra tutti “God’s Not Dead”, in “Unplanned” è stemperato per larghi tratti da una rappresentazione più realistica della provincia statunitense, teatro di tragedie esistenziali dove il bene e il male si frappongono e si confondono continuamente. Emblematico in questo senso il percorso della protagonista, interpretata da una Ashley Bratcher quasi mai sopra le righe, che oscilla costantemente tra la buona fede e la colpevole ignoranza, le migliori intenzioni e la loro tremenda applicazione nella realtà. In questo mondo non bipolare anche gli attivisti antiabortisti sono figure sorprendentemente sfaccettate, divisi tra urlatori nocivi tanto alla causa che vorrebbero sostenere quanto alle donne che aspirerebbero a salvare e frange più dialoganti, che finiscono spesso per subire gli effetti nefasti dell’approccio dei primi ed essere a loro accomunati da una facile e semplicistica etichettatura. Un meccanismo tristemente noto e sperimentato anche al di qua dell’Oceano.
I registi Cary Solomon e Chuck Konzelman non fanno sconti, soprattutto nella prima parte, e scelgono un approccio quasi documentaristico che rimanda per certi versi al film del 1984“The Silent Scream” e risulta a tratti disturbante. Ma proprio in questo che risiede la vera forza di “Unplanned”: mostrare allo spettatore, attraverso gli occhi di Abby, quello che ha sempre pensato di conoscere ma che in realtà ha solo immaginato, la verità nella sua forma più chiara e brutale. La crudezza di alcuni passaggi non è edulcorata e non è neanche gratuita, però portala narrazione su un registro destinato inevitabilmente a sfumare nella seconda parte del film verso toni maggiormente congeniali al tipo di prodotto.
Ed è qui che emergono i (non eccessivi, a onor del vero) difetti di “Unplanned”. La trama ripercorre a ritroso la formazione di Abby, i suoi traumi giovanili e le scelte di vita che l’hanno portata prima a conoscere Planned Parenthood e in seguito a diventarne parte attiva, ma lo fa rispettando in maniera un po’ troppo pedissequa i canoni del genere. I buoni tornano a essere buonissimi, i cattivi cattivissimi e le sfumature – anche etiche – nella profilazione dei personaggi si assottigliano considerevolmente, indebolendo un impianto narrativo capace per una buona metà della visione di tenere lo spettatore incollato allo schermo. C’è spazio anche per un evitabile finale legal thriller che tuttavia non toglie forza a un film importante, potente e, al netto di qualche perdonabile pecca, riuscito. D’altronde non è certo un caso che “Unplanned”, nonostante una produzione indipendente e l’esplicito boicottaggio dei grandi media americani e dei principali social network, abbia finora incassato oltre 20 milioni di dollari e risulti tra i film più venduti in DVD su Amazon. Nei cinema italiani sbarcherà i prossimi 28 e 29 settembre, distribuito dalla Dominus Production, e date le premesse la prevendita è altamente consigliata.
Mercoledì, 21 luglio 2021