Il modo con il quale è stata nascosta l’inclinazione sessuale della maggior parte di coloro che contraggono il vaiolo delle scimmie la dice lunga sul giornalismo “impegnato”
di Diego Torre
Il vaiolo delle scimmie si presenta come una nuova fonte di ansia per il popolo italiano, già prostrato dal Covid-19 e dalla guerra in Ucraina. A maggio aveva già dichiarato Hans Kluge, direttore dell’Oms Europa: «nella regione europea stiamo entrando nella stagione estiva, con raduni di massa, festival e feste: temo che la trasmissione possa accelerare, poiché i casi attualmente rilevati sono legati all’attività sessuale e i sintomi non sono familiari a molti». Kluge ha ripetuto a fine luglio: «dobbiamo rispondere concentrandoci sulla modalità di trasmissione dominante (il contatto pelle a pelle durante gli incontri sessuali) e sui gruppi a più alto rischio…. Sono stati segnalati nella regione [Europa] quasi 12mila casi probabili o confermati, per lo più tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini».
Un nutrito gruppo di scienziati ha condotto una ricerca internazionale per il Gruppo Clinico SHARE-net, analizzando 528 infezioni diagnosticate tra il 27 aprile 2022 e il 24 giugno 2022, in 43 siti in 16 paesi. Il dato emergente è che il 98% delle persone con infezione sono uomini gay o bisessuali, per il 75% caucasici, e il 41% aveva un’infezione da virus HIV; l’età media risulta di 38 anni. La pubblicazione dello studio ha causato un brusco rallentamento nella narrazione che riguardava il nuovo allarme sanitario. E’ iniziato, infatti, il contorsionismo dei media: alcuni hanno taciuto, altri hanno dato la notizia in modo buffamente monco (una malattia che colpisce i “maschi”), per poi passare il particolare sotto silenzio.
A quel punto l’informazione è stata laconicamente, ma chiaramente rilanciata da una fonte imprevedibile. Poiché in Italia si contavano, ormai, 505 casi (501 maschi e 4 donne, secondo il bollettino del Ministero della Salute del 2 agosto), lo stesso Ministero ha varato la circolare 0035365 del 05/08/2022, nella quale, circa le modalità di trasmissione, si legge che:
«le prime categorie ad alto rischio a cui verrà offerta inizialmente la vaccinazione, come profilassi pre-esposizione, sono individuate tra:
– personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus.
– persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM), che rientrano nei seguenti criteri di rischio: storia recente (ultimi 3 mesi) con più partner sessuali; e/o partecipazione a eventi di sesso di gruppo; e/o partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune; e/o recente infezione sessualmente trasmessa (almeno un episodio nell’ultimo anno); e/o abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (Chemsex)».
Comprensibile, quindi, l’imbarazzo del sistema mediatico e dello stesso ministro Roberto Speranza, del partito di estrema sinistra Art.1. Come diffondere una simile raccomandazione senza alimentare l’omofobia o essere presi per omofobi? Meglio tacere, anche a costo di non mettere in guardia i soggetti ad alto rischio succitati. Prima della persona viene sempre l’ideologia!
Il ministero inoltre – continua la circolare -«ritiene importante il coinvolgimento delle associazioni LGBTQIA+ e quelle per la lotta all’HIV, in particolare per favorire una corretta informazione sulla campagna vaccinale», richiamando direttamente quello che è stata forse la peggiore piaga del mondo omosessuale negli ultimi decenni e ricordando che a non fare bene né al corpo né all’anima è proprio uno stile di vita disordinato. E poiché questo non è politicamente corretto, non va né detto, né scritto.
Lunedì, 15 agosto 2022