Di seguito un comunicato stampa della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre – Italia. Per qualsiasi informazione e comunicazione riguardante ACS è possibile contattare il Direttore Alessandro Monteduro ai seguenti recapiti: email am@acs-italia.org – mobile: 3346911193.
Parlando con Aiuto alla Chiesa che Soffre, per il vescovo cattolico romano di Odessa-Simferopol, mons. Stanislav Shyrokoradiuk OFM, uno dei motivi principali dell’invasione dell’Ucraina è il modo in cui la popolazione russa è stata male informata: «Noi ucraini siamo le vittime della guerra, il popolo russo è vittima della propaganda».
Secondo mons. Shyrokoradiuk la guerra «non è un conflitto tra i nostri due popoli», tuttavia le persone che vivono in Russia non hanno accesso a informazioni complete, «quindi molti di loro sostengono il governo russo». Questo aggiunge più carburante all’aggressività. «Spero che i loro occhi si aprano, in modo che possa arrivare la pace», afferma il prelato.
Mons. Shyrokoradiuk sottolinea che il suo Paese non ha alternative all’indipendenza, alla libertà e all’orientamento verso l’Europa. «Questa è la nostra strada che abbiamo scelto. Vogliamo continuare così, anche se per tutti noi è una via crucis». Il vescovo afferma che la sua città di Odessa si trova attualmente nell’«epicentro della guerra». Ogni giorno ci sono sirene di raid aerei e attacchi. «Tante rovine, tante lacrime, tanto sangue nel nostro paese». Nel primo mese di guerra centinaia di bambini sono stati uccisi o gravemente feriti. «I bambini hanno perso mani o piedi durante il bombardamento; è terribile!».
La situazione è tesa negli altri due porti nord-orientali di Kherson e Mykolaiv. Kherson è stata completamente occupata e, nonostante l’esercito russo si sia ritirato da Mykolaiv, ci sono attacchi aerei quotidiani, spiega il vescovo Shyrokoradiuk.
Nella notte tra il 28 e il 29 marzo un attentato ha distrutto anche un edificio appartenente alla parrocchia cattolica, riferisce il vescovo. «Tuttavia molte persone a Mykolaiv vogliono restare, e questa è la mia grande preoccupazione». Sono rimasti anche tutti i sacerdoti nelle zone di conflitto. «I sacerdoti guidano di villaggio in villaggio portando alla gente beni di prima necessità. Sono molto impegnati nel loro lavoro, anche se è molto pericoloso».
Poiché il passaggio marittimo è interrotto, la diocesi di Odessa-Simferopol ha organizzato i propri veicoli merci, che prelevano cibo e medicine da Leopoli, spesso a rischio della vita. Leopoli è il punto centrale di distribuzione delle merci che arrivano dalla Polonia e dai paesi occidentali. L’assistenza umanitaria nella regione di Odessa è ora in gran parte assicurata, afferma il vescovo: «Aiutiamo indipendentemente dalla religione o dalla nazionalità: a Odessa vivono persone provenienti da 120 nazioni». La cooperazione con altre confessioni cristiane per aiutare la popolazione sofferente sta andando molto bene, anche con le Chiese ortodosse ucraine e i protestanti.
Aiuto alla Chiesa che Soffre rappresenta un importante supporto. La fondazione pontificia è stata non solo la prima a offrire aiuto, ma si è anche impegnata a finanziare ulteriori veicoli in modo da garantire l’approvvigionamento a favore delle persone dei villaggi remoti. «Siamo molto commossi dalla solidarietà», conclude il vescovo Shyrokoradiuk.