Una grande festa, dalla quale ebbe inizio il Mistero più grande. E che quest’anno vedrà anche una richiesta “laica” affinché la vita nascente possa diventare una solennità civile.
di Chiara Mantovani
Sono due le Solennità che interrompono la Quaresima: la memoria di san Giuseppe, lo sposo giusto, il padre coraggioso e prudente; e il memoriale dell’Annunciazione a Maria cui consegue, in virtù della sua subitanea accettazione, l’Incarnazione della Seconda Persona della Santissima Trinità.
Due memorie quest’anno entrambe richiamate alla nostra attenzione grazie all’indizione dell’Anno santo di san Giuseppe e di quello della Famiglia alla luce di Amoris laetitia.
Il fiat della sempre Vergine Maria ripara il luciferino non serviam, causa della nostra perdizione. Quella originaria disubbidienza, dalla quale derivano tutte le menzogne, era precisamente la ribellione all’atto misterioso della Incarnazione, di Dio che si fa uomo restando Dio. Inconcepibile all’inizio del tempo per il diavolo, ancora oggi inconcepibile per il mondo.
Qualcuno tenta ancora di convincerci a preferire una divinità impersonale relegata nel suo empireo, distaccata dall’umanità. Se così fosse, se tra Dio e l’uomo non esistesse alcun legame, ciascuno sarebbe autorizzato a fare da sé, a decidere di volta in volta che cosa conviene e che cosa è giusto, a teorizzare che non esiste bene o male, che tutto varia, tutto è liquido, magmatico, scomponibile, disordinato. È la descrizione della mentalità corrente, del pensiero dominante, del sentire più diffuso; al tempo stesso è la radice della solitudine e della angoscia moderne.
Che se l’Incarnazione fosse solo un atto devozionale, da relegare nella dimensione personale e intimistica, coinvolgendo solo le opinabili convinzioni di ciascuno, per quanto lodevole sarebbe ininfluente e opzionale.
Ma se l’uomo è creatura, se è fatto di una natura che unisce cielo e terra, se la sua vita fisica non ne esaurisce il senso, eppure di una vita di carne egli ha bisogno per esistere, allora la vita ha un senso, è preziosa, vale la pena apprezzarla, difenderla, proteggerla. L’esperienza ce ne rende testimonianza, prima ancora della fede e senza smentirla: l’abbraccio di un figlio o di un nipote, specie in questo tempo di solitudine, ce lo mostra.
La società degli esseri umani ha bisogno di ritenere la vita una cosa buona, altrimenti perde sé stessa. Per questo è importante ricordarla con una attenzione particolare, magari con una Giornata per la vita nascente. È il senso del Festival che si svolgerà sabato 27 marzo, per chiedere al Parlamento italiano l’istituzione della data del 25 marzo come Giornata della Vita Nascente, per accompagnare le difficoltà con la solida fiducia nella bellezza della vita, della genitorialità e della natalità.
Mercoledì, 24 marzo 2021