Da New York.
Tra le mail mattutine una in particolare ha catturato la mia attenzione. Firmata dal direttore dell’Università, l’oggetto è il seguente: “Riaffermare la protezione per gli studenti transgender e altri membri della comunità”.
Se la supposta gravità dell’oggetto mi ha incuriosita, il primo paragrafo della lettera indirizzata a tutto il campus mi ha decisamente lasciata a bocca aperta:
In un momento storico in cui il governo federale (ossia Trump) ha voltato le spalle a fondamentali protezioni per gli studenti transgender, è ancora più fondamentale ribadire quale sia la politica con cui l’Università Columbia si identifica: Tutti gli studenti, i professori, lo staff e i visitanti devono utilizzare i bagni che sono più consistenti con la loro identità di genere.
Per molti individui transgender e “gender non-binario”, la scelta del bagno non è facile né ovvia. Ciascun bagno tradizionale può presentare problemi che molte altre persone non hanno quando vanno in bagno.
Direi che i primi due paragrafi rendono l’idea. La soluzione che l’università ha adottato è l’istallazione di cartelli che invitano ad utilizzare il bagno che più si addice alle esigenze del gender di ciascuno. E i “gender neutral restrooms”, come si vede dall’immagine.
La cosa che mi lascia più perplessa è la totale naturalezza con cui eventi come questi accadono in istituzioni liberal come le Ivy League Americane (o Ancient Eight, ovvero le otto piu’ prestigiose ed elitarie università private degli Stati Uniti).
Non solo la possibilità di avere un’altra prospettiva a riguardo del tema gender non è contemplata, ma è anche perseguita: esiste infatti una lunga regolamentazione per proibire la discriminazione degli studenti transgender in tutti gli aspetti della vita universitaria (inclusi gli incontri ravvicinati del terzo tipo ai servizi igienici).
la Redazione