di Domenico Airoma
La vicenda di Asia Bibi pone più di qualche domanda. Il Pakistan l’ha assolta e poi scarcerata, ma la paura non è finita. Non sa dove andare, Asia Bibi, e non sa dove andare nemmeno la sua famiglia. Restare in Pakistan è più che rischioso. Gli ultrafondamentalisti sono su tutte le furie, e il tribunale che l’ha assolta e scarcerata ha siglato con loro un compromesso. La giovane mamma cattolica di cinque figli ingiustamente perseguita per un reato che non ha commesso non potrà lasciare il Paese. Qualcuno ha qualche dubbio sul perché?
E del resto perché per Asia Bibi non assistiamo ad alcuna mobilitazione di piazza? Nessuna protesta di femministe, neanche un’attrice che denunci la propria solidarietà sofferente, neppure una delle femen che si denudi dinanzi all’ambasciata del Pakistan. Niente di niente.
Eppure si tratta di una donna, torturata da mesi di carcerazione ingiusta e non uccisa solo per il coraggio di qualche giudice degno di tale funzione.
Si tratta di un femminicidio mancato, e della peggiore specie, giacché la vittima è una donna che chiedeva solo di professare il proprio credo, cioè di amare, di amare il proprio Dio.
E allora perché?
Forse perché non tutte le vittime sono uguali. Forse perché Asia Bibi non è qualificabile come vittima secondo i parametri del politicamente corretto occidentale.
La realtà è che Asia Bibi può anche essere giudicata innocente da un tribunale pakistano. Ma per l’Occidente laicista e relativista ha una colpa, non emendabile: ha preteso di vivere una vita coerente con la propria fede. Roba da “integralisti medioevali”!
Per chi, invece, crede ancora nell’Occidente difensore della libertà e della dignità di ogni persona, anche e soprattutto Asia Bibi deve essere difesa.
#Shetoo: anche lei, Asia Bibi, avendo lottato per la libertà della coscienza, che è il fondamento della nostra civiltà, merita la cittadinanza dell’Occidente.
E se l’Europa dei tecnocrati non vuole, lo faccia l’Italia, come per Alfie Evans!
Anche su questo si costruisce una civiltà. Anche con donne come Asia Bibi.
Giovedì, 8 ottobre 2018