La cultura laicista vuole una libertà senza limiti e senza scopo, ma non vuole riconoscerne i frutti
di Angelo Pastore
Terrazza Sentimento: le cronache continuano ad aggiungere particolari, di settimana in settimana, dalle trasmissioni TV ai tabloid. Non ci viene risparmiato quasi nulla da ormai cinque mesi, e chissà quando finiranno.
Ovviamente, mai nome, “terrazza sentimento”, fu più distante dall’orrore che in essa pare essersi consumato. Un giardino delle delizie, ma alla Hieronymus Bosch, in cui il mondo umano viene capovolto e mostra il rovescio delle sue libertà sbagliate, ossia la schiavitù indotta dal desiderio.
Tutto comincia con una ragazza, appena diciottenne, che si aggira, verso le dieci di sera dell’11 ottobre scorso, seminuda, senza una scarpa, ferita, per i marciapiedi adiacenti a piazza Duomo, nel centro di Milano. Chiede aiuto a una volante della Polizia di Stato che passava di lì per caso: «sono stata violentata». Una giovane ragazza che scappa via da una casa, dopo 24 ore di violenze, e chiede aiuto.
Da questo fotogramma parte a ritroso il filo di un ordito che, man mano che viene srotolato dagli inquirenti e dai giornalisti, rivela scenari in parte conosciuti alle cronache cittadine, ma non per questo meno stordenti per una coscienza minimamente sana.
Ha un suo peso e una sua implicazione il fatto che lo scempio della povera ragazza si sia consumato in una casa; e pare d’abitudine, lì dentro, con musica a palla e fiumi di costoso alcol e cocaina, servita a montagnette sui piatti. Non in un luogo pubblico, una discoteca o simili, bensì in una casa. Certo, un condominio di prestigio, con terrazza con piscina, un appartamento da ambienti imprenditoriali, inventori di start-up digitali, ma in fondo sempre una casa.
La cultura laica imperante, che di norma ignora il significato di “laico” e perciò, in sostanza, è più laicista che laica, di certo anticlericale, ma soprattutto anticristiana e anticattolica, che confonde anche il significato di “liberale”, “liberista, “libertario”, fondendolo con una specie di libertinismo sessantottardo aggiornato al tempo dei social, non s’avvede affatto delle implicazioni tiranniche della sua presunta libertà; di fronte a casi come quello di Terrazza Sentimento tale cultura sembra tergiversare, scopre un suo “moralismo”, parla d’altro, gira la testa dall’altra parte. I laici cristiani cattolici, invece, devono prestare la massima attenzione.
Che cosa rappresenta, infatti, quella ragazza ferita, senza una scarpa, che gira sui marciapiedi del centro di Milano, chiedendo aiuto ai primi poliziotti che passano, se non la diretta conseguenza della malintesa libertà della cultura che nutre la stessa giovane donna? Se la libertà si fa perversione, produce quel tipo di conseguenze. Non c’è scampo. Ma la cultura laicista imperante lavora invece per togliere anche solo il sospetto che esista una qualche limitazione alle libertà: è una “libertà limitata” ad essere considerata il male assoluto, e non il suo contrario, cioè la “libertà senza scopo”.
Massimo Giannini, un giornalista laicista assiduo nei talk show serali, nelle stesse settimane in cui si dipanavano le interpretazioni della vicenda della terrazza milanese, per commentare un altro fattaccio di cronaca, questa volta a carico di un politico ungherese difensore della famiglia arrestato a Bruxelles nel corso di un festino gay, ha espresso in maniera perentoria un concetto che merita di essere compreso bene. Ha, infatti affermato testualmente: «Premesso che ognuno a casa sua può fare quello che gli pare e non deve dare conto a nessuno. Fuori, e soprattutto se hai cariche pubbliche, hai l’obbligo di non predicare bene e razzolare male». Frase emblematica di una cultura laicista in stato confusionale. Se, infatti, postulo come normale che vi sia una morale “dentro la casa” e una per quando sono “fuori”, non sto dicendo altro che l’ipocrisia e la doppiezza possono essere una regola. Purtroppo, per la cultura laicista, talvolta qualcuno scappa via dalle case e chiede aiuto per strada, svelando che quanto può accadere in un’abitazione privata può non essere affatto indifferente e non è affatto detto che resti confinato dentro quelle stesse mura. E’ decisamente preferibile avere idee migliori delle proprie azioni, altrimenti saranno le nostre idee ad essere pessime come le nostre azioni (Paul Bourget).
Ma la cultura laicista imperante sembra non avvedersi delle doppiezze che postula, e pone attenzione solo all’eliminazione di qualsiasi ostacolo alla propria libertà. Il colmo l’ha raggiunto Antonio Scurati, altro rappresentante della stessa cultura, che è arrivato a infastidire, qualche settimana fa, i lettori del Corriere della Sera con lunghe e pensose lettere dense di indignazione, perché era stato informato di un provvedimento che potrebbe limitare la libertà di fumare alle fermate degli autobus (!): un attentato vero e proprio, a suo dire, «da parte di una cultura dominante che vuole solo porre limiti alle fondamentali libertà personali» (!).
Eppure, nessun limite governava le serate su Terrazza Sentimento, e neanche su tutte le terrazze simili di cui la cronaca ci informa con dovizia di particolari. Eppure, qualche limite avrebbe senz’altro giovato a quella giovane donna, certa di prendere allegramente “a morsi” la vita per ritrovarsi, invece, presa peggio che a morsi, ricoverata in una clinica. Poi uscirà dalla clinica, farà il giro delle trasmissioni TV per raccontare la sua “esperienza”, ovviamente di vittima, gestirà un’effimera notorietà, e, c’è da scommettere, sarà difficile scorgerla a rimproverarsi qualcosa, aspetto questo decisamente più importante di tutti i rimproveri che le potranno venire dai moralisti di passaggio.
Sul tenutario della Terrazza c’è pietosamente poco da dire. Disegnato come un orco assoluto, è già in galera e capovolge sé stesso come una vittima, della droga. Cocaina a montagne nei piatti, alcool a fiumi, soldi a palate, villa a Ibiza, sesso senza freni: è questo il traguardo all’apice del successo della nuova imprenditorialità digitale, di cui era un campione? Davvero desolante.
Escono tutti vittime di una libertà senza limiti e senza scopo: stupratori e stuprate; frequentatori delle feste e organizzatori. Entrano come superumani, senza limiti, ed escono come vittime, senza mai dire bene di cosa.
La libertà scintillante a cui aspirano gonfia l’ego laicista come un pallone pronto a scoppiare al primo tocco di spillo: le decine di ospiti che fluivano nelle stanze assordanti della Terrazza Sentimento non ricordano granché, tutti molto sorpresi dall’accaduto come se riguardasse altri. Si sono dileguati, restano solo le vittime, a vario titolo, sotto i riflettori.
La terrazza oggi è deserta. Sono spente le luci e il silenzio ha preso il posto del caos. Forse non ronzano più neanche le decine di telecamere che riprendevano tutto, per controllare, e che oggi possono mostrare tutto ciò che hanno ripreso: il demone del controllo e il demone del voyeurismo in un unico occhio. La memoria della ragazza, come nelle decine di partecipanti, potrà affievolirsi, ma è tutto schedato, indelebile e riproducibile. Un incubo incancellabile in un deserto affettivo: forse sono questi i frutti più autentici di una libertà senza limiti e senza scopo.
Martedì, 9 marzo 2021