La Corte Costituzionale ha bocciato i quesiti referendari sull’omicidio del consenziente e sulla liberalizzazione delle droghe, suscitando le proteste dei fautori della cultura della morte. Godiamoci questo successo, ma non dimentichiamo che la battaglia continua
di Stefano Nitoglia
Un bell’uno-due, inaspettato dai più, ma non da alcuni esperti di strategie comunicative (la dichiarazione del presidente Giuliano Amato sul non cercare il «pelo nell’uovo» nei quesiti referendari era stata interpretata da molti come un illecito debordamento del presidente, mentre i più maliziosi avevano capito l’antifona, nel senso che quando una persona vuol prendere una decisione che scontenta alcuni sembra dare previamente loro ragione), la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili i referendum sull’omicidio del consenziente e sulla liberalizzazione della droga e ammissibili cinque referendum sulla giustizia su sei.
Con un comunicato del 15 febbraio l’ufficio stampa della Consulta ha fatto sapere «che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario (abrogazione parziale dell’art. 579 cod. pen “omicidio del consenziente”) perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima, costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili».
La spiegazione della inammissibilità del quesito sulla legalizzazione delle droghe non è stata affidata ad un comunicato stampa, ma alle parole dello stesso presidente Amato nel corso della conferenza stampa del 16 febbraio. Amato ha detto che il quesito sulle droghe si sarebbe dovuto chiamare – secondo un corretto utilizzo delle parole – «legalizzazione della coltivazione delle sostanze stupefacenti». Infatti, per come era architettato il relativo quesito referendario, in caso di sua ammissione e di vittoria del “sì” l’effetto sarebbe stato l’estensione della legalizzazione anche a eroina e cocaina, con conseguente violazione di obblighi internazionali e andando oltre l’obiettivo del referendum.
Il giudice delle leggi sembra così (ma un giudizio più completo sarà riservato al momento della pubblicazione della sentenza) aver condiviso l’impostazione dei comitati che si sono costituiti nel giudizio avanti la Corte per sostenere l’inammissibilità dei due referendum, in particolare il Comitato per il no all’omicidio del consenziente, presidente la Prof.ssa Assuntina Morresi, e il Comitato per il no alla droga, presidente il prof. Angelo Vescovi, costituiti il 21 dicembre 2021.
I due comitati hanno affidato la loro difese a due memorie di costituzione per l’intervento “ad opponendum”, redatte da avvocati e docenti di materie giuridiche, tra i quali si segnalano il Prof. Avv. Mauro Ronco, docente emerito di diritto penale all’Università di Padova, il Prof. Avv. Mario Esposito, docente di diritto amministrativo a “La Sapienza” di Roma, il Prof. Avv. Carmelo Domenico Leotta, docente di diritto penale all’Università Europea di Roma e l’Avv. Domenico Menorello, presidente dell’associazione “Polis pro persona”, nonché animatore dei due comitati.
Apriti cielo! Le reazioni dei radicali e di tutti coloro che sono contro la cultura della vita (e tra la gente che “conta” sono i più, purtroppo, frutto del relativismo post ’68) sono state immediate e scomposte. Tutti a tuonare dalle televisioni e dai giornali prontamente, come sempre, messi a loro disposizione, contro la Corte Costituzionale, che, questa volta, si è mostrata “insensibile alle sofferenze”, riprendendo tutti gli stantii slogan e gli stereotipi in uso da quando è iniziata la loro battaglia contro la famiglia e la vita umana, puntando sui pochi casi pietosi, che purtroppo esistono ma vanno gestiti negli altri modi che la ragione umana e la carità cristiana hanno suggerito nel corso dei secoli e tuttora suggeriscono, non potendo costituire il motivo per l’introduzione di princìpi generali molto pericolosi (si pensi alle campagne eutanasiche sotto il regime nazista).
Cito, tra i tanti, Sebastiano Messina, che in un articolo del 17 febbraio su la Repubblica, dal titolo Il ritorno del Dottor Sottile che dà lezioni a tutti, non so se per ignoranza o per malafede rigira la frittata scrivendo: «Ecco, solo a Giuliano Amato, bastano un paio di frasi per capovolgere una questione, trasformando l’invocato suicidio dei sofferenti nell’inquietante omicidio dei consenzienti, facendo sparire dal tavolo la parola-chiave eutanasia». Ignorando, o fingendo di ignorare, che l’esatta qualificazione e denominazione del quesito referendario come «abrogazione parziale dell’art. 579 cod. pen. “omicidio del consenziente”» è stata operata dall’Ufficio Centrale per il Referendum presso la Cassazione nello scorso mese di dicembre, cui questo compito compete per legge. E, del resto, il titolo dell’art. 579 cod. pen., che si voleva parzialmente abrogare, non lascia adito a dubbi di sorta.
Dopo il discorso di papa Francesco all’udienza generale del 9 febbraio scorso: («Ricordo che va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano mai scartati. Infatti, la vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti»), è il secondo schiaffo in pochi giorni contro i fautori del compromesso ad ogni costo sui princìpi non negoziabili, tra i quali anche “La Civiltà Cattolica”, che in un recente articolo invita a dare sostegno all’approvazione della proposta di legge in materia di suicidio assistito (Domenico Airoma, Cedere per non perdere? No grazie, 14 gennaio 2022, consultabile su sul sito ).
Comunque, godiamoci questo breve periodo di relax e di legittime soddisfazioni, ma senza dimenticare che la battaglia continua (Domenico Airoma, Bagliori di luce nella notte, 17 febbraio 2022, consultabile su https://alleanzacattolica.org/bagliori-di-luce-nella-notte/). Una battaglia animata e condotta da poche élite rivoluzionarie, che non si fermeranno facilmente, godendo dell’appoggio inconsapevole o meno, di pochi o molti utili idioti. Come, purtroppo, è sempre accaduto nella storia. Ma per quanto possano agitarsi queste persone, la storia è già stata scritta: «Coraggio, io ho vinto il mondo!» (Gv 16,29-33).
Venerdì, 18 febbraio 2022