La “legge Bazoli” tra propaganda e realtà
di Chiara Mantovani
È arrivata ed è stata sdoganata alla Camera la proposta di legge Bazoli chiamata “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita”.
Ci diranno che finalmente è approdata e approvata una legge che consente di ottenere il suicidio assistito. Noi risponderemo che non è un atto pietoso accettare che qualcuno sia così disperato da voler morire. Ci diranno che è un progresso, risponderemo che è un regresso, il ritorno ad una società impietosa.
Ci mostreranno un farmaco ‘efficacissimo’, il pentothal, ormai considerato adatto al suicidio assistito. Risponderemo che c’è qualcosa che non torna, se è vietato per l’esecuzione capitale. Ci diranno che è una questione di pietà e di diritti; e noi diremo che la pietà aiuta e non uccide, mentre il diritto riconosce e si adegua al bene, anziché stabilirlo e imporlo.
Ci diranno che soffrire non ha senso; noi risponderemo che la vita ha senso anche quando soffre: perché non c’è nulla che possa annullare la dignità insita in ogni uomo. Ci diranno che è una questione di autodeterminazione, che il diritto deve essere ‘mite’, che non si può obbligare a vivere. Risponderemo che nessuno riesce a bastare a sé stesso, figurarsi a determinarsi; che le leggi sono lì a difendere i miti e i deboli, altrimenti non sono leggi ma arbìtri; e che la vita non si obbliga: infatti arriva e scappa da sola, anche quando non vorremmo.
Dovremo dirlo e ripeterlo senza sosta, non solo per i mesi e gli anni a venire, non solo se – Dio non lo permetta – quel progetto di legge diventasse l’ennesima legge antiumana; dovremo dirlo non solo noi di questa generazione, adesso. Dovremo insegnarlo ai piccoli selvaggi, sempre meno purtroppo, che comunque – testardi e sopravvissuti a molti ostacoli – ogni giorno arrivano presso di noi: i nuovi nati, che non sanno nulla, ma che chiedono conto, dapprima con il pianto e poi con le domande, del senso della vita.
Bisogna individuare le ragioni capaci di rispondere alla follia, variabile, di ogni tempo: perché, da Caino in poi, questa è la storia. Sono le suadenti, ma orride suggestioni di chi vede nella morte la soluzione a molti problemi; soluzione finale, verrebbe da dire. Sempre tenendo presente che i problemi ci sono: reali, drammatici, dolorosi. La Rivoluzione dà sempre risposte sbagliate a problemi reali. Non sminuiamo o neghiamo la tragedia del dolore e della sofferenza, piuttosto stiamo lì, dove brucia e morde. Il discepolo di Cristo non ama e non cerca la sofferenza, come alcuni piccoli seguaci di Nietzsche (Friedrich Wilhelm, 1844 – 1900) continuano a rinfacciare, ma sa a cosa serve[1].
Succederà, allora, forse, che siano suscitati uomini più saggi, che possano definire un diritto e una giurisprudenza che, con più umiltà, riconoscano il limite della natura umana come bisognoso non di boriosa rivendicazione, ma di laboriosa solidarietà.
Fino ad allora, alleniamoci ad amare chi soffre, nel corpo, nella ragione e nelle idee: sono tanti, e possono solo aumentare, nel buio dell’utilitarismo e della solitudine del non-senso.
Ps. nel febbraio 2022 una commissione medica ha indicato, per la prima volta in Italia, il Tiopental sodico come farmaco adeguato al “suicidio assistito“.
Il Tiopentone, noto con il nome di Pentothal, è stato utilizzato in medicina veterinaria, per l’eutanasia ma anche per l’iniezione letale ai condannati a morte negli Stati Uniti. L’OMS lo ha sostituito nella lista dei farmaci essenziali con il propofol nella maggior parte delle sedazioni con le benzodiazepine. Il cinema lo ha chiamato “il siero della verità” ma solo perché “induce nel paziente uno stato di tranquillità e rilassamento, che aumenta la disponibilità a parlare”.
Nel dicembre 2010 il Regno Unito ha introdotto un divieto di esportazione di tiopental. L’Unione europeavieta il commercio di merci che potrebbero essere utilizzate per la pena di morte
Secondo il sito Pharmacompass, oggi il Tiopentale sodico è prodotto dalla svizzera Sandoz di Novartis, dalla tedesca Chemische Fabrik Berg GmbH, dalla taiwanese Sci Pharmtech e dalle giapponesi Mitsubishi Tanabe Pharma e Juzen Chemical Corporation.
Sia in Belgio che nei Paesi Bassi, dove l’eutanasia attiva è consentita dalla legge, il protocollo standard raccomanda il tiopental sodico come agente ideale per indurre la perdita di coscienza, seguito dal bromuro di pancuronio per paralizzare i muscoli e interrompere la respirazione.
Il “suicida” deve somministrarsi il farmaco da solo, dopo che tutto il necessario è stato approvato e approntato da personale sanitario.
Venerdì, 18 marzo 2022
[1]«Anche se Paolo nella Lettera ai Romani ha scritto che “tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto”(3), anche se all’uomo sono note e vicine le sofferenze proprie del mondo degli animali, tuttavia ciò che esprimiamo con la parola “sofferenza” sembra essere particolarmente essenziale alla natura dell’uomo. Ciò è tanto profondo quanto l’uomo, appunto perché manifesta a suo modo quella profondità che è propria dell’uomo, ed a suo modo la supera. La sofferenza sembra appartenere alla trascendenza dell’uomo: essa è uno di quei punti, nei quali l’uomo viene in un certo senso “destinato” a superare sé stesso, e viene a ciò chiamato in modo misterioso». Cfr. Giovanni Paolo II, lettera apostolica Salvifici doloris, n.2